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“Troppi ragazzi scrivono male in italiano”, la lettera aperta di 600 docenti universitari

"È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente"

MILANO – “È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente”. Così inizia la lettera firmata da 600 docenti universitari inviata alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio, della Ministra dell’Istruzione e del Parlamento. Una debolezza che da anni le Università rendono presente. I problemi riguardano la grammatica, la sintassi e il lessico. Gli studenti commettono errori “appena tollerabili in terza elementare”.

UN PROBLEMA A LUNGO IGNORATO – Secondo i firmatari, tra i quali figurano nomi illustri come Luciano Canfora e Annalisa Nesi, a lungo il problema dell’italiano è stato ignorato o poco considerato dai vari governi che si sono succeduti. “Abbiamo invece bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né il generoso impegno di tanti validissimi insegnanti né l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti”, scrivono nella lettera. “Dobbiamo dunque porci come obiettivo urgente il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande maggioranza degli studenti”.

LE PROPOSTE DEI FIRMATARI – Una critica, quella dei docenti, che non vuole essere sterile. Nella lettera i firmatari hanno infatti indicato tre possibili percorsi da seguire per risanare il livello della scuola italiana: “una revisione delle indicazioni nazionali”, “l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo” e “la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media”.

 

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