La Camminata di Aristotele combatte l’ansia, lo stress e sblocca la mente

5 Novembre 2025

Scopri come il metodo di Aristotele, ovvero la "camminata peripatetica" per pensare, aiuta a ridurre ansia e stress e a riattivare la mente e l'anima.

La Camminata di Aristotele combatte l'ansia, lo stress e sblocca la mente

C’è un momento, nella giornata, in cui tutto si ferma. Le idee si dissolvono, la mente si chiude, l’ansia cresce. Si resta seduti davanti a uno schermo a cercare di “pensare di più”, come se lo sforzo bastasse a produrre chiarezza. Ma la soluzione c’è, semplice, alla portata di tutti ed è gestibile come si vuole: la camminata.

Lo aveva già scoperto Aristotele, oltre duemila anni fa, e ne adottava il rimedio. Alzarsi e camminare, non per distrarsi, ma per pensare meglio. E non è un caso se altri grandi filosofi, da Kant a Nietzsche, ne seguirono l’esempio, trasformando il camminare in un gesto di lucidità.

Le lezioni in movimento del Liceo di Atene di Aristotele

Le lezioni di Aristotele non si svolgevano in un’aula silenziosa, ma sotto i portici del Liceo di Atene, camminando con i suoi allievi.
Da quel gesto nacque il termine peripatetico, dal greco peripatein, “camminare attorno”.

Aristotele, fondato il Liceo, amava discorrere camminando; per questo i suoi seguaci furono detti peripatetici.
(Diogene Laerzio, Vite dei filosofi)

Il pensiero, per Aristotele, non era mai statico: nasceva dal movimento, dal respiro, dal ritmo del passo. Ecco perché oggi avrebbe perfettamente senso parlare di una “camminata aristotelica” o “camminata peripatetica”, da praticare ogni giorno per riattivare mente e spirito.

La camminata, il gesto più semplice, la lezione più antica

La camminata è il gesto più umano che esista. È il primo movimento che impariamo e l’ultimo che perdiamo.
Eppure, nel mondo moderno, la riduciamo a un esercizio fisico o a un modo per “staccare”.

Per Aristotele, invece, era il cuore stesso del pensare.
Nel Liceo, le lezioni non si tenevano mai seduti: si camminava sotto il peripatos, tra i giardini e la palestra.

Insegnava passeggiando nel peripato, tra il giardino e la palestra.
(Teofrasto, frammento 12)

Ogni lezione era un’esperienza sensoriale completa: il fruscio degli alberi, il canto degli uccelli, il passo collettivo dei discepoli.
Il pensiero nasceva dal ritmo naturale della vita.

 Il vero metodo aristotelico: apprendimento in movimento

Il punto di partenza è uno dei cardini del suo pensiero: corpo e anima non sono separati.

Nel De Anima Aristotele scrive:

L’anima è la forma di un corpo naturale che ha la vita in potenza.
(De Anima, II, 1, 412a)

Il pensiero, dunque, non è un fenomeno astratto, ma la forma più alta della vita. E come ogni forma di vita, ha bisogno di movimento per compiersi.

Quando aggiunge che “il pensiero non ha luogo senza immagine”, Aristotele afferma che ogni atto mentale nasce dal contatto con il mondo visibile.
Il movimento, e con esso la percezione, diventano la condizione stessa del pensare.

Il pensiero non ha luogo senza immagine.
(De Anima, III, 7, 431a)

Ecco perché insegnava camminando. Il pensiero non nasce dalla chiusura, ma dall’apertura. Non dallo sforzo statico, ma dal ritmo naturale del corpo che si muove.

Il pensiero come atto, non come stato

In tutta la sua filosofia, Aristotele ribadisce che il pensiero non è una condizione, ma un atto in movimento.
Nell’Etica Nicomachea scrive:

La felicità è un’attività dell’anima secondo la virtù, e non un possesso.
(Etica Nicomachea, I, 8, 1098a)

Conoscere non significa accumulare informazioni, ma muoversi dentro il pensiero. Ogni passo è una forma di conoscenza che si realizza.

E nella Metafisica aggiunge:

Imparare non è ricevere, ma diventare.
(Metafisica, IX, 8, 1050a)

Camminare è questo. Un divenire, un passaggio dalla potenza all’atto. È il gesto che traduce in esperienza ciò che Aristotele chiamava energeia, la vita come esercizio attivo.

Camminare insieme: il dialogo come strumento del pensiero

Le lezioni peripatetiche non erano monologhi. Aristotele camminava insieme agli allievi, dialogando. La conoscenza era un atto collettivo, un movimento del pensiero che si arricchiva nel confronto.

Oggi, il “walking meeting”, una riunione o conversazione condotta camminando, è l’erede moderno del peripatos.
Camminare fianco a fianco, guardando nella stessa direzione, trasforma la comunicazione: la rende empatica, cooperativa, creativa.

Le neuroscienze confermano che il passo sincronizzato e il respiro condiviso attivano i circuiti cerebrali dell’empatia e della collaborazione.
Aristotele lo avrebbe capito subito: la mente ragiona meglio quando il corpo non è costretto, ma libero.

La scienza moderna conferma (e aggiorna) Aristotele

A più di duemila anni di distanza, la ricerca scientifica continua a confermare ciò che Aristotele aveva intuito: il pensiero è movimento, e il movimento guarisce la mente.

Dal Liceo di Atene ai laboratori della Stanford University

Nel 2014 la Stanford University pubblicò lo studio Give Your Ideas Some Legs di Marily Oppezzo e Daniel L. Schwartz: camminare aumenta la creatività fino al 60% rispetto allo stare seduti.
Il cervello in movimento entra in uno stato più libero, divergente e intuitivo.

Le ricerche del 2024-2025: la mente che si rigenera

Nel 2025, un gruppo di ricercatori pubblicò su Nature Scientific Reports una scoperta ancora più concreta. Camminare in ambienti naturali riduce il cortisolo cumulativo, l’ormone dello stress, misurato persino nei capelli.

Nello stesso anno, su The Lancet Regional Health – Europe, è emerso che una camminata di mezz’ora al giorno diminuisce in modo significativo il rischio di disturbi d’ansia.

Nel 2024, la Penn State College of Medicine ha dimostrato che anche brevi sessioni quotidiane di camminata migliorano la velocità di elaborazione cognitiva, con un effetto equivalente a ringiovanire di quattro anni sul piano mentale.

E infine, un’analisi pubblicata sul Journal of Clinical Medicine (MDPI, 2024) ha documentato che dodici settimane di cammino regolare riducono i livelli di cortisolo ed epinefrina, migliorano l’umore e abbattono i sintomi depressivi.

Corpo e anima, un equilibrio ritrovato

Tutti questi dati convergono su un punto: camminare è una forma di omeostasi naturale.
Fa ciò che Aristotele aveva intuito quando scriveva nella Politica:

Non possiamo separare l’educazione del corpo da quella dell’anima.
(Politica, VII, 3, 1325b)*

Il movimento ristabilisce l’equilibrio fra corpo e mente, riporta il pensiero alla calma e l’anima alla sua funzione più alta: conoscere e scegliere.

Il modo contemporaneo di “fare Aristotele”

Camminare oggi, nel caos digitale, è un gesto di resistenza.
Può essere un momento di dialogo (con gli altri o con sé stessi), o un modo per assimilare la conoscenza, proprio come accadeva nel Liceo ateniese.
Ascoltare un podcast, riflettere su un problema, o semplicemente osservare il mondo con attenzione: sono tutte forme moderne del peripato.

Il ritmo del passo diventa una metrica del pensiero: più il corpo si armonizza, più la mente si chiarifica.
Camminare è, oggi come allora, un atto filosofico.

Pensare col corpo, vivere con la mente

Aristotele ci insegna che non pensiamo con la testa, ma con tutto il corpo. Ogni passo è un atto di conoscenza, ogni respiro una forma di meditazione attiva.

Nel tempo dell’ansia e della fretta, tornare a camminare è un modo per ritrovare l’unità perduta tra corpo e spirito.

Come scriveva:

Il principio dell’azione è la scelta, e la scelta è desiderio deliberato.
(Etica Nicomachea, III, 2, 1112a)*

Scegliere di camminare significa scegliere di vivere meglio, di pensare meglio, di essere più presenti.

La prossima volta che sentiamo la mente bloccata o l’animo agitato, non cercniamo la soluzione nello schermo.
Seguiamo cosa Aristotele direbbe: alzati, cammina, pensa. Lascia che il corpo apra la strada alla mente. Ogni passo è un atto di libertà.

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