Beato Angelico, perché visitare la mostra evento a Firenze

4 Ottobre 2025

La mostra rappresenta uno degli eventi culturali di punta del 2025 ed è, a distanza di settant’anni, la prima grande mostra che Firenze dedica al Beato Angelico e ai suoi rapporti con i grandi artisti a lui contemporanei

Beato Angelico, perché visitare la mostra evento a Firenze

Una mostra evento per riscoprire uno tra i principali maestri dell’arte italiana di tutti i tempi. La Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco a Firenze fino al 25 gennaio 2026 offrono l’opportunità unica ed irripetibile di visitare la mostra “Beato Angelico”, dedicata all’artista simbolo dell’arte del Quattrocento. Nella prima settimana di apertura, la mostra ha già superato le 10.000 presenze.

Una mostra straordinaria per valore scientifico e culturale

L’esposizione, realizzata in collaborazione tra Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei nazionali Toscana e Museo di San Marco, rappresenta uno degli eventi culturali di punta del 2025, ed è, a distanza di settant’anni, la prima grande mostra che Firenze dedica al Beato Angelico e ai suoi rapporti con i grandi artisti a lui contemporanei quali e Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia.

Celebre per un linguaggio che, partendo dall’eredità tardogotica, utilizza i principi della nascente arte rinascimentale, Beato Angelico (Guido di Piero, poi Fra Giovanni da Fiesole; Vicchio di Mugello, 1395 circa – Roma, 1455) ha creato dipinti famosi per la maestria nella prospettiva, nell’uso della luce e nel rapporto tra figure e spazio. La mostra offre un’ occasione unica per esplorare la straordinaria visione artistica del frate pittore in relazione a un profondo senso religioso, fondato su una meditazione del sacro in connessione con l’umano.

L ‘esposizione, ospitata in due sedi, raccoglie 140 opere tra dipinti, disegni, miniature e sculture provenienti da prestigiosi musei quali il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco, il Rijksmuseum di Amsterdam, oltre a biblioteche e collezioni italiane. Eccezionale è il valore scientifico e l’importanza culturale dell’esibizione, nata da un progetto di quattro anni che ha permesso, grazie anche a un’articolata campagna di restauri, di riunificare pale d’altare smembrate e disperse da più di duecento anni.

Chi era Beato Angelico

Nato Guido di Piero nel 1395 a Vicchio di Mugello, l’artista prese il nome di Fra Giovanni da Fiesole a dargli l’appellativo di Angelico, per l’aura spirituale caratteristica delle sue opere fu Giorgio Vasari, mentre la beatificazione giunge nel 1982, per volere di Giovanni Paolo II. “Ha partecipato Beato Angelico alla rivoluzione? Con questa mostra intendiamo affermare che sì, Fra Giovanni vi ha partecipato”. Così Carl Brandon Strehlke, curatore della mostra, introduce l’esposizione, con un focus importante al Museo di San Marco che documenta il momento più controverso nella storia dell’artista.

Prima di essere frate (prenderà i voti nel 1420) Angelico è infatti pittore e maestro del tardo gotico per poi diventare il campione del Rinascimento fiorentino con un’opera innovativa che comunque affonda le radici nella tradizione giottesca. Ma l’esposizione non dimentica di raccontare le grandi committenze, gli incontri, l’esperienza romana dell’artista: Beato Angelico si sposta infatti nella Capitale nel 1445 per volere di Papa Eugenio IV e dipinge successivamente la Cappella Niccolina in Vaticano, diventando ufficialmente un artista papale.

L’allestimento della mostra mette in luce l’attualità delle opere di Angelico e degli artisti a lui contemporanei : ad accogliere il pubblico è la Pala Strozzi che vede insieme operare Monaco e Beato Angelico in un impianto maestoso. Di pochi anni più tardo è il Giudizio Universale, nel quale l’uso dell’oro e del fondo blu impreziosiscono un racconto complesso ed articolato. I colori brillanti, l’uso della foglia oro, la lezione dell’arte amanuense della miniatura sono tra gli elementi più caratterizzanti la produzione dell’artista toscano.

Una mostra destinata a lasciare il segno negli studi del Rinascimento

Nella narrazione del percorso artistico del Beato Angelico fondamentale è la Pala di San Marco o la teoria dei volti di Cristo con gli occhi rossi, inumiditi dalle lacrime e dalla sofferenza – tra questi il noto Cristo come Re dei Re della Cattedrale di San Francesco di Livorno. E ancora a stupire sono i grandi crocifissi, intagliati e monumentali come opere contemporanee di Monaco o Pesellino, e gli affreschi del Museo di San Marco, di fondazione medicea e realizzato da Michelozzo, che mostrano la capacità di Beato Angelico di utilizzare senza dubbi diversi strumenti e supporti pittorici.

“Questa mostra”, spiega Stefano Casciu, direttore regionale Musei Toscana, “è fondamentale da un punto di vista scientifico, perché racconta gli sviluppi più recenti della ricerca nel periodo giovanile dell’artista, ma ha anche offerto l’occasione di realizzare indagini diagnostiche che hanno permesso di ricomporre molte opere e di far capire come dipingeva Angelico. E ancora come erano composte le tavole medicee e come si connettevano tra loro, quale era l’ordine esatto delle predelle anche attraverso lo studio del legno e delle venature, con tecniche sofisticate. Sono contribuiti scientifici che rimarranno nella storia dell’arte”. L’ evento espositivo resterà una pietra miliare negli studi del Rinascimento fiorentino.

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