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Gli pseudonimi di 10 grandi autori della letteratura

Perché non usare il proprio nome per pubblicare un romanzo o autografare un quadro? Ecco alcuni grandi autori che hanno scelto di nascondere la loro vera identità dietro uno pseudonimo

MILANO – Cosa ha spinto diversi autori della letteratura a pubblicare libri celandosi dietro uno pseudonimo? I motivi sono molteplici, ma è doveroso sapere che, sotto l’aspetto giuridico, lo pseudonimo è tutelato dalla legge con le stesse modalità che proteggono il diritto al nome. Vediamo insieme, grazie all’Huffington Post,  alcuni scrittori che hanno deciso di pubblicare romanzi sotto “falso nome” e le motivazioni dietro a questa scelta.

 

1) Agatha Christie

Una delle scrittrice di gialli più famosa di tutti i tempi. Firmò i suoi romanzi rosa con lo pseudonimo di Mary Westmacott. Si dice che lo fece perché era giusto che quei prodotti avessero un’ identità diversa e, aggiungiamo noi, forse per la curiosità di vedere se ricevessero recensioni positive indipendentemente dal fatto che fosse lei l’autrice.

 

2) Stephen King

Ha scritto 4 romanzi firmandosi con il nome di Richard Bachman. Una scelta operata per varie ragioni, soprattutto per mettere alla prova i suoi  lettori e il mondo editoriale. King organizzò bene la sua burla: pubblicò cinque romanzi con una casa editrice diversa dalla sua e diede spessore al ritratto di questo suo alter ego, pubblicandone pure una presunta fotografia. Quando il gioco venne scoperto, King fece morire “di cancro” la sua creazione, per poi onorarne la memoria nei romanzi successivi. Un esperimento, dunque, per niente fallito: i romanzi di Bachman ebbero un discreto successo, ma sicuramente più successo ha avuto la  creazione del suo alter ego.

3) Italo Svevo 

Pochi lo sanno, ma Italo Svevo non è il vero nome dell’autore de “La coscienza di Zeno”. Fu lo pseudonimo scelto da Aron Hector Schmitz, nato a trieste da agiata famiglia ebraica quando ancora la città faceva parte dell’impero austro-ungarico.

 

4) Andrea de Chirico 

Il pittore e compositore Andrea de Chirico scelse lo pseudonimo di Alberto Savinio per le sue creazioni. Le motivazioni restano tutt’ora ignote.

 

5) J.K. Rowling 

La famosa scrittrice britannica, Joanne Rowling, autrice dei romanzi fantasy di Harry Potter, nell’aprile del 2013 ha pubblicato il romanzo poliziesco The Cuckoo’s Calling con lo pseudonimo di Robert Galbraith. Il libro rifiutato e snobbato, ha venduto solo 1500 copie in tre mesi, incontrando però il favore di un pubblico limitato ma sinceramente entusiasta. A cercare sui social network librari le più vecchie recensioni, s’incontra un giudizio positivo e ben disposto verso il libro. Proprio quel che cercava,  probabilmente, la Rowling: un riscontro serio che non venga falsato dal suo nome, per un romanzo di genere scritto solo per il  piacere di raccontare una storia.

 

6) Doris Lessing

Polemica voluta dall’autrice, invece, nel caso di Doris Lessing, Premio Nobel 2007: quando era già  famosa, mandò un manoscritto a una casa editrice sotto falso nome, ma venne scartato. La Lessing a quel punto scoprì le carte e puntò il dito contro l’ipocrisia delle case editrici.

 

7) Jozef Kondrad Korzienowski

Molti di voi si chiederanno di chi si possa trattare. La risposta è Joseph Conard, che nacque in Polonia e venne poi naturalizzato inglese. Un nome troppo complicato il suo, si dice che quindi la scelta fu dovuta al fatto di utilizzare un nome che fosse più congegnale ai britannici. È universalmente riconosciuto come uno dei grandi maestri della prosa, nonché uno dei più importanti scrittori moderni in lingua inglese.

 

8) Le sorelle Bronte 

Charlotte, Emily e Anne, le sorelle scrittrici. Charlotte è l’autrice icona di “Jane Eyre”, mentre Emily ha scritto il capolavoro “Cime Tempestose. Anne Brontë, la sorella minore, è invece autrice di “Agnes Grey”. Per timore che le loro opere fallissero per i pregiudizi che allora esistevano nei confronti delle donne, le tre sorelle si firmarono con uno pseudonimo maschile: Charlotte scelse Currer Bell, Emily preferì Ellis Bell, mentre Anne decise per Acton Bell. Mentre la critica subissò di elogi e complimenti Jane Eyre e Agnes Grey, si spaccò in occasione della recensione di Cime tempestose che, oggi, il più noto.

 

9) Stendhal

Stendhal ha sempre avuto un problema con il suo nome: Henri Beyle. Quando cominciò a scrivere, fu invece il carnevale dei nomi: pubblicò in vita ventitré libri, nessuno firmato col suo nome e cognome: sei sono anonimi,  tre indicano l’autore con iniziali fantasiose, uno lo firma “Louis-César-Alexandre Bombet”, due “F. de Lagenevais”, nove Stendhal. “Beyle” lo volle solo sulla lapide, ma italianizzando il nome (“Errico”) e facendosi nascere non a Grenoble ma a Milano. Se poi andiamo a vedere le lettere, gli pseudonimi diventano innumerevoli: facendo cifra tonda, in tutto circa trecentocinquanta. Voltaire, altro giocatore di nomi, è lasciato abbondantemente alle spalle: ne aveva usati solo centosettanta. Quando pubblica la sua “Roma, Napoli e Firenze nel 1817”  Beyle sceglie un nuovo, ennesimo pseudonimo, che finirà per “battezzarlo” definitivamente: Stendhal.

 

10) Uno dei casi più celebri che ha aperto il nuovo millennio è senz’altro quello di J.T. Leroy, autore di due romanzi autobiografici, si presenta come un  giovane poco più che ventenne, sopravvissuto a una vita di abusi e prostituzione. La sua storia è subito diventata un caso mondiale, andando ben oltre il comparto letterario, finendo con l’attirare l’attenzione e la solidarietà di star del cinema, di scrittori che l’hanno preso sotto la loro ala protettiva. In Italia “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” viene candidato al Premio Strega 2000, mentre nel 2005 Asia Argento ne realizza un film. Il 9 gennaio 2006 arriva la rivelazione shock: J.T. Leroy non esiste. Al suo posto, una donna quarantenne chiamata Laura Albert, autrice dei libri, e la giovane cognata di lei, Savannah Knoop, che impersonava il personaggio nelle uscite pubbliche. Cos’è successo? E’ successo che una trentenne (all’epoca), con la passione della scrittura e del camuffamento, di fronte agli ostacoli nel lungo cammino verso una pubblicazione, si sia spacciata per un giovane ragazzo, finendo con l’impersonare completamente la sua creazione.

 

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