Si adagia sul Golfo di Napoli insieme alle altre isole Flegree, è stata insignita del titolo di Capitale della Cultura Italiana nel 2024, ha incantato artisti, scrittori, intellettuali, che spesso si recavano qui per prendersi una pausa dalla vita mondana. Ha ispirato “L’isola di Arturo”, uno dei massimi capolavori della letteratura italiana del Novecento.
È l’isola di Procida, di cui oggi scopriamo alcuni dei luoghi più affascinanti, quelli che hanno fatto nascere nella mente di Elsa Morante l’ambientazione per il suo meraviglioso romanzo di formazione intriso di avventura e fantastico.
Il romanzo di Elsa Morante, fra realtà e mito
Amante delle avventure e del mare, fortemente legato alla figura paterna, sensibile, desideroso di crescere in fretta: è Arturo, il protagonista del romanzo di Elsa Morante con cui l’autrice ha ottenuto il Premio Strega nel 1957.
Orfano di madre, il ragazzino cresce nell’isola di Procida negli anni ‘40 del Novecento, vivendo di sogni, sempre in attesa di quel padre che c’è e non c’è, e che alimenta i desideri di eroiche avventure dell’adolescente. In un’atmosfera che sembra a tratti onirica, Morante cala un personaggio che pare appartenere al contempo al mondo reale e a quello fantastico.
Leggere “L’isola di Arturo”, che si può ascrivere al genere del romanzo di formazione ma che è molto più di questo, è un’esperienza unica nel suo genere. In questo libro ci sono il mito, un’atmosfera mistica che sa di antiche magie… ma c’è anche il quotidiano, che irrompe nelle fantasticherie di Arturo, sconvolgendole.
Procida, 3 luoghi che hanno ispirato “L’isola di Arturo”
Il porto di Procida, il primo contatto con l’isola
Le pagine iniziali del romanzo sono dedicate a un’attenta descrizione dell’isola su cui è ambientata la narrazione. In una descrizione che parte dal mare, al largo, per arrivare alle coste e infine a quello che è il primo punto di contatto con Procida per chiunque vi si rechi: il porto.
“Intorno al porto, le vie sono tutte vicoli senza sole, fra le case rustiche, e antiche di secoli, che appaiono severe e tristi, sebbene tinte di bei colori di conchiglia, rosa o cinereo.”
Dopo un meraviglioso inno alla bellezza e alla libertà del mare, il lettore de “L’isola di Arturo” incontra, guardandolo con gli occhi del protagonista del libro, il porto di Procida. La descrizione è pittoresca, vivida. Ci fa immaginare un luogo che Elsa Morante ha descritto ispirandosi alla realtà, ma non ancorandovisi del tutto.
La statua del Cristo Pescatore raccontata nel romanzo è probabilmente frutto della rivisitazione del Cristo Crocifisso che si trova lì, nelle vicinanze. La Chiesa del Porto è sicuramente quella di Santa Maria della Pietà, la chiesa più antica dell’isola, che domina la piazza e che è uno degli edifici più visibili quando si giunge a Procida.
Il porto è il cuore pulsante dell’isola, un’area dove le barchette dei pescatori si accostano alle casupole d’epoca e ai negozi di artigianato. Da qui si possono ammirare il profilo frastagliato dell’isola flegrea e la sua anima che mescola piccoli caseggiati a maestosi edifici.
L’albergo Eldorado, dove nacque l’ispirazione
Era un affascinante edificio che si affacciava sul mare. Qui, all’ombra di un giardino ombroso e profumato di agrumi, Elsa Morante – e diversi altri intellettuali del tempo – erano soliti soggiornare quando avevano bisogno di evadere dalla rumorosa vita quotidiana.
È proprio in questo luogo, immerso nel verde e odoroso di brezza marina, che nasce l’idea del romanzo: un’isola lontana dal caos della folla, un luogo dal sapore ancestrale, dove un ragazzo sogna vivendo, vive sognando…
L’albergo Eldorado ha una storia travagliata: quando i proprietari furono costretti a chiudere, il Comune prese in affitto l’immobile e il terreno circostante per preservarne il valore. Aprì, sul finire degli anni Novanta, il “giardino Elsa Morante”.
A causa di problemi fra le parti in causa, il progetto ebbe vita breve e il giardino rimase chiuso per diversi anni. Si poteva sbirciare fuori dai cancelli per poter avere un’idea della bellezza primordiale che ha dato l’ispirazione per “L’isola di Arturo”.
Da qualche tempo, l’edificio è stato rilevato da privati, che vi hanno inaugurato una struttura ricettiva: oggi è possibile dormire e soggiornare qualche giorno dove è nato il personaggio di Arturo.
Il Penitenziario, il luogo della svolta
Nel Penitenziario di Procida è rinchiuso Tonino Stella, amico fraterno del padre di Arturo nonché origine della svolta del giovane. Nel romanzo, il carcere viene menzionato spesso con l’appellativo “Castello”. Il Castello svetta sull’isola, imponente e tenebroso, come un’ombra minacciosa che obnubila i sogni.
Il luogo nella realtà esiste davvero. È il Palazzo d’Avalos, un edificio cinquecentesco che si staglia maestoso sulla costa di Terra Murata, punto più alto dell’isola e luogo dove in origine sorgeva il borgo medievale di Procida.
Il palazzo, che nel corso dei secoli è stato adibito da residenza nobiliare a carcere, sembra quasi una fortezza in mezzo al mare a chi lo guarda dalle barche. Una tappa suggestiva, sia per il valore che essa riveste nella trama del romanzo di Elsa Morante, sia per la storia cittadina.