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Burri conquista New York e la sua città gli dedica due giorni di eventi per il centenario della sua nascita

Uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea, che ha dato un importante contributo italiano al panorama artistico internazionale nel secondo dopoguerra. Opere che hanno fatto scandalo e sollevato polemiche, lontanissime dai canoni classici, astratte...

Incontri, eventi e mostre a Città di Castello il 26 e 27 giugno per festeggiare il centenario della nascita di Alberto Burri. L’artista arriva anche oltreoceano e conquista New York con una grande retrospettiva dal 9 ottobre.

 

MILANO – Uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea, che ha dato un importante contributo italiano al panorama artistico internazionale nel secondo dopoguerra. Opere che hanno fatto scandalo e sollevato polemiche, lontanissime dai canoni classici, astratte, quelle di Alberto Burri, ma che poi hanno ottenuto un notevole successo. Si celebrano i cento anni dalla nascita del grande artista e la sua città gli dedica una serie di eventi tra cui anche un importante convegno- esposizione internazionale, l’Au rendez-vous des amis. Per la stessa ragione il Guggenheim Museum di New York apre le porte ai suoi capolavori ospitando la mostra Alberto Burri: The Trauma of Painting la più ampia e documentata rassegna mai realizzata negli Usa, con oltre cento capolavori selezionati per testimoniare la valenza innovativa del maestro.

 

AU RENDEZ-VOUS DES AMIS – La Fondazione Palazzo Albizzini (sede della fondazione Burri) per il Centenario della nascita del Maestro Alberto Burri organizza una serie di manifestazioni artistiche e culturali. Tra esse, curata direttamente dal Presidente Bruno Corà, l’evento Au rendez-vous des amis, un Convegno Internazionale – Esposizione che vede la partecipazione diretta di artisti attivi in Europa sui grandi temi dell’arte contemporanea, quali il sacro, il mercato, la questione etica, i mezzi di comunicazione, la natura, la scienza, i nuovi scenari dei contesti sociali, la storia, il museo, ecc.), e contemporaneamente una mostra esemplare del lavoro degli stessi artisti invitati. Au rendez-vous des amis è fissato per il 26 e 27 giugno 2015 e vede la partecipazione esclusiva di nove direttori di musei o istituzioni internazionali di arte contemporanea in Europa e di sessantatre artisti. Il titolo è ispirato al dipinto di Max Ernst del 1922 (Museum Ludwig, Koeln) e fa seguito al primo incontromostra, con il medesimo titolo e dedicato solo agli artisti attivi in Italia, avvenuto al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato nel 1998, a cura dello stesso Bruno Corà.

 

UN CONFRONTO INTERNAZIONALE – Il Convegno-Mostra Internazionale prevede, nel primo giorno, la formazione di 9 tavoli di discussione con uno studioso di arte contemporanea che coordinerà e modererà la discussione tra gli artisti. Nel secondo giorno, in assise plenaria, i nove ‘coordinatori scientifici’ relazioneranno sinteticamente sulla discussione avvenuta il giorno precedente e sulle possibili conclusioni raggiunte in ogni tavolo. In questa circostanza è previsto un ulteriore dibattito da parte di tutti i convenuti. La mostra delle opere degli artisti partecipanti sarà allestita negli ambienti del rinascimentale Palazzo Vitelli a Sant’Egidio di Città di Castello e inaugurata alla conclusione dei lavori del Convegno Internazionale, per rimanere aperta fino al 18 ottobre 2015.

 

PAROLE E OPERE – Au rendez-vous des amis vuole essere un primo confronto europeo delle opinioni di artisti internazionali su alcuni temi centrali dell’arte odierna. Con esso si vuole sottolineare l’attitudine degli artisti, in differenti epoche come documentato da quadri e fotografie, a incontrarsi per discutere e confrontarsi anche con la parola oltreché con le opere. Con questa iniziativa si vuole rinnovare tale attitudine in un momento in cui numerosi problemi investono l’individualità artistica e il dibattito sembra demandato solo a mezzi virtuali.

 

THE TRAUMA OF PAINTING – Lungo le rampe del Guggenheim, la mostra svelerà dal 9 ottobre fino al 10 gennaio al pubblico americano il genio di Burri, cronologicamente e attraverso le sue diverse fasi, riproducendone il percorso attraverso vari supporti, superfici e colori. E se la selezione delle curatrici non dimentica l’interesse dell’artista per la storia della pittura, forte di un profondo legame con il rinascimento toscano e umbro, la mostra vuole altresì sottolineare il dialogo intrapreso con il minimalismo americano che ha plasmato le ultime opere di Burri. Una sezione sarà infine dedicata all’imponente ‘Grande cretto’ (1985-89), lo straordinario memoriale (ultimato in occasione delle celebrazioni del centenario) dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina e che sorge appunto sulle sue rovina.

 

ALBERTO BURRI – Sin dall’inizio la sua ricerca si svolge nell’ambito di un linguaggio astratto con opere che non concedono assolutamente nulla al figurativo in senso tradizionale. Le prime opere che lo pongono all’attenzione della critica appartengono alla serie delle «muffe», dei «catrami» e dei «gobbi». Alla prima metà degli anni Cinquanta appartiene la sua serie più famosa: quella dei «sacchi». Sulla tela uniformemente tinta di rosso o di nero incolla dei sacchi di iuta. Questi sacchi hanno sempre un aspetto «povero»: sono logori e pieni di rammenti e cuciture. Nell’opera di Burri l’arte interviene sempre «dopo». Dopo che i materiali dell’arte sono già stati «usati» e consumati. Essi ci parlano di un ricordo e ci sollecitano a pensare a tutto ciò che è avvenuto nella vita precedente di quei materiali prima che essi fossero definitivamente fissati nell’immobilità dell’opera d’arte. La poetica di Burri, più che il suo stile, hanno creato influenze enormi in tutta l’arte seguente. La sua opera ha radicalmente rimesso in discussione il concetto di arte, e del suo rapporto con la vita. L’arte come finzione mimetica che imita la vita appare ora definitivamente sorpassata da un’arte che illustra la vita con la sincerità della vita stessa.

18 giugno 2015

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