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“Ambienti 1956-2010”, una mostra immersiva al femminile al Maxxi di Roma

Tra arte, architettura e design, in mostra le opere immersive, che vivono dell’interazione con il pubblico, in continuità con gli spazi disegnati da Zaha Hadid.

Dal 10 aprile al 20 ottobre 2024 il Maxxi di Roma ospita la mostra Ambienti 1956-2010, un percorso artistico tra arte, architettura e design, in mostra le opere immersive, che vivono dell’interazione con il pubblico, in continuità con gli spazi disegnati dall’architetta e designer irachena Zaha Hadid.

Considerata la più importante rappresentante, in età contemporanea, dell’architettura declinata al femminile, Zaha Hadid è ritenuta una vera e propria archistar di fama mondiale, non a caso è stata la prima donna a vincere il Pritzker Prize nel 2004.

Ambienti 1956-2010

La mostra mette in luce il contributo fondamentale delle donne alla storia di questa espressione artistica e rappresenta il capitolo successivo del progetto espositivo di Inside Other Spaces. Environments by Women Artists 1956–1976, avviato dalla Haus der Kunst di Monaco.

Il MAXXI prosegue la ricerca dell’istituzione tedesca e ne amplia la cronologia originaria arrivando fino al 2010, anno del completamento dell’architettura del Museo progettato da Zaha Hadid.

Questa nuova ricerca permette di indagare ulteriori aspetti critici della natura dell’arte ambientale facendo emergere temi come il rapporto con lo spazio pubblico, l’introduzione delle nuove tecnologie e il conseguente coinvolgimento attivo degli spettatori.

In mostra opere di Micol Assaël, Monica Bonvicini, Judy Chicago, Lygia Clark, Laura Grisi, Zaha Hadid, Aleksandra Kasuba, Kimsooja, Christina Kubisch, Léa Lublin, Nalini Malani, Marta Minujín, Tania Mouraud, Pipilotti Rist, Martha Rosler, Esther Stocker, Nanda Vigo e Tsuruko Yamazaki.

Zaha Hadid

Nata a Baghdad nel 1950, ha studiato matematica presso l’Università americana di Beirut prima di emigrare in Inghilterra, nel 1972, per frequentare i corsi dell’Architectural Association.

Qui è entrata in contatto con Elia Zenghelis, Rem Koolhaas (è stata una tra i primi membri di OMA – Office for Metropolitan Architecture), Bernard Tschumi e Leon Krier, dalla Hadid spesso indicati come suoi mentori insieme a El Lissistsky e, soprattutto, a Kazimir Malevich.

Il primo importante riconoscimento internazionale arriva nel 1983, quando si aggiudica il concorso per The Peak Leisure Club di Hong Kong.

Il progetto non viene mai realizzato, ma ha evidenziato, in particolare per i disegni progettuali capaci di evidenziare una creatività non comune, coincidente con una profonda ricerca e al desiderio di misurare e oltrepassare i limiti spaziali, prendendo le distanze dai tradizionali schemi classici.

La sua riconosciuta rilevanza artistica capace di trasmettere contestualmente leggerezza, fluidità e trasparenza, grazie anche al sapiente utilizzo dei diversi materiali quali vetro, plastica, lastre di titanio e acciaio, le hanno permesso di esporre in importanti musei d’arte contemporanea, tra cui MOMA, Guggenheim e Deutsches Architektur Museum.

Oltre a questo profilo creativo e interdisciplinare Hadid si distingue nel panorama artistico per l’utilizzo dell’alta tecnologia, collocandola quale esponente di spicco del moderno decostruttivismo in campo architettonico.

A Londra ha debuttato sulla scena internazionale, ottenendo un precoce successo attraverso l’esposizione di numerosi dipinti che descrivevano ambienti d’ispirazione costruttivista, realizzati a partire dagli anni Settanta: figurazioni visionare, che a posteriori possono essere lette come testimonianza del ruolo cardine che il disegno ha sempre svolto nel processo creativo della Hadid.

Nella capitale del Regno Unito, infine, la progettista anglo-irachena ha fondato, nel 1979, il suo primo studio professionale denominato Zaha Hadid Architects (ZHA).

Numerosissimi i riconoscimenti internazionali, tra cui spicca il premio Pritzker (2004), per la prima volta assegnato a una donna; il Design of the Year 2014 per l’Heydar Aliyev Center di Baku le la Royal Gold Medal RIBA (2016).

“Sono sempre stata interessata al concetto di frammentazione e all’idea di astrazione ed esplosione, de-costruendo le idee della ripetitività e della produzione di massa”

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