MILANO – Liu Xiaobo, Premio Nobel per la pace si è spento all’età di 61 anni quest’oggi. Condannato a 11 anni per “incitamento al sovvertimento dello stato”, era stato trasferito dal carcere all’ospedale di Shenyang il 26 giugno scorso perché malato di tumore terminale. Nelle ultime ore della sua vita, a quanto pare, tramite un comunicato da parte dell’ospedale, è stato reso noto che i medici avrebbero proposto l’intubazione per tenerlo in vita ma la famiglia avrebbe rifiutato. Tuttavia, la stessa famiglia ci ha tenuto a mettere in guardia i giornali di diffidare sulla controversia.
LA VITA E L’AMORE – Nato il 28 dicembre 1955 a Changchun, Liu si laureò all’università di Jilin, specializzandosi poi alla Normale di Pechino con una tesi intitolata “Estetica e libertà dell’uomo”. Continuò i suoi studi prima in Europa e successivamente negli Stati Uniti e fu proprio qui, nell’aprile del 1989 che decise di abbandonare la Columbia University – dove insegnava – per diventare protagonista della primavera cinese. Il prof. Infatti, scende in piazza, a Tiananmen, organizzando lo sciopero della fame e aprendo le trattative con i militari che stavano già invadendo la piazza di carri armati.
GLI ULTIMI ANNI E LA MORTE – Entra ed esce dalla prigione, facendosi anche i lavori forzati e conoscendo quella che poi diventerà la sua seconda moglie, la poetessa Liu Xia, con cui condividerà un amore quasi sempre all’ombra dei controlli della polizia e con cui deciderà di non avere figli.
Nel 2010 non potè presentarsi alla cerimonia di premiazione del Premio Nobel poiché in prigione e, severamente debilitato dal suo tumore, aveva richiesto di essere trasferito in un ospedale estero per provare a salvarsi ma soprattutto per provare a salvare sua moglie Liu. Desiderio che non è stato accolto da Pechino
