Durante una domenica d’estate, vi è mai capitato di sentirvi costretti a uscire di casa e raggiungere luoghi molto frequentati, vittime delle convenzioni sociali tipiche del periodo? È quello che è successo a Georges Seurat, quando, nel 1886, dipinse “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte” (Un dimanche d’été à la Grande Jatte), opera in cui denuncia la tristezza della vacanza come convenzione sociale, la noia del divertimento forzato. Ma analizziamo l’opera nel dettaglio.
Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte
L’opera è la seconda grande tela di Seurat. È un’opera dichiarativa, un programma. Seurat lavora di proposito sulla materia preferita dagli impressionisti: una giornata di sole e di vacanza sulle sponde della Senna. Ma il modo in cui la elabora è completamente diverso.
Nessuna nota colta sul “vivo”, nessuna sensazione, nessun divertimento. Lo spazio è un piano, i corpi e le loro ombre formano angoli retti. I personaggi sono manichini geometrizzati, quasi fossero pedine di una scacchiera. Vediamo una dama in ghingheri che pesca con una lenza, un uomo con una scimmietta al guinzaglio, un tizio che suona la tromba. È chiaro che si tratta di una società di manichini, ovvero un’opera di satira elegantissima di quella è era la borghesia industriale.
Grazie ad artisti come Seurat possiamo evitare, questa estate, di essere anche noi parte di una società di manichini, scegliendo una vacanza che sia davvero rigenerante e non una mera convenzione sociale.
Il “lato oscuro” dell’estate
Con l’arrivo della bella stagione si cominciano a pianificare le vacanze e, dopo i lunghi mesi autunnali, invernali e primaverili, abbiamo dimenticato di aver visto anche noi, come Seurat, uomini che sulla spiaggia portavano a passeggio una scimmietta che magari suonava pure un organetto, anche noi, come il pittore, nei caldi pomeriggi d’estate ci siamo trovati in mezzo al frastuono di musicanti della domenica, bambini iperattivi e giovani incontenibili che si ammassavano accanto noi, che volevano solo goderci la bella stagione. Perciò ingenuamente e candidamente i nostri pensieri vagano sempre più spesso tra spiagge da sogno e sentieri di montagna incontaminati, e siamo felici che presto la nostra mente potrà rilassarsi un po’.
Ma, quasi impercettibile dapprincipio, poi sempre più evidente, tra un pensiero e l’altro si fa spazio come un leggero fastidio, che inizialmente non riusciamo a identificare, pensando sia il lascito di malessere protratto dai mesi di lavoro appena trascorsi. Però, no, ben presto capiamo che quel tarlo, quella piccolo pensiero fuori dal coro, che ci dà noia, non deriva dal ricordo dei mesi passati, ma dalla prospettiva della vacanza futura.
Analizziamo meglio questa graziosa e benevola “malattia” e capiamo che, dal basso della sua quasi inesistenza ci grida di essere l’ansia della calca, della folla, delle convenzioni sociali, il tormento del divertimento forzato. Allora capiamo che, se non in estate, in quale altro periodo dell’anno potrebbe assalirci tale ansiogeno pensiero?
Se è capitato anche a voi di sentire tale disagio e vi sentite anche voi voci fuori dal coro, tranquilli, a tutti noi tali pensieri assillano la testa. A volte capita anche che idee di tal sorta invadano la mente di un artista e che egli ne faccia un’opera d’arte. È quello che è successo a Georges Seurat, quando, nel 1886, dipinse “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte” (Un dimanche d’été à la Grande Jatte), opera in cui denuncia la tristezza della vacanza come convenzione sociale, la noia del divertimento forzato, ma vediamolo nel dettaglio.
Georges Seurat
Georges Seurat, nato il 2 dicembre 1859 a Parigi, è stato un pittore e incisore francese, celebre per essere il fondatore del puntinismo, una tecnica innovativa basata sulla teoria dei colori. Seurat proveniva da una famiglia borghese e, dopo aver frequentato l’École des Beaux-Arts, iniziò a sviluppare un profondo interesse per le teorie scientifiche della luce e del colore, influenzato dagli studi di Michel Eugène Chevreul e Charles Blanc.
Seurat è noto per la sua meticolosa tecnica pittorica, che prevedeva l’uso di piccoli punti di colore puro che, visti da una certa distanza, si combinano otticamente creando una gamma di tonalità luminose e vibranti. Questo metodo, noto come “divisionismo” o “puntinismo”, è chiaramente visibile nel suo capolavoro più famoso, “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte” (1884-1886). Quest’opera monumentale, esposta per la prima volta al Salon des Indépendants nel 1886, rappresenta una scena di svago lungo la Senna e simboleggia il culmine della sua ricerca sulla luce e il colore.
Nonostante la sua breve carriera, interrotta prematuramente dalla morte il 29 marzo 1891 a Parigi, all’età di soli 31 anni, Seurat ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico. La sua opera ha profondamente influenzato l’arte moderna, preannunciando movimenti come il fauvismo e il cubismo. La sua dedizione alla ricerca scientifica e alla sperimentazione tecnica lo posiziona come uno degli artisti più innovativi e rigorosi della sua epoca.