Roma non è solo una città. È una scenografia eterna, un teatro di pietra dove ogni angolo parla di potere, bellezza, fede e seduzione. E chi meglio di Domenico Dolce e Stefano Gabbana poteva trasformarla in una passerella sacra e profana, tra angeli barocchi e vestali moderne, come hanno fatto recentemente con la loro collezione Dolce & Gabbana?
Il 14 luglio scorso, i due stilisti hanno portato la loro Alta Moda e Alta Sartoria proprio nel cuore della Capitale, scegliendo due location iconiche: i Fori Imperiali per la sfilata donna e Castel Sant’Angelo per quella maschile.
Dolce & Gabbana ha saputo catturare l’essenza di Roma, portando la loro visione innovativa nel cuore della storia.
Un evento che è andato ben oltre la moda, intrecciando storia, arte, spiritualità e artigianato con uno sfarzo calibrato e una precisione filologica degna del miglior atelier rinascimentale.
Ma perché questa scelta? E che cosa ci racconta oggi questa sfilata sulla Roma dei papi, sull’Italia e sulla moda come linguaggio del potere?
Dolce & Gabbana e la Roma dei Papi
Quando la moda si fa liturgia e spettacolo Roma non è solo una città
Questa doppia sfilata romana non è stata solo una celebrazione dell’Alta Moda. È stata un atto culturale, una narrazione potente in cui la moda si fa storia, la storia si fa simbolo, e il simbolo torna ad abitare la città. Roma, ancora una volta, si conferma capitale non solo del passato, ma anche del possibile. E Dolce & Gabbana ci ricordano che il bello, quando è fatto con rispetto e visione, non è mai un capricci: è un’eredità da reinventare. E da indossare.
Una passerella nel cuore dell’Impero
La prima serata ha visto sfilare le creazioni femminili lungo la Via Sacra dei Fori Imperiali. Una cornice che è già di per sé dichiarazione d’intenti: qui sfilarono gli eserciti vittoriosi di Cesare, Augusto, Traiano.
Qui, nel cuore simbolico dell’antico impero romano, Dolce & Gabbana hanno messo in scena un pantheon contemporaneo di dee vestite di drappi dorati, bustier scolpiti come colonne corinzie, tuniche traslucide che richiamano i marmi delle statue classiche.
Tutto era calibrato: il richiamo a Cinecittà e alla Dolce Vita si fondeva con quello al neoclassicismo, ma anche con l’opulenza liturgica. Ogni abito sembrava incarnare una figura mitica, tra vestali e matrone, sante e cortigiane.
Non mancavano riferimenti architettonici: alcuni abiti riproducevano, con ricami tridimensionali, rosette e fregi dei templi antichi. La sartoria si faceva archeologia del bello.
Castel Sant’Angelo: tra sottane e sogni papali
La seconda sfilata, dedicata all’ Alta Sartoria uomo, si è svolta a Castel Sant’Angelo, uno dei luoghi più densi di simboli di tutta Roma.
Nato come mausoleo imperiale per l’imperatore Adriano, il castello divenne nei secoli un baluardo della Chiesa, rifugio dei papi, prigione e poi sede del potere spirituale e temporale.
Dolce & Gabbana hanno trasformato questo edificio carico di storia in un altare della moda maschile, attingendo alla tradizione vaticana per creare capi ispirati a chierichetti, cardinali, pontefici.
Non mancavano mozzette, mantelli, ricami in oro, stendardi reinterpretati come giacche da sera. Il risultato? Un incrocio tra abito sacro e costume barocco, tra ecclesiastico e teatrale.
Ma al di là della spettacolarità, c’era un vero messaggio: il corpo maschile come tempio, come reliquia, come contenitore di narrazioni antiche e nuove. Sotto lo sguardo degli angeli del Bernini, la moda diventava rito.
Tecniche, artigianato e materiali storici
Dietro l’apparente sfarzo, ogni capo era un piccolo miracolo di artigianalità italiana. Tessuti storici, molti dei quali provenienti da veri arredi liturgici antichi, venivano decostruiti e reinventati.
Ricami in oro realizzati a mano, perline, pietre dure, corsetti in latta dorata forgiati come armature.
Le lavorazioni hanno richiesto settimane e mani esperte: alcune cappe sono state interamente cucite con fili d’oro ricavati da tessuti d’altare del Settecento.
Altri abiti riportavano fregi romani minuziosamente ricamati o dettagli che riproducevano stucchi delle basiliche barocche. In un’epoca di produzione rapida e standardizzata, questa sfilata è apparsa come un atto politico: la lentezza come lusso, l’arte come ribellione.
La scelta dei luoghi: scenografia o dichiarazione d’amore?
I Fori Imperiali e Castel Sant’Angelo non sono stati scelti a caso. Il primo è il simbolo del potere laico, dell’architettura razionale, della Roma che unificava il mondo sotto l’impero.
Il secondo rappresenta la Roma papale, oscura, misteriosa, spirituale e militare al tempo stesso. Questa doppia anima della città è stata perfettamente interpretata dagli stilisti: Roma non è mai stata una sola, ma un crocevia di contrasti: maschile e femminile, terreno e ultraterreno, imperiale e cristiano.
Dolce & Gabbana hanno saputo evocarla senza retorica, restituendole quella patina drammatica e barocca che la rende eterna.
La mostra e il ritorno del Grand Tour
In parallelo alle sfilate, al Palazzo delle Esposizioni è stata inaugurata la mostra “Dal cuore alle mani” , interamente dedicata all’universo creativo della maison.
Un viaggio tra schizzi, tessuti, artigiani e ispirazioni, in cui Roma appare come crocevia ideale del sapere e della bellezza.
L’intera operazione si inserisce in un progetto più ampio che Dolce & Gabbana portano avanti da anni: riscrivere il Grand Tour italiano in chiave contemporanea.
Dopo Venezia, Palermo, Milano, ora è Roma il cuore del racconto: città di papi, sarti, imperatori e santi. Un racconto che mescola moda, storia e turismo culturale.
Itinerari d’arte e moda: una Roma da riscoprire
La sfilata suggerisce anche un possibile itinerario da proporre ai lettori più curiosi: Fori Imperiali e Colosseo: per riscoprire l’anima classica della città.
Castel Sant’Angelo: tra arte militare, fede e mistero.
Ponte Sant’Angelo: con le statue barocche e la vista sul Cupolone.
Palazzo delle Esposizioni: per entrare nel backstage della creatività
Cinecittà: dove la moda incontra il cinema.