Sei qui: Home » Arte » Georges Simenon, la grande mostra italiana per gli amanti dei gialli

Georges Simenon, la grande mostra italiana per gli amanti dei gialli

Ami i romanzi gialli? Non puoi lasciarti scappare la possibilità di visitare la ricchissima e interessante mostra italiana su Georges Simenon.

Si estende per oltre 1300 metri quadri in quel di Bologna. È l’immensa mostra che da qualche giorno è sulla bocca di tutti ma, soprattutto, degli amanti della narrativa gialla e in particolare di Georges Simenon, il grande autore belga che ne è protagonista. Scopriamo l’esposizione più da vicino, che si intitola “Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere“.

“Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere”, la grande mostra bolognese

Ci sono mostre che sembrano sbocciare da un desiderio tenace, da una fedeltà che dura nel tempo. A Bologna, nel cuore della città e nel ventre della sua storia, si schiude finalmente un sogno atteso per anni: “Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere”.

Un progetto che ha trovato casa alla Galleria Modernissimo, grazie alla cura amorosa del figlio John Simenon, che aveva inseguito a lungo questa idea nella Liegi paterna, senza riuscire a darle corpo.

E invece eccola, ora, fiorita sotto i portici e i cieli emiliani, frutto di dieci anni di lavoro sugli archivi privati dello scrittore e di una sinergia luminosa tra istituzioni, editori, cineasti e narratori.

Dal 10 aprile 2025 all’8 febbraio 2026, le stanze della memoria si aprono a chi vorrà seguire le tracce di un autore che ha attraversato un secolo e mille anime, osservando il mondo con la precisione dello sguardo e il mistero della penna.

Il percorso espositivo alla scoperta di Simenon

È un percorso vasto e avvolgente, quello allestito da Giancarlo Basili, capace di trasformare 1300 metri quadrati in un viaggio intimo e collettivo. Sono otto i viaggi scelti per narrare Simenon: non solo geografici, ma spirituali, emotivi, esistenziali.

Dalla natia Liegi alla Parigi degli anni Venti, dalla vita fluviale in houseboat con la prima moglie Tigy fino all’America, dove incontrerà la sua seconda compagna.

Ogni tappa è raccontata attraverso documenti, lettere, pagine di diario, 856 testimonianze cartacee, e oltre 900 fotografie, molte scattate da Simenon stesso durante i suoi reportage.

La narrazione visiva si intreccia a quella cinematografica: decine di schermi scorrono scene tratte dai film ispirati ai suoi libri, da Renoir a Bonitzer, da Depardieu a Gino Cervi, dando voce ai mille volti dell’ispettore Maigret e alle infinite sfumature dell’animo umano che lo scrittore ha saputo cogliere.

Non manca un intero capitolo dedicato al legame tra Simenon e l’Italia, Paese che lo ha accolto come un figlio letterario e che, grazie ad Adelphi, ne ha riscoperto anche le opere più intime e profonde, i cosiddetti “romanzi duri”.

Georges Simenon, uno scrittore senza eguali

Chi era davvero Georges Simenon? Un romanziere dallo sguardo limpido e implacabile, un artigiano delle emozioni, capace di scrivere più di cento romanzi e altrettanti racconti, spesso in poche settimane e con una lucidità quasi febbrile.

Ma era anche molto più: allievo affascinato da Colette, amico caro di Fellini, osservatore delle città e dei margini, narratore delle ombre che si annidano nei gesti quotidiani.

Simenon, con il suo Maigret, ha inventato una lente per scrutare l’animo umano, ma con i suoi romanzi senza detective ha raccontato i dolori più silenziosi e le fatiche dell’essere.

Non a caso, tra i preferiti del figlio John non c’è un giallo, ma “La neve era sporca”, romanzo in cui la frase “il mestiere di uomo è difficile” torna come un’eco necessaria, una verità che scava. Simenon è stato un uomo che scriveva per capire, per capire sé stesso prima ancora che gli altri.

E in questo lungo viaggio espositivo, chi cammina tra le sue carte e i suoi volti, tra le parole e le pellicole, si ritrova dentro una vita che non è passata, ma che continua a parlarci, con voce chiara e senza tempo.

© Riproduzione Riservata