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Litigi, polemiche e offese. E’ arrivato il momento di dire basta

L’Italia ha bisogno dell’unione di tutte le forze politiche, al fine di poter far rinascere il Paese. I litigi fanno male al nostro futuro

I litigi sono tornati sovrani. Che peccato. La prima fase di questa terribile pandemia stava facendo scoprire la parte umana migliore della nostra Italia. Eravamo finalmente diventati tutti più sobri, più attenti alle nostre reazioni, più rispettosi. Eravamo diventati più vicini agli altri, disponibili ad un saluto al vicino di casa, a disposizione di chi era in difficoltà. Cantavamo sui balconi e applaudivamo i medici per il loro enorme sacrificio.

 

L’orgoglio, l’appartenenza alle nostre origini era diventa manifesta. Il tricolore appeso al balcone o al davanzale della finestra era il simbolo di un sentire comune. I video con i nostri monumenti e le nostre città d’arte erano diventati condivisione. L’ironia senza offesa, senza insulto, senza partito ci faceva sorridere e condividere un momento di sana leggerezza. Senza i litigi era diventato emozionante seguire i media e coinvolgente condividere i social.

 

Adesso sembra essere cambiato tutto. Da ciò che seguo sui media e sui social siamo ripiombati di nuovo nello stesso clima di prima, e penso che presto sarà peggio. Siamo maledettamente arrabbiati, siamo diventati irascibili, siamo tornati ad insultare, ad attaccare gli altri. I litigi si moltiplicano senza sosta. Chi la pensa in modo diverso va tranciato. Si sono ricreate le barriere. Le offese e gli insulti hanno ripreso vigore.

 

Fermiamo le risse televisive, amplificano rabbia e violenza

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Nelle trasmissioni televisive l’insulto è diventato un format per fare più ascolti. La riflessione del fondatore di Libreriamo Saro Trovato

 

Certo non è semplice, le cose non vanno bene, non si può nascondere. La crisi economica inizia a farsi sentire: è diventata pesante. La convivenza imposta in pochi metri di spazio abitativo non fa bene, inizia a generare conflitti, litigi. L’isolamento eccessivo logora: è davvero pesante. Abbiamo rinunciato alle feste e dovremo continuare a farlo ancora per tanto tempo. Abbiamo smesso di viaggiare, di andare in vacanza, di muoverci in città.

 

È inutile nascondere che sta emergendo il malcontento e come non giustificarlo. La speranza, la forza che tutti noi avevamo, sta scemando. L’#AndràTuttoBene inizia a perdere l’effetto emulativo delle prime settimane. Come può andare tutto bene se non sappiamo cosa sarà del nostro futuro, della nostra vita, del nostro lavoro, del nostro svago?

 

C’è bisogno del colpevole. Era ciò che temevo dall’inizio della pandemia. Mi ero illuso che fossimo tutti cambiati, diventati dei cittadini modello, che i litigi fossero finiti. C’è esigenza di sacrificare qualcuno per il male che si sta vivendo. C’è bisogno di trovare dei nemici da sconfiggere, abbattere, distruggere. Il litigio è ridiventato sovrano. Le urla televisive e social sono tornate a farsi sentire. Gli attacchi al pensiero non condiviso sono diventati all’ordine del giorno. Non c’è neppure il Calcio a fare da valvola di sfogo. Si è tornati agli schieramenti, alle visioni parziali, al sud contro nord, a chi vuole aprire e chi invece vuole chiudere. Il tricolore complice anche il sole e la brezza inizia ad ingiallirsi, a strapparsi, ad invecchiarsi.

 

Purtroppo, mi dispiace dirlo, i nostri politici non riescono a stare buoni. I media non possono che accendere ancora di più la miccia. E sui social imperversano i commenti da ultras. Non c’è più condivisione su niente: solo litigi. Si critica il concetto d’Europa, mi chiedo come sia possibile farlo. Il problema non è l’Europa unita, ma la gestione burocratica, economica, politica della stessa. L’Europa è un’opportunità per tutti coloro che ne fanno parte. Basta guardare lo scenario geopolitico mondiale per comprendere immediatamente quanto oggi più di prima sia importante l’esistenza di un’Europa democraticamente governata, unita e forte nella sua economia, socialmente e civilmente integrata.

 

Oggi non si può sindacare su chi ha governato in questi ultimi mesi. Siamo stati tutti travolti da qualcosa di grande, di inaspettato, di sconosciuto. Oggi facciamo tutti i saputelli e gli esperti di crisi, senza aver capito ancora bene cosa stiamo affrontando e la pericolosità del problema. Chiunque fosse stato al Governo avrebbe perso questa battaglia, lo dimostra cosa sta accadendo in tutto il Mondo.

 

Io direi di smetterla. Siamo ancora in tempo. I tempi saranno durissimi. “L’unione fa la forza” deve diventare il credo di tutti. Non c’è spazio per gli egoismi. Non c’è spazio per le lotte di potere. Dobbiamo fare uno sforzo comune e saper rinunciare tutti a qualcosa. La mediazione è una scelta dovuta. L’unione delle forze della politica, dell’economia, della scienza, della cultura, della società civile deve essere garantita da un “Patto Nazionale per la Rinascita dell’Italia”. In questo momento non c’è spazio per i contrasti tra destra, centro e sinistra, tutti i partiti devono trovare una mediazione politica e un punto di riferimento valido e riconosciuto da tutti.

 

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Bisogna che tutte le forze politiche trovino il garante o i garanti per uscire fuori dalla rissa e dalle polemiche. E se non c’è coincidenza con l’attuale Governo si dovranno in ogni caso ringraziare le donne e gli uomini che si sono prodigati per gestire questa enorme emergenza. Non solo, servirà fare tesoro dall’attuale gestione, in quanto potrà offrire l’esperienza fondamentale di questi duri mesi, utile le prossime scelte al servizio del Paese.

 

In questo momento non c’è spazio per gli egoismi. C’è bisogno che tutti iniziamo a navigare insieme. Non c’è spazio e tempo per le polemiche e per la caccia ai colpevoli. A tempo debito se qualcuno ha sbagliato, e, se sarà dimostrato dalla legge, pagherà. Oggi c’è bisogno di fiducia nelle istituzioni e fede nel futuro. Serve a tutti i costi la voglia di fare, di reagire e di trovare una soluzione per salvare il Paese. Il rischio è grande, la povera gente non ce la fa più. Si rischia di lasciare spazio alla criminalità e al disordine sociale. Si rischia di perdere il controllo del Paese e di far affondare per sempre l’Italia.

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