MILANO – A Ferrara fino al 2 giugno si terrร la mostra “DE PISIS. La poesia dellโattimo“, pressoย Padiglione dโArte Contemporanea dedicata all’omonimo pittore (Filippo de Pisis) in cui sarร ย esposto un ricco corpus di opere del Museo dโArte Moderna e Contemporanea appartenenti all’artista.
Corrispondenza epistolare
A seguito delle ricerche condotte sullโArchivio Raimondi conservato presso lโUniversitร di Bologna, la mostra presenterร una selezione di lettere, cartoline e testi autografi che dagli anni Venti ai Cinquanta De Pisis invia a un amico fraterno, lo scrittore e critico bolognese Giuseppe Raimondi. Una documentazione privata e affascinante, che offre un contesto inedito alla ricostruzione cronologica della carriera del pittore. Lโabilitร di De Pisis nellโesprimere lโanima della natura, degli oggetti, delle persone, dei luoghi trova fondamento nella letteratura, il mezzo prediletto durante la sua giovinezza per filtrare la realtร circostante. Una modalitร espressiva connaturata al suo immaginario che non si esaurisce neppure quando si compie, tra lโapprendistato romano e il trasferimento a Parigi nella primavera del 1925, il passaggio definitivo alla pittura. Esemplare di questo nesso รจ la Natura morta con il martin pescatore (1925), dove รจ mirabilmente raffigurato il tema pascoliano del ricordo. Mentre nelle atmosfere misteriose e sospese delle Cipolle di Socrate e delle โnature morte marineโ, realizzate tra il 1927 e il 1932, il poeta-pittore riconsidera il personale rapporto con la metafisica di De Chirico, conosciuto a Ferrara nel 1915. Negli anni della maturitร , per De Pisis diventa preponderante trascrivere sulla tela le pure emozioni di fronte allโoggetto della rappresentazione. Ecco che le suggestioni figurative catturate tra gli angoli della metropoli francese diventano vedute urbane (La Coupole, 1928) o nature morte di originale concezione (I pesci marci, 1928). Ma vanno ricordate anche opere meditate nella tranquillitร dello studio come il Gladiolo fulminato (1930) e dal toccante lirismo come La lepre (1933).
Il percorso
Nel percorso cronologico si intersecano due sezioni tematiche. La prima ruota attorno alla bellezza efebica, tema incessantemente trasposto con matite o pennelli sui fogli di un ricchissimo โdiario per immaginiโ. Nellโaltra รจ invece proposto un inedito dialogo tra alcune bellissime nature morte di De Pisis e quelle, rare, realizzate da Giovanni Boldini: un simbolico passaggio di testimone tra due generazioni e tra due visioni lontane del fare pittura. Lโattivitร artistica di De Pisis si chiude con le opere scabre e pallide risalenti al ricovero nella clinica di Villa Fiorita (La rosa nella bottiglia, 1950; Le pere โ Villa Fiorita, 1953), ambiente idealmente suggerito nello spazio chiuso e bianco dellโultima saletta al piano superiore per sottolineare la dimensione appartata e malinconica dellโultimo tratto di vita.