Un’occasione unica per indagare alcuni degli aspetti meno conosciuti dell’opera del grande maestro olandese. E’ questa l’eccezionalità della mostra “M.C. Escher. Tra arte e scienza”, a cura di Claudio Bartocci, Paolo Branca e Claudio Salsi che fino all’ 8 febbraio sarà ospitata presso gli spazi del Mudec a Milano.
Escher: un artista unico
Dopo dieci anni di assenza, il MUDEC riporta a Milano uno degli artisti più affascinanti e riconoscibili del Novecento, Maurits Cornelis Escher (Olanda, 1898–1972) con un ambizioso progetto a lui interamente dedicato che propone un nuovo sguardo sul suo percorso artistico.
Attraverso 90 opere tra incisioni, acquerelli, xilografie e litografie, affiancate da una quarantina di pezzi islamici di confronto, la mostra racconta il rapporto di M.C. Escher con le sue fonti di ispirazione e il percorso evolutivo dell’artista: dagli esordi legati all’Art Nouveau, ai paesaggi italiani, fino alla piena maturità, quando sviluppa tassellazioni, cicli metamorfici, illusioni ottiche e rappresentazioni dell’infinito, crerando un linguaggio visivo unico che unisce arte e matematica.
Il percorso espositivo approfondisce inoltre, per la prima volta, un aspetto ancora poco conosciuto dal grande pubblico: il legame di M.C. Escher con l’arte islamica, da cui trasse simmetrie, ripetizioni modulari e visioni astratte dello spazio, strumenti fondamentali per superare la rappresentazione naturalistica.
A chiudere il percorso, una spettacolare Infinity Room trasporta i visitatori in un universo affascinante e caleidoscopico, grazie a proiezioni in alta definizione all’interno di una stanza a specchio. Le prime sale: uno sguardo all’evoluzione stilistica
Il percorso della mostra: dall’Art Nouveau alle architetture paradossali
Si parte quindi dall’influenza della Art Nouveau, uno stile che Escher padroneggiava già nei suoi primissimi lavori, per poi mostrare come, con l’esperienza italiana virasse verso soluzioni visive più complesse.
I paesaggi italiani sono rappresentano ul ponte tra la decorazione floreale e le composizioni geometriche più rigorose. Il cuore della mostra risiede nei pattern geometrici e nelle tassellature – metamorfosi visive tra figure animali e astratte – che Escher elevò a linguaggio universale.
Qui la fusione tra polo positivo e polo negativo, tra figura e sfondo, e l’effetto di “multistabilità percettiva” cioè la tendenza del cervello a identificare un’immagine ambigua come due o più figure distinte fanno appello alla logica visiva, sfidando la nostra percezione.
Non potevano mancare le celebri architetture paradossali: scale che non portano da nessuna parte, riflessi impossibili, spazi che si richiudono su se stessi. Queste intuizioni visive, che oggi fungono da metafora visiva dell’infinito, sono qui accompagnate da schizzi preparatori, studi e materiali di archivio, capaci di svelare il processo creativo dell’artista
Il rapporto di Escher con l’arte islamica
I capolavori di Escher, noti a livello internazionale, evidenziano la genialità dell’artista, in grado di elevare l’illustrazione e la grafica alla dignità propria degli oggetti d’arte: i suoi disegni divertono, fanno ragionare, le sue composizioni hanno illuminato e incuriosito generazioni di grafici, illustratori, registi, ma anche matematici, fisici e logici.
La mostra di Milano mette in luce il complesso e delicato debito dell’artista olandese verso l’arte decorativa islamica, studiata ed approfondita con rigore scientifico, consentendo di gettare nuova luce sulla sua opera e di affermare l’influenza orientale sullo sviluppo dell’arte europea del Novecento.
Fondamentale per la maturazione dello stile di Escher fu il viaggio compiuto nel 1936 in Spagna, paese in cui visita Granada e soprattutto scopre il complesso moresco dell’Alhambra, esempio dell’arte andalusa di influenza araba.
Per l’artista la scoperta dell’arte decorativa islamica, geometrica e astratta per definizione in quanto avversa al culto delle immagini figurative, è una vera e propria folgorazione: con le sue ambiguità percettive, l’alternarsi di forme che passano dall’essere sfondo a diventare soggetto con i suoi intrecci geometrici simili a ricami policromi e affini ai mandala buddisti, con la raffinata fusione tra figura, arte calligrafica e stilizzazione vegetale, la decorazione araba rappresenterà lo spunto imprescindibile per tutta la sua produzione futura.
I capolavori che nascono da questa fusione culturale sono le famosissime tassellature di Escher, fantastiche vitalizzazioni del geometrico che si prestano alla mutevolezza dei soggetti e delle loro metamorfosi. La mostra di Escher al Mudec di Milano è quindi l’occasione per scoprire o riscoprire le opere di uno dei più incredibili artisti del Novecento in una chiave nuova e approfondita, entrando nel suo mondo immaginario grazie ad un allestimento ricco di arte, storia e di culture del mondo.