Vuoi che l’amore duri? Per Erich Fromm bisogna allenarsi ad amare

13 Novembre 2025

Scopri perché l’amore dura solo se viene allenato. Nel libro "L'arte d'amare" il filosofo Erich Fromm svela perché gli amori finiscono.

Vuoi che l’amore duri? Per Erich Fromm bisogna allenarsi ad amare

L’amore non finisce perché, come si dice molte volte, “non era destino”. Finisce perché non viene coltivato, curato, vissuto con il giusto impegno. È questa la diagnosi, lucidissima e ancora attuale, che Erich Fromm formula ne L’arte di amare (The art of loving, 1956), quando scrive una delle frasi più spietate e più vere della letteratura sull’amore:

Non vi è impresa iniziata con speranze così elevate e che fallisca con tale regolarità come l’amore.

Fromm non attribuisce questi fallimenti alla sfortuna, alla chimica sbagliata o alle circostanze esterne, ma ad un errore culturale fondamentale. Si tratta l’amore come un’emozione spontanea, non come un’arte, che richiede esercizio, metodo, disciplina.

L’amore è un’arte. E come ogni arte esige conoscenza, impegno e pratica

Non un impulso, quindi, ma una competenza. Non una fortuna, ma un allenamento.

In questa prospettiva l’amore non “accade”, si costruisce. E chi non lo allena, inevitabilmente, lo perde.

Cosa significa per Erich Fromm allenarsi ad amare

In L’arte di amare, che porta proprio il titolo L’amore è un’arte, contiene la critica più radicale alla concezione moderna dei sentimenti. Fromm spiega che la maggior parte delle persone dedica energie enormi a rendersi desiderabile invece che a diventare capace di amare.

È un’inversione di prospettiva che impedisce ogni maturazione. Nel libro osserva che si cerca l’“oggetto giusto” invece di formare la propria “facoltà di amare”, e che questo rovesciamento genera relazioni fragili, fondate più sulla performance che sulla profondità.

Di conseguenza, nessun legame può durare se non si comprende che l’amore è una pratica quotidiana. Una pratica che richiede lo stesso tipo di impegno che dedichiamo al lavoro, allo sport, alla crescita personale.

Fromm non si limita a dire che l’amore è un’arte. Indica con precisione perché si fallisce e quali sono le condizioni per imparare ad amare davvero. I suoi dettami principali ruotano attorno a tre idee chiave. Se si tolgono le “incrostazioni romantiche”, il pensiero di Fromm si può leggere come una serie di dettami molto concreti.

Ogni capitolo de L’arte di amare li chiarisce, ma il nucleo è stabile: amare è un lavoro su di sé prima che un’esperienza con l’altro.

Il problema non è “essere amati”, ma imparare ad amare

Già nel capitolo iniziale del libro, L’amore è un’arte, Fromm individua l’errore di partenza. La maggior parte delle persone considera il problema dell’amore come il problema di essere amati, non di amare. Il focus è sul diventare attraenti, interessanti, desiderabili, non sullo sviluppare la propria facoltà di amare.

Secondo il grande filosofo tedesco si commettono degli errori nell’interpretare il vero senso dell’amore.

L’idea che basti essere desiderabili per essere amati.
Fromm mostra che l’essere umano investe energie enormi nell’apparire più che nel diventare. Cura l’immagine, non la capacità relazionale. Questo crea relazioni fondate sulla ricerca di conferme, non sul dono reciproco.

La convinzione che l’amore dipenda dalla scelta dell’oggetto giusto.
Fromm osserva che si attribuisce tutta la fatica all’incontro perfetto, come se esistesse una persona capace di “risolvere” l’amore da sola. Così ci si concentra sull’esterno anziché sull’apprendimento interiore.

La confusione tra innamoramento e amore.
Nel capitolo iniziale Fromm chiarisce uno dei fraintendimenti più profondi della nostra epoca. L’umanità scambia l’innamoramento (falling in love) con lo stato continuativo dell’amare (standing in love). L’innamoramento è una caduta emotiva che non richiede alcuna competenza. È un accadimento, non un’opera. È la rimozione temporanea della solitudine, non l’inizio della maturità relazionale. Quando l’incanto svanisce molti credono che l’amore sia finito. In realtà non era ancora iniziato.

Fromm invita a distinguere la caduta improvvisa dell’innamoramento dalla costruzione lenta dell’amore, ciò che definisce standing in love. La caduta è semplice. L’arte è un’altra cosa.

Questo spostamento è decisivo. Se il centro è “come farmi amare”, l’amore diventa un giudizio esterno, una verifica del proprio valore. Se invece il centro è “come imparare ad amare”, l’amore diventa un percorso etico e interiore. Cambiare la domanda è il primo atto di allenamento.

Amare significa assumersi la responsabilità verso l’altro

Nel secondo capitolo de L’arte di amare, titolato La teoria dell’amore, Fromm chiarisce che nessun amore può durare se non introduce una forma di responsabilità. La responsabilità non è un obbligo morale esterno. È, nelle sue parole, «un atto essenzialmente volontario», un movimento che nasce dal riconoscimento dell’altro come essere unico. È la capacità di rispondere alla sua vita, non di controllarla.

Fromm sottolinea che l’amore autentico non può limitarsi al sentimento. Lo afferma con estrema precisione:

L’amore è soprattutto un dare, non un ricevere.

E aggiunge che dare significa “esprimere ciò che è vivo in noi”, non offrire oggetti o gesti formali. Da questo deriva la responsabilità come forma superiore di cura.

In questa visione la responsabilità non soffoca l’altro ma lo afferma. Fromm scrive che amare significa «sentirsi responsabili dell’altro, della sua vita e del suo benessere» e precisa che questa responsabilità non è possesso né dominio. È «una risposta attiva alla sua esistenza». È la disponibilità a esserci senza invadere, a sostenere senza sostituirsi, a comprendere senza annientare la differenza.

La responsabilità è anche ciò che distingue l’emozione dall’amore maturo. Fromm nota che l’innamoramento crea l’illusione della fusione, mentre l’amore vero nasce «quando due esseri restano uno di fronte all’altro, senza perdersi, e tuttavia non rinunciano a unirsi». La responsabilità è la forza che permette questa unione senza confusione.

In assenza di responsabilità la relazione resta soggetta agli sbalzi dell’umore e alle oscillazioni del desiderio. Con la responsabilità l’amore diventa invece una scelta che si rinnova, una presenza che non dipende dalla magia iniziale ma da un impegno consapevole. È, come afferma Fromm,

l’unico modo per trasformare l’amore da esperienza passeggera a forza attiva della vita.

L’amore richiede qualità specifiche: disciplina, concentrazione, pazienza

Nel terzo Capitolo del libro di Fromm, La pratica dell’amore, Fromm presenta le qualità interiori senza le quali nessun sentimento può trasformarsi in un legame duraturo. Le identifica come virtù di ogni arte e ribadisce che l’amore non fa eccezione. Lo formula con chiarezza cristallina:

Chi si illude che l’amore sia facile si inganna profondamente.

La disciplina è la prima qualità. Fromm non la interpreta come rigidità, ma come una forma di continuità interiore. È la regolarità del gesto e dell’attenzione. È la capacità di esserci quando non è semplice esserci.

Nel testo afferma che

nessuna attività può essere padroneggiata senza disciplina

Lo studioso tedesco applica questo principio anche all’amore. La disciplina impedisce all’amore di dipendere esclusivamente dall’emotività del momento.

La concentrazione è la seconda virtù essenziale. Fromm osserva che l’essere umano contemporaneo soffre di una cronica incapacità di attenzione e che questa dispersione rende l’amore fragile. Per questo scrive che «amare significa essere interamente presenti» e che l’amore richiede una qualità di ascolto che va oltre le parole. La concentrazione è lo spazio interiore in cui l’altro può essere visto davvero, senza proiezioni.

La pazienza è la terza qualità. Fromm ribadisce che

ogni arte richiede un processo lento

e che nessuna relazione può maturare se si pretende un’evoluzione immediata. La pazienza è ciò che permette di attraversare momenti di distanza e di disarmonia senza interpretarli come fallimenti. È la virtù che consente di passare dall’intensità dell’innamoramento alla profondità dell’amare.

Fromm sottolinea che queste tre qualità non sono opzionali. Sono il vero allenamento dell’amore. La disciplina dà forma. La concentrazione dà presenza. La pazienza dà tempo. Quando queste virtù sono assenti l’amore resta una promessa iniziale. Quando sono presenti l’amore diventa un’opera.

L’amore come opera, non come evento

L’intero percorso tracciato da Erich Fromm mostra che l’amore non è un’esperienza che si consuma, ma una forma di vita che si costruisce. In L’arte di amare rimanda alla stessa idea centrale. L’amore è un’arte e come ogni arte richiede una trasformazione personale. Non può essere delegato al destino, né affidato alla sola intensità emotiva, né ridotto a un’attrazione momentanea.

L’innamoramento accade. L’amore si apprende. L’innamoramento unisce per fusione. L’amore unisce per scelta. L’innamoramento è un impulso. L’amore è una responsabilità che cresce nel tempo.

Fromm cerca di insegnare proprio questo. Chi vuole amare deve allenare la propria capacità di restare, di ascoltare, di prendersi cura, di sostenere la crescita dell’altro senza annullarsi.

Per questo l’amore autentico non è fragile. Non è precario. Non è esposto al caso. È un’opera che richiede presenza e dedizione. È un gesto che si rinnova. È una forma di maturità che nasce dal lavoro quotidiano su di sé. In altre parole, per Fromm l’amore che dura non è quello che nasce per magia, ma quello che viene coltivato con pazienza e disciplina. L’amore non si trova. L’amore si costruisce.

Ed è proprio questa la sua eredità più viva.

Chi desidera un amore che resti deve imparare ad amarlo. Chi vuole che duri deve imparare ad allenarsi.

È così che un sentimento diventa una forma di vita. È così che l’amore smette di essere un evento e diventa un’opera.

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