E’ in programma fino al 1° febbraio 2026 nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria di Torino la mostra “Fernand Léger! Yves Klein, Niki de Saint Phalle, Keith Haring”, dedicata al pittore francese e al legame e all’influenza che ha avuto sul movimento dei Nuovi Realisti.
Dopo il triennio di intensa collaborazione con la Tate di Londra, il complesso barocco alle porte di Torino, tra i siti museali più visitati d’Italia, consolida così il suo ruolo di interlocutore europeo aprendo un dialogo con la Francia con questo progetto che mette in luce il legame tra Fernand Léger (Argenta, 1881 – Gif-sur-Yvette, 1955), pioniere dell’arte moderna, e il movimento dei Nuovi Realisti, con un’estensione fino alla Pop Art e alle avanguardie successive.
La mostra, co-organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude insieme al GrandPalaisRmn, ai Musées nationaux du XXe siècle des Alpes-Maritimes – in particolare al Musée national Fernand Léger di Biot – e al Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain (MAMAC) di Nizza, si avvale della collaborazione di Manifesto Expo e MondoMostre.
Fernand Léger e il Nouveau Rèalisme
La mostra, che ha già avuto due precedenti edizioni in Francia, si arricchisce di ulteriori prestiti, tra cui alcune opere di Fernand Léger e un gruppo significativo di lavori di Niki de Saint Phalle dal MAMAC di Nizza, come Joséphine Baker e la Fontana con le quattro Nanas. Una scelta che sottolinea la vocazione della Reggia a essere crocevia di esperienze internazionali e polo culturale aperto a contaminazioni tra linguaggi e Paesi: oltre trenta opere di Fernand Léger vengono infatti poste in dialogo con lavori di artisti che dagli anni Sessanta in poi hanno dato forma a nuove avanguardie.
La mostra si concentra in particolare sul rapporto tra il maestro e il gruppo del Nouveau Réalisme, fondato nel 1960 dal critico Pierre Restany e composto da Arman, César, Raymond Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Daniel Spoerri e Niki de Saint Phalle. Questi artisti si dedicano agli oggetti di uso quotidiano della società dei consumi e dell’estetica della strada con un approccio che supera la rappresentazione del reale, puntando alla sua appropriazione poetica.
Il rapporto con l’oggetto occupa comunque un posto centrale, ma il focus è anche su altre tematiche, tra cui la rappresentazione della società del tempo libero, l’arte nello spazio pubblico e la costruzione di un’arte accessibile a tutti e al passo con i tempi, nonché i processi creativi e l’importanza del lavoro collettivo.
Le quattro sezioni tematiche della mostra
La narrazione si sviluppa in quattro sezioni tematiche. La prima, intitolata I cinque elementi, indaga il dialogo tra colore, natura e modernità. Fernand Léger, già nel 1924, riconosce il colore come elemento vitale, al pari dell’acqua e del fuoco. I Nuovi Realisti proseguono su questa strada, creando un’arte di gesti in dialogo con natura e società. Si appropriano di oggetti simbolo della modernità e dei quattro elementi universali, trasformandoli con il colore. Questa ricerca plastica e simbolica mette in discussione il ruolo dell’uomo e della natura nell’epoca capitalista.
Seguono, nella seconda sezione, le riflessioni su La vita degli oggetti, dove emerge il ruolo centrale dell’oggetto nella ricerca di Fernand Léger e dei Nuovi Realisti, passati dalla rappresentazione alla presentazione diretta del reale, con accumulazioni, assemblaggi e frammentazioni di materiali urbani.
Questo rivela il potenziale plastico delle cose quotidiane e, allo stesso tempo, riflette una critica alla società capitalista attraverso la fascinazione per strade, manifesti e vetrine. Anche i volti sono trattati come oggetti o macchine. Questi artisti diventano dunque veri “archeologi del presente”, cogliendo l’essenza di un’epoca in cui l’arte viene sfidata dai prodotti di massa, dai supermercati e dal “bel oggetto”.
La bellezza popolare e banale diventa espressione di nuovi stili di vita e rivendicazioni sociali. La terza sezione, L’arte è la vita, mette in scena il rapporto di Léger con i cambiamenti sociali del suo tempo. Il pittore celebrava il dinamismo del mondo moderno, i nuovi stili di vita e il tempo libero conquistato dalle classi popolari negli anni Trenta. Una visione che trova eco negli anni Sessanta nelle celebri Nanas di Niki de Saint Phalle, allegorie colorate di emancipazione e libertà. Per Léger, ottimista per natura, la pittura è un omaggio alla vita e alle trasformazioni sociali.
I temi delle sue opere riflettono i mutamenti introdotti dal Fronte Popolare francese nel 1936: ferie retribuite, tempo libero, spettacoli e sport. Rappresenta così ciclisti, tuffatori, acrobati e classi popolari che ritrovano energia a contatto con la natura. I suoi grandi formati, coinvolgenti per occhio e corpo, parlano a tutti.
Infine, l’ultima sezione La bellezza è ovunque affronta l’utopia di un’arte pubblica e accessibile. Accanto alla pittura da cavalletto, dagli anni Trenta Léger infatti realizza opere decorative e monumentali pensate per l’architettura, convinto del valore sociale e terapeutico del colore: Keith Haring riprenderà questo ideale, trasformando i muri di New York in spazi collettivi e ribadendo che l’arte non deve essere elitaria, ma accessibile a tutti.
Molti sono i movimenti che hanno raccolto l’eredità di Léger: dalla Pop Art americana, con figure come Robert Indiana e May Wilson, alle sperimentazioni degli anni Settanta e Ottanta, come quelle di Gilbert & George a Londra e di Keith Haring a New York, rivelando in questo modo la portata visionaria del linguaggio dell’artista francese, la sua capacità di anticipare e influenzare correnti differenti e lontane nel tempo: in particolare l’approfondimento, contenuto nella mostra, sulla relazione con i Nuovi Realisti rappresenta una novità, offrendo al pubblico uno sguardo inedito e trasversale sulla storia dell’arte contemporanea.