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”Vecchio Mulino”, il capolavoro di Pellizza da Volpedo torna visibile al pubblico

Nel cuore di Milano, lungo la quinta architettonica ottocentesca di via Manzoni, s’inaugurano le Gallerie Maspes, il nuovo spazio espositivo dedicato all’arte del XIX secolo, diretto da Francesco Luigi Maspes...

L’opera torna dopo più di quarant’anni a essere esposta nel capoluogo lombardo e sarà visitabile fino al 10 maggio presso le Gallerie Maspes

MILANO – Nel cuore di Milano, lungo la quinta architettonica ottocentesca di via Manzoni, s’inaugurano le Gallerie Maspes, il nuovo spazio espositivo dedicato all’arte del XIX secolo, diretto da Francesco Luigi Maspes. Sarà affidato a Giuseppe Pellizza da Volpedo il compito di celebrarne l’apertura: fino al 10 maggio, verrà infatti presentato ”Vecchio Mulino”, uno dei capolavori del maestro piemontese, realizzato nel 1903.

LA MOSTRA – La mostra, col patrocinio dell’Associazione Pellizza da Volpedo Onlus e del Comune di Volpedo, offrirà al pubblico l’occasione di ammirare una delle rare opere divisioniste dell’artista piemontese, rimasta per molti anni gelosamente custodita nella medesima collezione privata e proposta per l’ultima volta al pubblico milanese nel 1970, in occasione della rassegna dedicata al Divisionismo allestita nel Palazzo della Permanente a Milano. La grande rilevanza di questo capolavoro nel panorama artistico italiano ed europeo a cavallo tra ‘800 e ‘900 ha fatto sì che venisse selezionato per prendere parte, nel 1983-1984, all’esposizione dedicata alla pittura occidentale del XIX secolo organizzata in Giappone e, nel 1990, a quella sul Divisionismo italiano, a Palazzo delle Albere di Trento.

L’OPERA – Sulla tela sono ritratte le forme del grande mulino, situato nel centro di Volpedo, e delle case adiacenti, con una lunga ombra che marca la profondità della strada. Al divisionismo applicato rigorosamente sullo sfondo fa riscontro un più libero modo di trattare il primo piano con tonalità cromatiche ocra-rosate e con stesura più mossa e libera di marca impressionista. Il Vecchio Mulino è stato recentemente sottoposto ad approfondite analisi diagnostiche e a un attento intervento di restauro, che ha riportato alla luce le originali e straordinarie cromie usate da Pellizza, riscoprendo così anche la minuziosa tecnica che ha permesso la complessa realizzazione della tela. Verranno inoltre esposti i risultati e le immagini della relazione scientifica condotta da Gianluca Poldi, già autore di studi diagnostici sul celebre Quarto Stato, oggi al Museo del Novecento di Milano.

GIUSEPPE PELLIZZA – Giuseppe Pellizza nasce il 28 luglio 1868 a Volpedo (AL). Nell’autunno del 1883 si trasferisce a Milano, dove visita spesso lo studio del pittore Giuseppe Puricelli. Nel gennaio dell’anno seguente si iscrive all’Accademia di Brera, dove frequenta i corsi di disegno, prospettiva e chiaroscuro, ottenendo varie segnalazioni e premi. Nel 1884, sempre a Milano, studia alla Scuola superiore d’arte e nel 1885 è presente per la prima volta all’annuale esposizione di Brera. L’anno seguente il giovane artista sperimenta l’acquaforte e la litografia alla Famiglia Artistica. Nel 1887 decide di recarsi a Roma all’Accademia di San Luca. Insoddisfatto del livello degli insegnanti accademici, nel gennaio 1888 si trasferisce a Firenze per seguire le lezioni di Giovanni Fattori all’Accademia di Belle Arti. Conosce Silvestro Lega e Telemaco Signorini, che lo portano a conoscere i principi della pittura di macchia e dello studio dal vero. Nel 1888 decide di frequentare l’Accademia Carrara di Bergamo dove segue gli insegnamenti di Cesare Tallone. Verso la fine del 1890 si reca a Genova per iscriversi all’Accademia Ligustica: al soggiorno genovese risale l’esecuzione di alcune marine eseguite tra Sturla e Quarto. L’ambiente però non lo soddisfa e, pertanto, decide di fare rientro definitivamente a Volpedo. 

INCONTRO CON IL DIVISIONISMO – Nel 1892 all’Esposizione Colombiana di Genova, dove vince la medaglia d’oro con la grande tela dal titolo Mammine, incontra Nomellini, già seguace del Divisionismo, che lo incoraggia a seguire questa nuova tecnica pittorica al fine di conferire una maggiore luminosità alle sue opere. Tali incoraggiamenti sono ben accolti, al punto che nel 1893 inizia a sperimentare la tecnica divisionista. Nell’ultimo decennio dell’800 espone a Firenze, Milano, Venezia, Roma, Torino e San Pietroburgo e stringe amicizia con Segantini e Morbelli. Nel 1901, dopo aver partecipato alla IV Triennale di Milano, all’Esposizione Universale di Parigi ed essere stato premiato con la medaglia d’oro all’Esposizione di Monaco di Baviera, porta a compimento il quadro Il Quarto Stato. Il dipinto è inviato alla Quadriennale di Torino del 1902, senza però ottenere i riconoscimenti sperati. Nel 1906 espone alla Società Amatori e Cultori delle Belle Arti di Roma e all’Esposizione Internazionale di Milano. Nel febbraio 1907 muore il figlio terzogenito poco dopo essere nato. Al parto non sopravvive neanche la moglie Teresa. Provato nel profondo da tali perdite, il mattino del 14 giugno 1907 decide di togliersi la vita impiccandosi nel proprio studio di Volpedo.

14 aprile 2014

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