Inglesismi, sono parole talmente di uso comune da essere entrate a far parte del nostro vocabolario anche senza essere vocaboli italiani, ma derivati, rubati, presi (decidete voi) dal dizionario inglese. Colpa o merito dei social, della globalizzazione, del mondo digitale che unisce tutti ed elimina barriere al punto da creare una sorta di lingua mondiale moderna da cui non possiamo prendere le distanze (nemmeno volendolo).
Sono in molti infatti i puristi, coloro che inorridiscono davanti ad uno “schedulo…” o ad uno “shero…” e che continuano a preferire l’italiano “programmo” e condivido anche se questo provoca una reazione negativa tra i ragazzi delle Generazione Alpha.
Al netto di quella che sia la scelta e l’uso che se ne fa, o non se ne fa, ci sono inglesismi e termini che dobbiamo per forza conoscere per comprendere al meglio una generazione con cui abbiamo ed avremo sempre più a che fare, e non solo nel nostro paese.
6 inglesismi da conoscere
1 – Overtourism
Da un anno, forse più, non c’è telegiornale, quotidiano o social che non parli di “overtourism”, soprattutto nei mesi e nei periodi delle vacanze. Overtourism infatti significa proprio l’eccessivo flusso di turisti in una località, così elevata da rendere il luogo stesso quasi invivibile. Insomma, lo potremmo tradurre con un “eccesso di turisti”. Tema di discussione sociale e politica che alla fine ruota attorno ad uno degli inglesismi più attuali di sempre.
2 – Triggerare
È una delle espressioni più utilizzate oggi per indicare un “fastidio” o, meglio, per raccontare qualcosa che ci ha fatto arrabbiare. Trigger deriva infatti dal termine inglese, “trigger”, grilletto e quindi è come l’innesco ad una reazione nervosa. “Quel commento mi ha triggerato” leggeremo quindi sui social, come a dire, “quel commento mi ha fatto arrabbiare” o mi ha infastidito.
3 – Pingare
Se si deve in qualche maniera informare qualcuno di un appuntamento, specie se questo è in ritardo o ritardatario di suo, si usa appunto il verbo “pingare”, o l’espressione “gli ho inviato un ping”. Una sorta di promemoria, se non un avviso vero e proprio. Il vocabolo deriva dall’espressione “Ping” che in campo informatico indica il tempo di risposta di una connessione di rete.
4 – Push-up
È solo uno dei termini conosciuti da chi frequenta le palestre che, in particolare nella pratica del Crossfit diventano essenziali per sapere quale sia l’esercizio da compiere. Peccato che, nel caso di Push-up (usato anche quando si parla di biancheria femminile, per il reggiseno che solleva il decolléte) esista il suo preciso equivalente italiano, le flessioni. Come lo squat in realtà è un’accosciata, per non parlare poi degli addominali a tartaruga, divenuti ormai “six-pack”.
5 – Flexare
“Ha flexato le scarpe nuove su Ig”. Se avete qualche adolescente nei paraggi trovereste sicuramente in una delle sua chat o social un messaggio di questo tipo. Una frase contenente questa strana espressione, Flexare, dal verbo “to flex” che, come significato primario ha, ovviamente, flettere ma che in determinati contesti si usa anche per “esibire” e “mostrare”. Ed è questa l’accezione rapita dai giovani d’oggi. Quando quindi qualcuno vuole pavoneggiare, mostrare, esibire un nuovo acquisto o ragazza, o auto o vestito, beh, si usa appunto il verbo flexare.
6 – Boomer
Anche in questo caso si tratta di uno dei tanti inglesismi per certi versi “spregiativo” ma con un velo di ironia che non guasta mai. Di fatto il “boomer” è una persona diciamo non più giovanissima, diciamo che si entra nella fase dei boomer superati i 40 anni. Parliamo di persone nate ancora nel mondo analogico e non in quello digitale della Generazione Z e della Generazione Alpha, con una scarsa dimestichezza con i vari device e le app che invece per i più giovani sono semplici da utilizzare come bere un bicchier d’acqua.