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Chi è Murata Sayaka, l’autrice giapponese più amata su TikTok

Scopri chi è Murata Sayaka, l’autrice giapponese più amata di TikTok, e perché le sue opere stanno conquistando il cuore dei lettori.

Nel mondo letterario contemporaneo pochi nomi brillano come quello di Murata Sayaka. Autrice giapponese dalla scrittura spiazzante, corrosiva eppure profondamente poetica, Murata è diventata un caso internazionale grazie alla sua capacità di mescolare realismo e surrealtà, critica sociale e introspezione psicologica. I suoi romanzi si muovono in una zona liminale tra normalità e devianza, e lo fanno con una voce narrativa che sembra provenire da un altro pianeta. Non a caso, TikTok l’ha eletta scrittrice del momento: in ogni angolo della piattaforma, lettori e lettrici citano i suoi personaggi alienati, si commuovono per il suo linguaggio straniante, si interrogano sul significato profondo delle sue storie.

Ma chi è davvero Murata Sayaka?

Murata Sayaka: Una voce radicale, una penna solitaria

Nata nel 1979 a Chiba, in Giappone, Murata ha studiato letteratura all’università Tamagawa e ha lavorato per molti anni in un konbini, i minimarket giapponesi aperti 24 ore su 24. Questo lavoro, che per altri sarebbe stato solo un mezzo per guadagnarsi da vivere, è diventato per lei fonte di ispirazione, riflessione, quasi una forma di meditazione. La sua esistenza tranquilla, scandita da turni e rituali, le ha permesso di osservare da vicino le dinamiche della società giapponese: le maschere sociali, le aspettative oppressive, il culto della normalità.

Il suo stile è semplice solo in apparenza: dietro l’essenzialità del linguaggio si nasconde una chirurgica precisione nell’analizzare il comportamento umano. I suoi personaggi, spesso donne considerate “strane”, inadatte, solitarie, non sono mai solo individui, ma specchi che riflettono le contraddizioni di un sistema.

Lo sapevi che…

Nel suo discorso di premiazione al Premio Akutagawa, dichiarò: «Sono felice di poter finalmente dare voce a chi è sempre stato considerato strano, sbagliato, da sistemare».

Una delle sue fonti d’ispirazione è stata Banana Yoshimoto, ma anche i manga, gli anime e i film horror giapponesi degli anni ’90. Nei suoi testi si percepisce spesso un’estetica inquieta che viene proprio da lì.

Murata scrive tutto a mano, su foglietti che poi rilegge e riscrive più volte. Ha dichiarato che il contatto fisico con la carta la aiuta a non mentire nei dialoghi.

Spesso le sue protagoniste non hanno una sessualità “codificabile”, eppure i suoi libri non vengono quasi mai etichettati come queer. Murata rifiuta le categorie e scrive storie dove il corpo e il desiderio sono territori da esplorare, non da definire.

Murata Sayaka è molto più che la scrittrice del momento: è una voce necessaria. I suoi romanzi parlano alle solitudini contemporanee, ai desideri repressi, alle identità fuori norma. Leggerla significa entrare in un mondo che somiglia al nostro, ma che ne mostra il lato nascosto, scomodo, inconfessabile.

E forse è proprio per questo che TikTok l’ha amata tanto: perché in un’epoca di immagini levigate e vite perfette, Murata ci ricorda che essere umani è qualcosa di molto più complesso. E che anche le crepe, a volte, possono diventare rifugio.

I suoi libri pubblicati in Italia

Murata Sayaka non racconta storie lineari, non costruisce trame rassicuranti. Le sue protagoniste sono donne che non vogliono essere madri, né mogli, né parte di un sistema che le costringe a “funzionare”. In un Giappone ossessionato dal ruolo, dalla performance sociale, Murata Sayaka rovescia tutto: rivendica il diritto all’estraneità, al corpo “altro”, alla non appartenenza.

Il suo stile è sobrio ma perturbante. Usa il quotidiano per parlarci dell’invisibile, scava nel rifiuto del normativo e ci offre una nuova possibilità: quella di vivere fuori dai binari.

 

La ragazza del convenience storre

È il libro che ha consacrato Murata Sayaka a livello globale. La ragazza del convenience store (Konbini ningen), pubblicato nel 2016 e vincitore del prestigioso Premio Akutagawa, racconta la storia di Keiko Furukura, una donna che ha sempre sentito di non appartenere a questo mondo. Da diciotto anni lavora in un konbini, ripetendo gli stessi gesti, imitando le reazioni degli altri, cercando di sembrare “normale”. Ma la sua apparente tranquillità inizia a vacillare quando le pressioni esterne,  trovare un lavoro “vero”, sposarsi, avere una vita “regolare”, si fanno più insistenti.

Con una voce ironica e tagliente, Murata Sayaka costruisce un ritratto indimenticabile di alienazione e resistenza. Keiko non vuole cambiare, non vuole guarire da una presunta anomalia. Forse è il mondo che è malato, e lei l’unica ad averlo capito.

 

I terrestri 

Con questo romanzo Murata Sayaka vira verso il fantastico, mantenendo però il suo sguardo lucido e inquietante. I terrestri racconta la storia di Natsuki, una bambina che ha un riccio di peluche con cui parla e che crede di essere un’aliena. Crescendo, Natsuki mantiene questa convinzione e si rifugia in una visione alternativa del mondo, dove il corpo, il sesso e la morte hanno significati completamente diversi.

Il libro è uno degli esperimenti più radicali dell’autrice: affronta incesto, suicidio, alienazione e autodistruzione con uno stile disturbante e affascinante. I “terrestri” del titolo diventano un simbolo di quella società omologata e spietata da cui i protagonisti vogliono disperatamente fuggire.

 

La cerimonia della vita

Questa raccolta di racconti è un manifesto della poetica di Murata. La cerimonia della vita presenta quindici storie che oscillano tra l’horror psicologico, il fantastico e il surreale. Al centro c’è sempre il corpo, la sua sacralità e la sua violazione. Il racconto che dà il titolo alla raccolta, per esempio, immagina un rituale in cui, alla morte di una persona, i partecipanti si nutrono del suo corpo come segno d’amore e continuità.

Murata affronta temi come il cannibalismo simbolico, la sessualità deviata, la morte ritualizzata, la dissoluzione dei tabù. Non lo fa per provocare, ma per smontare le impalcature della morale comune e mostrarci quanto siano fragili. Il suo sguardo è sempre lucido, compassionevole e implacabile.

 

Parti e omicidi

Se “La ragazza del convenience store” era solo un assaggio, “Parti e omicidi” (Shinnyū shain) affonda ancora di più nella carne viva della società. Il romanzo ruota attorno a un futuro inquietante dove i legami familiari sono gestiti da un’azienda che assegna partner e figli come fossero premi fedeltà, e dove l’individuo è chiamato a sacrificarsi per il bene della “riproduzione sociale”.

Murata Sayaka ci porta in un Giappone distopico ma nemmeno troppo lontano da quello reale, in cui l’identità e la libertà vengono schiacciate sotto il peso del conformismo. Il linguaggio è asciutto, quasi chirurgico, ma il sottotesto è incandescente: cosa significa essere umani, quando tutto, anche la maternità, l’amore, il corpo è ridotto a una funzione?

 

Vanishing World

Il Giappone che sparisce. E quello che resta nei corpi e nei silenzi.

Cosa succede quando un’autrice come Murata Sayaka, che ha già messo in crisi le convenzioni sul lavoro, sull’identità e sull’alienazione in La ragazza del convenience store o I terrestri, decide di spingersi ancora oltre, in un mondo dove l’umano sembra svanire come una nebbia troppo leggera per restare? Nasce Vanishing World, il romanzo più radicale, disturbante e, a suo modo, poetico dell’autrice giapponese più amata di TikTok.

Pubblicato in Italia da e/o, Vanishing World è ambientato in un Giappone alternativo dove il sesso nelle coppie sposate è scomparso, i bambini nascono solo tramite inseminazione artificiale, e il concetto stesso di “famiglia” è stato riscritto, o forse svuotato. È un romanzo in cui il corpo esiste ma non è più desiderato, in cui la riproduzione è un compito sociale, e l’amore non ha più un lessico condiviso.

Il titolo non è una provocazione distopica: è la fotografia esatta di una realtà che si dissolve sotto gli occhi dei protagonisti, e dei lettori. La protagonista,  di cui Murata Sayaka, come spesso accade, ci restituisce più gesti che pensieri, si muove in un quotidiano straniante, in una società che ha reso neutro ciò che un tempo era pulsione, trasgressione, desiderio. Eppure, è proprio nella neutralità del mondo che Murata Sayaka infila la lama più affilata: l’idea che ogni trasformazione sociale sia accettabile, finché è presentata come inevitabile.

C’è qualcosa di dolorosamente familiare in questo futuro asettico. Le coppie non si toccano più, i corpi non si desiderano, i bambini non si concepiscono: si ordinano. Ma sotto la superficie levigata, come sempre nei romanzi di Murata, si muove un disagio profondo, che ha a che fare con la vergogna, l’inadeguatezza, il bisogno umano di sentirsi parte anche a costo di cancellarsi.

Murata Sayaka non scrive distopie per il gusto della distopia. Le sue storie sono il riflesso deformato e lucidissimo di quello che già siamo. In Vanishing World l’assenza del sesso non è una repressione moralista: è una rimozione sistemica. Nessuno la impone, nessuno la contesta. E qui si annida l’inquietudine più forte: nella resa.

Il corpo della protagonista è presente, ma mai al centro. È come se lo osservasse da fuori, con la stessa distanza con cui si osservano le foglie cadere in autunno. E quando un’attrazione improvvisa, una pulsione irrazionale, irrompe nella sua esistenza come una crepa nella parete, non è liberazione. È spaesamento. È vergogna. È un’eco di qualcosa che non ha più nome.

Murata scrive come sempre in una lingua controllata, nitida, tagliente. Ogni frase sembra levigata fino all’osso. C’è una compostezza chirurgica nella costruzione delle scene, eppure, in ogni dettaglio, una stanza senza suoni, un pasto consumato in silenzio, uno sguardo evitato, pulsa un dolore sordo, una nostalgia di qualcosa che non è mai esistito.

Chi ha amato Parti e omicidi troverà in questo romanzo la stessa fascinazione per i corpi e per le strutture sociali che li disciplinano. Ma qui il passo si fa ancora più radicale: non c’è violenza esplicita, solo rimozione. La società descritta in Vanishing World è il risultato di un’atrofia affettiva e relazionale. Non si vieta nulla, semplicemente non si sente più il bisogno di nulla.

Vanishing World è una lettura che destabilizza, affascina e interroga. Murata Sayaka ci costringe a guardare dove non vogliamo: nella normalità del disamore, nell’accettazione dell’omologazione, nella cancellazione del desiderio. Ma ci ricorda anche, in controluce, che la stranezza, l’istinto, il contatto possono ancora salvarci. Anche solo per un istante. Anche solo nella pagina di un romanzo.

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