Roma ospita un evento di grande rilievo nel panorama artistico contemporaneo. Dal 28 settembre 2024 al 12 gennaio 2025, il Museo Storico della Fanteria di Roma apre le porte a una straordinaria mostra intitolata Antonio Ligabue – I misteri di una mente. Questo importante tributo all’artista italo-svizzero, prodotto da Navigare Srl e patrocinato dalla Regione Lazio e dalla Città di Roma, si colloca nell’ambito di un’iniziativa promossa da Difesa Servizi SpA.
L’esposizione è stata concepita con l’obiettivo di offrire una rilettura profonda della vita e dell’opera di uno degli artisti più enigmatici e complessi del Novecento, Antonio Ligabue (1899-1965). La sua vita, segnata da momenti di estrema solitudine, da problemi psichiatrici e da un’esistenza al margine della società, ha alimentato il mito dell’artista maledetto, un personaggio che ha saputo trasformare la sua sofferenza interiore in arte. La mostra propone di gettare una nuova luce sul suo genio tormentato, che resta sospeso tra le definizioni di arte Naïf e Outsider, ma che non ha ancora trovato una collocazione definitiva all’interno dei movimenti artistici canonici.
Antonio Ligabue – I misteri di una mente
La mostra
Curata da Micol Di Veroli, Dominique Lora e Vittoria Mainoldi, la mostra presenta un corpus di ben 73 opere di Ligabue, risalenti al periodo compreso tra la fine degli anni Venti e i primi anni Sessanta del Novecento. Queste opere, provenienti da tre prestigiose collezioni private di Reggio Emilia, Parma e Roma, rappresentano un’importante occasione per il pubblico di immergersi nel mondo creativo di un artista tanto amato quanto ancora non pienamente compreso.
La mostra si articola in cinque sezioni cronologiche e tematiche, che guidano il visitatore attraverso i principali temi esplorati dall’artista: Animali da cortile, animali selvaggi, cani, animali da bosco, autoritratti, fiori e campagne.
Tra le opere esposte spiccano 31 sculture in bronzo, che rappresentano una ricca varietà di animali: cani, caprioli, capre, cerbiatti, babbuini, leoni e pantere. Queste sculture riflettono l’ossessione di Ligabue per il mondo animale, che diventa uno specchio del suo tumulto interiore e della sua stessa lotta per la sopravvivenza. Le figure degli animali, raffigurati con dettagli meticolosi e quasi maniacali, sembrano incarnare l’energia vitale che l’artista percepiva nella natura selvaggia e incontrollata, un’energia che riecheggia la sua stessa esistenza instabile.
Accanto alle sculture, l’esposizione presenta 18 dipinti a olio dai colori accesi e intensi, tra cui un celebre autoritratto del 1957. Nei suoi autoritratti, Ligabue si ritrae spesso con uno sguardo allucinato, immerso in un contesto naturale, come se volesse fondersi con l’ambiente circostante. Questo autoritratto del 1957, considerato una delle sue opere più emblematiche, rivela tutta la tensione esistenziale e l’isolamento che hanno accompagnato l’artista per tutta la vita.
Oltre ai dipinti e alle sculture, la mostra include anche tre disegni e 21 puntesecche, che offrono uno spaccato completo della poliedricità espressiva di Ligabue.
La natura come specchio dell’anima
Uno degli aspetti più affascinanti dell’opera di Antonio Ligabue è il rapporto simbiotico che egli ha instaurato con la natura, soprattutto con il mondo animale. In un certo senso, l’artista si è sempre identificato con le creature che dipingeva o scolpiva: animali che lottano per la sopravvivenza, che vivono in una condizione costante di allerta, proprio come lui stesso si sentiva, sempre sull’orlo del baratro, sospeso tra la follia e il genio.
La rappresentazione degli animali nell’opera di Ligabue non è mai puramente descrittiva. Gli animali diventano proiezioni del suo stato interiore, delle sue angosce e delle sue paure. La sua arte sembra suggerire che la condizione umana non è così diversa da quella degli animali: entrambi sono soggetti alla crudeltà della vita, costretti a lottare per la sopravvivenza in un mondo spesso ostile e violento.
Il teriantropismo – la fusione simbolica tra uomo e animale – è un tema ricorrente nell’opera di Ligabue. Questa fusione esprime il tentativo dell’artista di riconciliare la sua fragilità umana con la forza primordiale e istintiva della natura. Gli animali di Ligabue sono creature possenti e minacciose, ma allo stesso tempo vulnerabili, proprio come l’artista si percepiva nel suo rapporto con il mondo.
L’eredità artistica di Antonio Ligabue
A sessant’anni dalla sua morte, l’arte di Antonio Ligabue continua a suscitare interesse e ad affascinare critici e appassionati. Tuttavia, l’artista non ha ancora trovato una collocazione definitiva all’interno dei canoni storici dell’arte. Viene spesso associato al movimento Naïf o Outsider, ma la sua produzione è troppo complessa per essere facilmente etichettata.
Ligabue è un artista che sfugge alle categorie: le sue opere sono intrise di una violenza primordiale, ma allo stesso tempo rivelano una straordinaria sensibilità verso il mondo naturale. Questa ambivalenza, questo continuo oscillare tra forze opposte – follia e genio, fragilità e potenza, umanità e animalità – è ciò che rende la sua opera unica e affascinante.
La mostra Antonio Ligabue – I misteri di una mente rappresenta un’occasione imperdibile per approfondire la conoscenza di un artista che ha saputo trasformare il suo tormento interiore in una forma d’arte profondamente emotiva e viscerale. Le opere esposte, che provengono da collezioni private e quindi raramente visibili al pubblico, offrono uno spaccato completo della sua produzione, permettendo ai visitatori di immergersi nel mondo visionario e tormentato di uno degli artisti più originali del Novecento.
In questo percorso espositivo, Roma rende omaggio a un artista che, pur vivendo ai margini della società, è riuscito a creare un linguaggio universale, capace di parlare direttamente alle emozioni più profonde di ognuno di noi.