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Myriam Meloni, ”Ho trovato nella fotografia un nuovo modo di relazionarmi con il mondo”

Classe 1980, alle spalle una carriera da criminologa e una passione per la fotografia. E' questa Myriam Meloni, nominata ai Sony World Photography Awards come fotografa dell'anno nella categoria Arte e Cultura con il suo progetto ''The Limousine''...
La giovane fotogiornalista, incoronata ai Sony World Photography Awards 2013 come Fotografa dell’anno nella categoria Arte e cultura, ci parla del progetto premiato e della sua passione per la fotografia
 
MILANO – Classe 1980, alle spalle una carriera da criminologa e una passione per la fotografia. E’ questa Myriam Meloni, nominata ai Sony World Photography Awards 2013 come fotografa dell’anno nella categoria “Arte e Cultura” con il suo progetto “The Limousine”. Dopo la Laurea in Giurisprudenza, si è avvicinata alla fotografia, frequentando per tre anni il Fotografic Institut de Catalunya (IEFC). Dopo essersi trasferita in Argentina, si è specializzata in fotogiornalismo e si è iscritta all’Associazione dei fotoreporter di Argentina (ARGRA). Nel 2010 ha ricevuto il premio per il miglior portfolio nella 4a Biennale di Tucumán. I sui lavori, che hanno come tema centrale il sociale, sono stati esposti in gallerie e festival in tutto il mondo, con mostre personali alla galleria fotografica del Teatro San Martin (Fragile, Buenos Aires, 2011) e mostre collettive nella Galleria Forma a Milano, al Teatro Lliure di Barcellona, al Festival SevillaFoto, nella galleria “Officine Fotografiche” a Roma, durante la PhotoEspaña al Cervantes, Madrid, 2011; In Su Palatu, Sardegna. Il suo lavoro Fragile è stato dichiarata di interesse sociale e culturale da parte del governo di Buenos Aires. 
Il tuo iniziale percorso di studi in giurisprudenza faceva presagire una carriera totalmente diversa. Come e quando è nata la tua passione per la fotografia?
Sì, faceva presagire a tutt’altro tipo di carriera. Ma la vita é piena di sorprese. Quattro anni di studi di legge, nella Facoltà di giurisprudenza a Bologna. Tesi in diritto islamico alla Sorbonne di Parigi. Master in esecuzione penitenziaria a Barcellona. E poi iniziare a lavorare. I primi mesi di pratica li feci nel centro penitenziario Modelo per uomini di Barcellona. Ero affascinata dalla realtà con cui stavo quotidianamente a contatto, però sentivo una grande frustrazione. Il mio attuare come criminologa era continuamente vincolato e circoscritto da leggi, espedienti, scadenze: c’era molto poco spazio per il lato umano. Già negli anni precedenti la fotografia era stata la boccata d’aria fresca che mi permetteva di evadere dai rigidi meccanismi di applicazione delle leggi. Durante i miei primi passi come criminologa, la fotografia divenne sempre più importante, non più solo come valvola di sfogo, ma come un nuovo strumento per raccontare la vita. Ho trovato nell’immagine un nuovo modo di relazionarmi con il mondo: mi sono innamorata del linguaggio fotografico ed ho deciso di intraprendere un nuovo cammino. All’inizio, quasi negavo il mio passato da giurista. Oggi invece, quando mi guardo indietro, sento che sono stati anni importanti, e che molte delle cose che mi interessavano del mondo del diritto, ancora oggi mi appassionano. Ho solo scelto dei nuovi strumenti di approccio.
Hai viaggiato molto e vissuto in luoghi molto diversi tra loro. Come questi Paesi, l’Italia, la Spagna, l’Argentina, con le loro rispettive culture hanno influenzato il tuo stile e la tua fotografia?
Si, é vero, ho viaggiato parecchio, ma i paesi in cui ho vissuto, Italia, Spagna e Argentina, in realtà hanno molto in comune dal punto di vista culturale. Sono stata sempre attratta dai paesi latini, dal calore dei loro  abitanti, da luoghi con una energia forte, nel bene e nel male. L’Italia é il Paese  in cui sono cresciuta: sono sarda. La Sardegna é un’ isola autentica, unica e con carattere. Sicuramente molta della mia testardaggine viene da lì. La Sardegna é anche un’ isola lenta. I suoi tempi invogliano a osservare. L’ambiente multiculturale che ho invece trovato a Barcellona mi ha aperto gli occhi su nuovi mondi e mi ha dato voglia di andare ad esplorarli: da lì i miei primi viaggi in Asia e America Latina. Trasferirmi in Argentina é stata una necessità: avevo ormai deciso di lasciarmi alle spalle la mia breve carriera nel mondo del diritto e stavo muovendo i miei primi passi nel mondo della fotografia documentale, ma per poter realmente fare questo cambio, avevo bisogno di allontanarmi un po’ dal mio passato, emozionalmente e geograficamente. Ho preso un aereo che mi avrebbe portato a 11 mila km di distanza dalle persone e dai luoghi che amavo. Mettere questa distanza tra la mia “vecchia vita” professionale e la “nuova vita” che stavo poco a poco costruendo, é stato necessario per rimettermi in gioco, per voltare pagina, e poter realmente darmi la possibilità di dedicarmi alla fotografia. Avevo avuto la fortuna di innamorarmi di un’ arte, di un mezzo di comunicazione, di una forma di vita: dovevo seguire il mio istinto.

Cosa ti ha spinto ad avvicinarti a soggetti di carattere sociale, che ti hanno poi portata a realizzare lavori riconosciuti di interesse culturale come  “Fragile”?
La realtà con cui mi sono scontrata in America Latina ha senz’altro influenzato il mio approccio fotografico e le tematiche a cui mi sono interessata. L’idea di “Fragile”, il mio primo progetto, é nata dallo sconforto che mi provocava vedere tanti ragazzini completamente abbandonati a se stessi. Non ero abituata a scontrarmi con tanto divario sociale, con tanta ingiustizia. Ho iniziato a lavorare affiancandomi a diverse organizzazioni civili che attuano programmi sociali per trovare soluzioni concrete alla problematica del consumo di Crack in Argentina.  Ho poi conosciuto le mamme e le famiglie di giovani tossicodipendenti. Ho passato giorni interi nei centri di riabilitazione. Più mi addentravo nella vita delle persone che in un modo o nell’altro convivevano con il consumo, più iniziavo ad essere cosciente delle sfumature e dei contrasti  di una problematica spesso trattata dai mezzi di comunicazione in forma superficiale, unilaterale: la droga. Droga e crimine erano il binomio prediletto dei giornali che circolavano in quel momento. Cosa c’era attorno, era quello che io stavo cercando di capire. E di fotografare. 
Ti hanno da poco insignita del Sony World Photography Awards nella categoria Arte e Cultura  con “The Limousine”. Cosa ti ha ispirato per la realizzazione di questo progetto?
Il progetto della Limousine nasce come una parentesi, una boccata d’aria tra lavori di grande implicazione emozionale. Avevo il desiderio di fare un lavoro più fresco, divertente. L’incontro con Jhonni, proprietario e chofer della limousine é stato il punto iniziale del progetto: l’entusiasmo con cui mi raccontava le sue avventure in limousine mi hanno incuriosito. Quando poi ho visto che la limousine di cui mi parlava era una vecchia Ford Fairlane blu elettrico trasformata in una limousine, ho ceduto alla tentazione. Ho iniziato a fotografare senza le idee chiare di quale sarebbe stato il focus del progetto: cercavo negli scatti quell’intimità che ero abituata ad avere con le persone che normalmente fotografavo. Poi invece ho capito che il progetto avrebbe avuto senso se fossi riuscita a rispettare l’essenza della limousine:  un innocuo senso di esibizionismo e la voglia di divertirsi. Ho quindi lasciato che i protagonisti si offrissero alla mia macchina fotografica così come volevano apparire.
Quali sono le storie che ti proponi di raccontare con i tuoi scatti?
Oggi vivo di nuovo in Europa dopo quasi cinque anni, e sto focalizzando il mio lavoro su tematiche  direttamente o collateralmente vincolate con la crisi che stiamo affrontando. La fotografia implica molto di noi come persone, e credo che i soggetti scelti e lo stile utilizzato si evolvono, così come si evolve l’essere umano. Da un lato c’è l’esperienza personale e professionale con cui torno dall’America latina; dall’altro, una nuova situazione economica e sociale tutta da esplorare. Sono curiosa anche io di vedere che cosa ne verrà fuori. 
 
Tutti i progetti realizzati da Myriam Meloni sono visibili sul sito http://www.myriammeloni.com
16 maggio 2013
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