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“Animballs”, le creazioni originali dell’artista Andrea D’Elia

Intervista all'artista, autore di un concept sugli animali circolari per carpire i caratteri essenziali dei soggetti rappresentati e trasmetterli con pochi segni

MILANO – “Animballs nasce dalla curiosità e dalla voglia di esplorare le potenzialità della circonferenza e delle sue declinazioni e, soprattutto, dalla sfida di carpire i caratteri essenziali dei soggetti rappresentati e trasmetterli con pochi segni all’intuito della mente umana che riesce a collocarli grazie alla propria formazione culturale.” È quanto afferma l’artista Andrea D’Elia a proposito del suo artistico Animballs. Laureato in Grafica multimediale con la passione per la fotografia, nella vita, tra le tante cose, cura l’impaginazione de Il Fatto Quotidiano.

 

Com’è nato il progetto?

Animballs è nato quasi per caso, tempo fa mi sono occupato di una campagna promozionale tutta sviluppata sulla circonferenza e sulla sua declinazione. C’erano dei pesciolini, delle palle con le pinne e da lì in poi è stato quasi automatico continuare a disegnare tutti gli altri animali.

 

Come ti è venuta l’idea di rappresentare degli animali circolari?

La sfida è sempre stata quella di cercare di carpire i caratteri fondamentali di ogni animale, ho lavorato come lavorerebbe un caricaturista, cercando l’elemento che ti fa riconoscere subito, con pochi tratti, il soggetto in questione ed estremizzandolo. Da sempre mi interessa coinvolgere il fruitore delle mie creazioni, provo a farlo lanciandogli l’amo e dandogli il maggior numero di indizi per proseguire il racconto a prescindere da ciò che sta vedendo. Ci ho provato con la fotografia con The Legs Gallery, ci riprovo con Animballs.

 

Quale tecnica viene utilizzata per la realizzazione delle creazioni?

Oggi con il digitale è tutto molto più semplice. Prima di partire con le combinazioni booleane (sottrazioni e addizioni tra circonferenze di diverse dimensioni) che poi danno vita ai miei animaletti, guardo una gran quantità di fotografie dell’animale che devo rappresentare. A volte mi basta la memoria, altre volte c’è bisogno di particolari che si perdono nei ricordi.

 

C’è un artista o una corrente che ti ha ispirato particolarmente?

Le mie creazioni sono chiaramente figlie del flat-design, tinte piatte e colori pastello. Adoro la pop-art, Kaith Haring in testa: credo che qualche input inconsciamente sia arrivato da lì.

 

Come pensi di far conoscere il concept?

Il mio lavoro mi toglie tanto tempo e al momento provo a condividere i miei lavori sui social network. Instagram e Facebook mi danno sempre un buon feedback. Proverò in un futuro prossimo a puntare anche su un po’ di sano marketing, ho disegnato delle t-shirt, dei segnalibri e ho altre idee un po’ più ambiziose che spero un giorno possano realizzarsi.

 

Per chi è pensato il progetto?

Non ho mai pensato a chi possa interessare realmente il mio progetto ma credo che abbia utilizzato un linguaggio comprensibile da persone di tutte le età.

Se c’è qualche direttore di qualche zoo che legge queste pagine allora dico: “Signor Direttore ha la possibilità di rendere la segnaletica del suo zoo meno banale degli altri zoo del mondo, parliamone”, però gli direi anche: “Signor direttore chiuda il suo zoo, gli animali lì dentro soffrono, parliamone!”.

 

Il concept circolare potrebbe passare dagli animali a qualcos’altro?

Assolutamente, amo la musica…proverò a rendere i cantanti e le copertine dei dischi a forma di disco, cioè circolari.

 

Cosa ti aspetti da Animballs?

Che mi apra porte verso mondi creativi che ancora non ho esplorato. Mi aspetto molto da tutto quello che verrà dopo Animballs.

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