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Strage di studenti in Pakistan, basta con questa escalation di violenza. Senza perdono non può esserci pace

Un’altra scuola vittima della barbarie omicida. Un’altra strage che trova nel seme dell’odio la propria giustificazione. Lungi da noi nel comprendere torto e/o ragione. Ma, quando avviene una strage di ben 145 persone di cui 120 sono piccole creature...

Un’altra scuola vittima della barbarie omicida. Un’altra strage che trova nel seme dell’odio la propria giustificazione. Lungi da noi nel comprendere torto e/o ragione. Ma, quando avviene una strage di ben 145 persone di cui 120 sono piccole creature che meritavano solo di avere un futuro, non possiamo che far sentire la nostra rabbia, il nostro malumore.

 

I terroristi rivendicano l’attentato: «Soffrirete come soffriamo noi». La parola sofferenza emerge sovrana, ma, in realtà è l’odio a comandare. Un rancore ancestrale che non trova mai fine e che si auto alimenta costantemente grazie alla violenza, alla vendetta, all’ira di chi pensa abbia subito un torto, un oltraggio alla propria famiglia.

 

Pensiamo proprio che tutto ciò non finirà mai. La speranza di veder trionfare il perdono, l’amore, la pace è sempre più distante dalla cruda realtà. “Tu mi uccidi i figli e io faccio fuori i tuoi”; “Tu mi distruggi la casa, mi porti via tutto quello che ho, ed io ti uccido, distruggo la tua famiglia”. Sono questi i pensieri che portano alla distruzione, al sangue, al terrore. “Occhio per occhio, dente per dente”. Sono questi argomenti che non permetteranno mai all’amore di vincere sull’odio.

 

Quanto accaduto a Peshawar, città violenta per antonomasia del Pakistan, zona di confronto e scontro tra la sovranità del governo di Islamabad e i gruppi dell’estremismo islamico legati ai Talebani, che operano quasi indisturbati nelle cosiddette «Zone Tribali», le province di etnia pashtun lungo la frontiera con l’Afghanistan,  accade giornalmente in quasi tutte le zone del Pianeta. Bisogna fermarsi, bisogna dare un freno a questa escalation di violenza, bisogna avere il coraggio di perdonare. Senza perdono non può esserci pace.

 

Violenza provoca altra violenza, rispondere all’odio con altro odio può portare soltanto alla distruzione e al terrore. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a fatti così tragici. Ciò che ci da un po’ di sollievo è che i libri ci insegnano che solo i vigliacchi possono colpire gli inermi e la vigliaccheria è il senso più profondo dell’ignoranza, è la desolazione, è la condanna perenne. Tali carnefici saranno destinati a non trovare mai pace. Per questo hanno già perso.

 

La memoria collettiva renderà immortali le 120 piccole creature vittime della strage. Il loro nome come tutti quelli dei martiri caduti per mano atroce, sarà destinato ad essere ricordato per sempre solo se il loro sacrificio non sarà vano. Rispondere alla violenza con tolleranza e amore è possibile in qualsiasi angolo della Terra, in Medio Oriente come all’interno delle città dove viviamo. Se tutti noi ci impegniamo, già nel nostro piccolo, a promuovere e divulgare con maggior impegno un messaggio di tolleranza e di amore nel corso del nostro quotidiano, vivremmo non solo meglio, ma avremmo onorato la memoria di quei 120 angeli. Senza perdono, non può esserci pace.

 

Saro Trovato

 

17 dicembre 2014

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