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Federico Barocci: l’emozione della pittura moderna in mostra a Urbino

La mostra su Federico Barocci non è solo un'occasione per ammirare opere d'arte straordinarie, ma anche l'opportunità per riscoprire il territorio marchigiano.

Quest’estate, fino al 6 ottobre, un evento definito dalla direttrice dei Musei Vaticani come “la mostra dell’anno” mira a portare Federico Barocci sotto i riflettori che merita: parliamo della monografica dedicata all’artista dal titolo “Federico Barocci: L’emozione della pittura moderna”.

La mostra su Federico Barocci non è solo un’occasione per ammirare opere d’arte straordinarie, ma anche per riscoprire il territorio marchigiano.

Luoghi come la chiesa di San Francesco e la cappella della Sacra Spina nell’Oratorio di Santa Croce a Urbino, offrono un viaggio nell’arte e nella storia che culmina con l’assaggio della tradizionale crescia di Urbino, un omaggio alla cultura enogastronomica locale.

Questa mostra monografica è un’opportunità unica per conoscere un gigante dell’arte sacra, la cui opera continua a risplendere di grazia e bellezza, nonostante i secoli passati e le ombre che ancora oggi ne avvolgono la fama.

Curata dal direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo, e da Anna Maria Ambrosini Massari, questa esposizione presenta settantasei opere tra dipinti e disegni, coprendo tutte le fasi della lunga carriera del pittore.

I prestiti provengono da musei di tutto il mondo, con un contributo significativo da Roma e Firenze, che ospitano il maggior numero di opere di Barocci.

Questo trasferimento di opere a Urbino è un evento unico e irripetibile, reso possibile anche dall’inserimento della mostra nel palinsesto di Pesaro Capitale della Cultura.

Questa esposizione offre un’opportunità unica di riscoprire Federico Barocci, un talento straordinario la cui delicatezza e profondità meritano di essere conosciute e celebrate.

La sua capacità di fondere dolcezza e malinconia, razionale e irrazionale, rende le sue opere un ponte tra il Rinascimento e il Barocco, un passaggio che ha arricchito l’arte sacra e la storia culturale delle Marche.

Vi consigliamo la mostra per poter ammirare da vicino l’opera di un artista che, seppur meno noto al grande pubblico, ha saputo conquistare i cuori dei più grandi maestri della storia dell’arte.

La mostra

La mostra “Federico Barocci: L’emozione della pittura moderna” offre un’opportunità unica per ammirare la straordinaria produzione artistica di questo maestro. Allestita nella suggestiva cornice del Palazzo Ducale di Urbino, la mostra raccoglie opere provenienti dai principali musei di Roma e Firenze, ritornate temporaneamente nella città natale dell’artista.

Questo straordinario evento è parte del programma di Pesaro capitale della cultura, e rappresenta un’occasione irripetibile per vedere riunite così tante opere di Barocci.

Raffaello e Barocci: due anime contrapposte

La dolcezza delle colline del Montefeltro ha trovato la sua espressione artistica per eccellenza in Raffaello, ma nelle chiese, pievi e musei marchigiani si cela un altro maestro della grazia e della tenerezza: Federico Barocci (Urbino, 1533 – 1612).

Nato all’ombra del magnifico Palazzo Ducale voluto da Federico da Montefeltro, Barocci è un gigante della storia dell’arte, ammirato da artisti del calibro di Rubens e Bernini, ma rimasto in gran parte sconosciuto al grande pubblico.

Nato cinquant’anni dopo Raffaello, Federico Barocci era molto diverso dal suo illustre predecessore.

Raffaello, ambizioso e dotato di modi raffinati, passò la maggior parte della sua breve vita a Roma, dove contribuì a riportare la capitale della cristianità allo splendore dell’antico Impero romano sotto il papa guerriero Giulio II.

Barocci, invece, dopo aver contratto una malattia a Roma, probabilmente a causa di un avvelenamento da parte di colleghi invidiosi, scelse di ritornare e restare a Urbino.

Lontano dai grandi centri del potere e del mecenatismo, seppe comunque farsi riconoscere come il più ammirato e richiesto autore di pittura sacra del suo tempo.

Se Raffaello rappresentava il cortigiano perfetto, Barocci incarnava l’artista mite e malinconico, in dialogo con la chiesa degli umili e dedito solo al lavoro.

Un contesto storico in declino

La carriera di Barocci si svolse in un periodo di declino culturale delle Marche. Alla fine del XVI secolo, sotto il papato di Sisto V Peretti (1585-1590), le Marche persero la loro autonomia culturale.

La Repubblica marinara di Ancona era già stata assorbita dallo Stato Pontificio nel 1532 e nel 1631, con la devoluzione del Ducato di Urbino allo Stato della Chiesa, terminò anche l’epoca delle corti.

Questo declino si rifletteva nella malinconia profonda, nei toni cipriati e nella nebbia che avvolgeva il Palazzo Ducale di Urbino, spesso rappresentato negli sfondi dei dipinti di Barocci.

Nelle periferie si concentravano i personaggi più inquieti e stravaganti, come Andrea Lilli e Simone De Magistri, che percepivano la fine di un’epoca.

Un viaggio nella cultura marchigiana

Per chi visita la mostra, l’esperienza può essere arricchita da un viaggio attraverso i luoghi delle Marche che conservano le opere di Barocci.

Dall’oratorio di Fabriano al santuario di San Severino, dai conventi e le chiese di Cagli, Sassoferrato, Ripatransone, Offida, Monterubbiano, Caldarola, Senigallia, Fossombrone, fino alla chiesa di San Francesco e alla cappella della Sacra Spina nell’Oratorio di Santa Croce a Urbino.

Ogni luogo racconta una parte della storia artistica e culturale di questa regione, e permette di comprendere appieno l’importanza e l’influenza di Federico Barocci.

Scintille di anarchia artistica

Nonostante il declino, nelle Marche del XVI secolo si accendevano scintille di anarchia artistica rispetto al linguaggio più normalizzato di Roma.

Queste scintille si manifestavano in un miscuglio di razionale e irrazionale, natura e artificio, preludio al capriccio barocco.

Federico Barocci è la personalità più geniale e struggente di questa cultura. Le sue opere, conservate in decine di piccoli luoghi meravigliosi, come l’oratorio di Fabriano, il santuario di San Severino, i conventi e le chiese fra Cagli, Sassoferrato, Ripatransone, Offida, Monterubbiano, Caldarola, Senigallia, Fossombrone e diversi luoghi di Urbino, rappresentano un tesoro da riscoprire.

 

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