MILANO – A dicembre è uscito in Cina “Il Paese dei bimbi giganti: uno psicologo indaga sul carattere nazionale dei cinesi” di Wu Zhihong. Il libro è diventato nel giro di pochissimo tempo un bestseller ma, verso la metà di febbraio, improvvisamente è scomparso dalle librerie. L’editore all’autore ha semplicemente detto che il libro sarebbe stato ritirato dagli scaffali, senza fornire spiegazioni.
LA TRADIZIONE CINESE – Come spiega su mothership.sg Chan Cheow Pong, in Cina i problemi sociali sono sintomatici della grande immaturità di una nazione affollata di bimbi giganti. Nel suo libro il psicologo cinese critica la tradizione cinese del collettivismo e della pietà filiale, affermando che i cinesi sono bambini alla ricerca della loro mamma. Forse è proprio per questi contenuti controversi che il libro ha spinto le autorità cinesi ad agire nel tentativo di limitare l’impatto sovversivo del volume.
PAESI BAMBINI E PAESI ADULTI – Secondo Wu Zhihong, i paesi del mondo possono essere divisi in tre fasce: quelli che hanno un’età mentale tra 0 e 6 mesi, nei quali la società è basata sull’uno (a questa fascia appartengono, secondo il professore, i mussulmani); paesi che hanno un’età mentale che va tra i 6 e i 36 mesi, che sono le società duali, che sono capaci di distinguere il sé dalla mamma (ne fanno parte i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, come Italia, Spagna e Francia).
UN MODELLO SBAGLIATO – Vengono poi, sempre secondo il professore Wu Zhihong, i paesi che hanno un’età mentale superiore ai tre anni, capaci di far entrare un’altra entità nel rapporto madre/figlio (di questa fascia fanno parte gli anglosassoni). Come l’autore ha spiegato in un’intervista concessa ad Angelo Acquaro su “Repubblica”, la società cinese non è progredita a causa del modello culturale cinese, incentrato sulla pietà filiale, il rispetto assoluto dell’autorità del genitore. Idee che non sono piaciute alle autorità cinesi, tanto da optare per la censura.