Sei qui: Home » Società » Pico della Mirandola, il grande umanista, sostenitore del libero arbitrio

Pico della Mirandola, il grande umanista, sostenitore del libero arbitrio

Oggi il mondo della cultura, dell’arte e della filosofia ricorda la scomparsa di Pico della Mirandola, il grande umanista che rivoluzionò il pensiero moderno, morto il 17 novembre 1494 a soli 31 anni...

“Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine”

 

MILANO – Oggi il mondo della cultura, dell’arte e della filosofia ricordano la nascita di Pico della Mirandola, avvenuta il 24 febbraio 1463. Ricordato come il grande umanista che rivoluzionò il pensiero moderno, scomparso prematuramente il 17 novembre 1494 a soli 31 anni, era dotato di una cultura vastissima e di una memoria prodigiosa.

 

INIZI – Giovanni Pico, Conte di Mirandola e Principe della Concordia, nasce nel suo castello nel modenese il 24 febbraio 1463, da Giovan Francesco I e Giulia Boiardo. Appena nato, viene vista una fiamma in forma di cerchio stare sopra il giaciglio della partoriente. Il segno è evidente, il neonato chiamato Pico è destinato a illuminare il mondo, ma solo per un breve periodo di 31 anni, in cui gli capita di tutto.

 

GLI STUDI – Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica, e imparò molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l’ebraico, l’aramaico, l’arabo, il francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell’epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico, Angelo Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno. A Firenze in particolare entrò a far parte della nuova Accademia Platonica. Nel 1484 si recò a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di cultura come Lefèvre d’Étaples, Robert Gaugin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne celebre in tutta Europa.

 

LA VITA CULTURALE E LA MORTE – Nel 1486 fu a Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Subì infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fuggì in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l’assoluzione di papa Alessandro VI, e godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l’Accademia di Ficino. Morì improvvisamente nel 1494, all’età di trentun anni, in circostanze misteriose, mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Fu sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni nel 1933 accanto a quelle del Poliziano e dell’amico Girolamo Benivieni.

ELOGIO DEL LIBERO ARBITRIO – Il geniale Pico Della Mirandola è convinto che i corpi celesti non hanno il potere di influire sulle vicende umane e che non è possibile prevedere il futuro basandosi sulle congiunture astrali. Afferma che solo l’uomo può decidere del proprio destino con le sue libere scelte. Pico critica quello che nella sua epoca per molti è una scienza esatta, relegandola al ruolo di ‘arte divinatoria’ nel suo manoscritto dal titolo ‘Disputationis adversus astrologiam divinatricem’, pubblicato postumo dal nipote Gianfrancesco.

 
Pico della Mirandola , indubbiamente uno degli ingegni più vivaci dell’ Accademia platonica , dotato di una cultura immensa e disordinata e di una memoria divenuta proverbiale, esalta l’ uomo per una delle sue caratteristiche specifiche, il libero arbitrio, la libertà di innalzarsi sino a Dio oppure discendere sino ai bruti. Tale libertà gli è assicurata dal fatto che il Creatore provvide all’ uomo sul finire dell’ opera creativa, e lo pose perciò nel ‘centro indistinto’ dell’ universo, unico essere a cui fosse concesse di determinare da se stesso il proprio destino . Pare opportuno osservare che osservazioni come quelle dell’ “Oratio de hominis dignitate” , sebbene ispirate ad una religiosità piuttosto astratta e generica , tale che permette la citazione così della Bibbia , come del Timeo e del Corano, non potevano neppure immaginarsi senza l’ esperienza cristiana. Interessante è l’epiteto che Pico attribuisce a Dio, chiamandolo ‘ architectus ‘ , che risulta molto simile a quello usato da Platone a riguardo dal Demiurgo, ‘che sempre geometrizza’. L’uomo non è stato fatto né mortale né immortale, né celeste né terreno perché lui stesso possa scegliere la forma che gli è più cara, quasi come se ‘libero e sovrano artefice’ del suo destino.

 
CURIOSITÀ – Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall’ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere. Oggi è ancora in uso attribuire l’appellativo ‘Pico della Mirandola’ a chiunque sia dotato di ottima memoria.

 

24 febbraio 2015

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata