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On. Elena Centemero, “Facciamo uscire Grazia Deledda dall’ombra in cui lei e tante donne straordinarie sono relegate”

L'On. Elena Centemero sta combattendo in Parlamento perché Grazia Deledda riceva le giuste attenzioni. Abbiamo deciso di conoscere meglio le intenzioni dell'Onorevole

MILANO – La letteratura italiana è vasta. La sua storia è lunga e i suoi autori sono tantissimi. Negli anni delle scuole si cerca di studiarne la storia, l’evoluzione, il pensiero. Spesso però ci si concentra su argomenti trascurabili e si tralasciano correnti e autori assolutamente degni di nota. Tra gli scrittori che meriterebbero più spazio c’è Grazia Deledda, autrice di capolavori come ‘Elias Portolu’ e ‘Canne al Vento’, oltre che di 350 novelle, più di 30 romanzi e numerose poesie. L’On. Elena Centemero sta combattendo in Parlamento perché questa grande autrice riceva le giuste attenzioni. Il suo impegno è iniziato nel 2011. Nel 2012 è stato presentato all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dalle associazioni «Se Non Ora Quando», «Noi Donne 2005» e «Feminas in Carrelas» affinché Grazia Deledda fosse reintegrata nel canone della letteratura italiana e venisse inserita tra i grandi protagonisti della nostra letteratura, il cui studio e irrinunciabile. “D’altra parte” racconta l’On. Centemero, “Grazia Deledda è la scrittrice sarda più famosa al mondo nonché l’unica italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura, che le è stato conferito nel 1926”. Abbiamo deciso di conoscere meglio le intenzioni dell’Onorevole. Ecco l’intervista.

Oggi ci stiamo dimenticando di Grazia Deledda?

Questa grande autrice sembra essere invisibile: è marginale nei programmi scolastici, dimenticata dai mezzi di comunicazione e quasi rimossa dalla nostra memoria collettiva. Invisibile, appunto, proprio come invisibili sono, troppo spesso, le donne nella società, nel mercato del lavoro, nella vita politica.

Come ha reagito a questa consapevolezza?

Di qui è nata la mia mozione parlamentare, in discussione alla Camera dei Deputati per far uscire Grazia Deledda da quel cono d’ombra in cui tante donne straordinarie come lei sono relegate e chiuse. L’obiettivo del testo è impegnare il Governo ad individuare iniziative per celebrare il novantesimo anniversario dall’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura a Grazia Deledda, per far conoscere su scala nazionale e per far studiare nelle scuole di tutti gli ordini e di tutti gradi la figura e la straordinaria opera di Grazia Deledda e per celebrare le donne e gli uomini italiani che sono stati insigniti del Premio Nobel o di altri prestigiosi premi internazionali, quali esempi per i giovani.

Insomma, dovrebbe avere molto più spazio di quanto ne ha ora, nei nostri discorsi e nei nostri programmi scolastici?

Grazia Deledda è un premio Nobel per la letteratura! Direi che questo è sufficiente per darle spazio e un ruolo centrale nella nostra letteratura. Ha aperto la porta ad un “genere” nuovo non classificabile come verismo: la sua opera descrive in modo mirabile i sentimenti, le passioni, le angosce umane. Dà un senso personalissimo e straordinario alla vita, come solo le donne sanno fare. Solo per questo andrebbe letta, amata ed interiorizzata. Una vera sfida per tutte le ragazze e i ragazzi.

Quali sono le più grandi qualità della Deledda?

Le sue grandi qualità sono molteplici. Esemplare è stata la capacità, straordinaria per una donna di quell’epoca, di superare l’ostilità familiare e dell’ambiente nuorese e la scarsa considerazione sociale in cui era relegata la figura femminile, affermando la propria passione per la letteratura e il proprio talento per la scrittura. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, la letteratura era ancora concepita come un campo maschile, “inadatto” a una donna. Ecco perché i giudizi negativi della critica di allora sull’opera di Grazia Deledda. Ecco perché ancora oggi è una scrittrice invisibile. Di grande esempio sono anche la costanza, lo spirito di sacrificio e la forza di volontà con cui, nonostante le fosse stato consentito di studiare solo fino alla quarta elementare, Deledda ha continuato a coltivare, da autodidatta, gli studi letterari, imparando la lingua italiana come si trattasse di una lingua straniera e leggendo i grandi narratori russi Dostoevskij e Tolstoj, i narratori francesi Zola e Flaubert, e gli italiani Fogazzaro, D’Annunzio e Carducci. Ammirevole, infine, è la profonda conoscenza e l’amore per la sua terra, le sue tradizioni e il suo popolo, presenti in tutta l’opera di Deledda.

L’impianto dei programmi scolastici rimane antiquato. Un esempio su tutti: sul Novecento alle scuole superiori si studia più poesia che prosa, pur essendo il XX secolo il regno del romanzo. Qual è il suo pensiero al riguardo?

Le indicazioni nazionali e i programmi dovrebbero essere spalmati su più anni, senza ricominciare da capo ad ogni ciclo. È chiaro che diventa improrogabile conoscere il Novecento da tutti i punti di vista: storico, letterario, filosofico, artistico, economico e scientifico. Senza questa conoscenza non saremo in grado di capire ed interpretare il reale e il presente per costruire il futuro. Il Novecento è stato anche il secolo delle donne: dunque la prospettiva di genere, ossia il ruolo che donne e uomini hanno assunto nella società, nella cultura e nella politica è irrinunciabile.

 

PHOTO CREDITS: Giorgio Di Cerbo

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