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Da Botticelli a Duchamp, gli “scherzi d’artista” spiegati dallo storico dell’arte Andrea Daninos

Al Festival “Il senso del ridicolo”, lo storico dell’arte Andrea Daninos ha mostrato come alcuni artisti abbiano saputo prendersi gioco di noi

LIVORNO – Abbiamo tutti un’idea romantica dell’artista. Lo immaginiamo sempre chiuso nel suo studio, troppo impegnato a dar sfogo al suo estro creativo per godersi la vita. La sua pelle è pallida, perché non vede il sole da quando era bambino. Di carattere è introverso, timido, vulnerabile. Al Festival “Il senso del ridicolo” di Livorno, lo storico dell’arte Andrea Daninos ha dimostrato che in realtà molti artisti sono stati persone di spirito, facendo crollare il nostro pregiudizio di ispirazione romantica.

LO SCHERZO DI BOTTICELLI – Botticelli, per esempio, ha fatto una burla talmente nascosta che non è stata individuata per centinaia di anni. Risale infatti al 1480 una sua raffigurazione di Sant’Agostino, sul cui sfondo compare un libro. All’epoca, le scritte sui libri solitamente erano semplici cenni, non c’era bisogno di riportare vere e proprie parole. Ma così non è stato per Botticelli. Recentemente, a uno sguardo ravvicinato, proprio sul libro alle spalle del santo si è scorto uno scambio di battute: “Dov’è fra Martino? / È schapato. / E dov’è andato? / È fuori della Porta a Prato”. Chissà quanto ha riso di nascosto Botticelli di questo scherzo mai rivelato a nessuno.

SALVATOR ROSA COME DUCHAMP – Più nota è la capacità di alcuni artisti di provocare e di scandalizzare, spesso con un grande senso del ridicolo. Tutti conosciamo l’orinatoio reso da Duchamp un’opera d’arte, col titolo Fontana, ma non tutti si sono imbattuti in Salvator Rosa, un pittore napoletano del ‘600, eroe romantico, poeta e filosofo. “A Roma – racconta Daninos – si teneva ogni anno al Pantheon una mostra dove erano esposte opere di vari artisti. Salvator Rosa espose un dipinto, oggi purtroppo perduto, che raffigurava un sasso. Era una cosa totalmente inusuale nella pittura antica. Non stupisce il grande scandalo e il grande dibattito che ha creato”. Solo più tardi Rosa spiega con una poesia, intitolata L’invidia, perché ha esposto un sasso: “Ond’io, che ai tuoi latrar mi piglio spasso / acciò che dentro tu ti spezzi i denti / quest’anno non vi ho messo altro che un sasso”. “Ha dipinto un sasso –  spiega Daninos – per far spezzare i denti ai critici e agli invidiosi, operazione non così lontana da quella di Duchamp”. Diffidate dunque dall’apparente seriosità degli artisti: non sempre sono persone innocue. Anzi, hanno dimostrato di saper giocare brutti scherzi.

Dario Boemia

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