Sei qui: Home » Società » Il Natale del 2020 diventi il simbolo della resistenza all’assuefazione digitale

Il Natale del 2020 diventi il simbolo della resistenza all’assuefazione digitale

Il Natale diventi il simbolo della relazione e del contatto fisico per il benessere dell'umanità contro il totalitarismo tecnologico

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade”. Così recitava Giuseppe Ungaretti, nella splendida poesia “Natale”. Una frase che manifesta lo stato d’animo del poeta dopo il ritorno a Napoli nel 1916 in congedo dalla guerra. Un’esperienza dura, atroce quella vissuta  in guerra, in grado di mettere in ginocchio qualsiasi persona. “Ho tanta stanchezza sulle spalle”, continua Ungaretti. Come dargli torto. Da qui l’esigenza del rifugio: “Lasciatemi come una cosa posata in un angolo e dimenticata”.

Un’immagine comprensibile. “Qui non si sente altro che il calore buono”, che sintetizza l’esigenza del calore domestico, desiderato da Giuseppe Ungaretti, per molto, troppo tempo. “Sto con le quattro capriole di fumo del focolare” continua ancora, per celebrare l’esigenza di chiudersi tra le mura di una casa che lo possa proteggere dalle atrocità della guerra.

"Perché diciamo così", il libro sul significato e origine dei modi di dire

“Perché diciamo così”, il libro sull’origine e sul significato dei modi di dire

Scopri perché utilizzi le frasi fatte, grazie al libro di Saro Trovato, fondatore di Libreriamo, in cui 300 modi di dire non avranno segreti

“Natale” di Ungaretti l’immagine del 2020

Una poesia che è troppo attuale in questo Natale del 2020. L’umanità intera dovrà rifugiarsi in casa per salvaguardare la vita propria e altrui dal Covd-19. Con l’unica variante, rispetto allo spirito della poesia di Ungaretti, che non siamo noi a scegliere. Non abbiamo la possibilità di decidere se sposare ciò che lo spirito del Natale rappresenta e ciò che invece il dovere sociale e civile ci impone.

Basta guardare il Presepe per capire che cos’è il Natale. L’intera comunità si unisce, si stringe, porta doni, convive per rendere omaggio alla nascita di un bambino divino. Tralasciando il credo religioso, che lasciamo liberi tutti di scegliere, e la deriva consumistica che non ha nessun legame con il vero concetto del Natale, il simbolismo di questa magica ricorrenza è rendere omaggio alla comune e reciproca appartenenza. La condivisione fisica è importante per ricordarci che siamo tutti indivisibili. Il Natale è il simbolo dello stare insieme, nessuno escluso.

Il Natale un simbolo religioso al servizio della comunità

I principi della tradizione, fatti propri dalle religioni (tutte), nascono per unire, creare armonia sociale. La religione contribuisce per abbattere il pericolo dell’egoismo e dell’egocentrismo, sinonimi per eccellenza del disordine di qualsiasi comunità. Questa è basata sul principio fondamentale del reciproco aiuto. Si è tutti parte di un meccanismo cosmico indivisibile. Non importa quali siano le qualità dei membri della comunità, tutti possono, o meglio devono contribuire al benessere generale.

Stando insieme si condivide la vita e si affronta la morte. Solo restando uniti il senso della morte e la relativa paura della fine, dell’ignoto, possono essere sublimati. Lo stare insieme non può in nessun modo essere sostituito, superato da un collegamento mediato, da un abbraccio di byte, che niente ha a che fare con la sensibilità tattile.  Il tatto è il senso della relazione con l’altro. È contatto, propulsore di emozioni intime, profonde, fondamentali. Il tatto è il primo senso che si acquisisce e l’ultimo che perdiamo. Utilizziamo il nostro corpo per riconoscere ciò che ci circonda, le emozioni degli altri.

Il Natale celebra il contatto…fisico

Il Natale è la festa che celebra il contatto. Si sta insieme intimamente per affermare che abbiamo bisogno degli altri. Chi ci sta vicino ci completa, anche se diverso da noi. Se non c’è vicinanza si è soli, sperduti nel nostro intimo, senza nessuna possibilità di metterci in discussione, di porci dei limiti e allo stesso tempo di affrontare la paura della morte.

Soli siamo tutti più vulnerabili, più deboli. L’unione ci permette di affrontare le intemperie e i disastri che purtroppo la vita può riservare, vedi appunto la pandemia. Ma questo Natale saremo costretti a rinunciare al contatto, allo stare con gli altri. Il mostro pandemico impedisce la fisicità, minando di fatto alle fondamenta il concetto stesso di Natale.

Ciò che colpisce è che saranno proprio i giorni di Natale quelli che non ci permetteranno di frequentare, di avere in casa le persone che vogliamo bene. La riunione in casa con famiglia e amici crea assembramento. La cena e il pranzo di Natale quest’anno sono un problema. Bisogna scegliere con chi stare. Il Natale non appartiene alla famiglia mononucleare, tipica della società contemporanea, metropolitana. Il Natale è la famiglia allargata, gli amici, la comunità intera. Ci ricorda da dove proveniamo, ci lega intimamente alle nostre radici. Ma, quest’anno tutto questo è stato interrotto.

Ammiro chi resiste - Luis Sepulveda

Il Mondo interrotto rischia di dare più forza al Covid 19

Solo unendo le forze e interrompendo il conflitto si può sconfiggere il virus

Il sacrificio di questo Natale una necessità

Certo, vivere il Covid 19 è un’esperienza, noi l’abbiamo raccontata attraverso alcune testimonianze, che merita il sacrificio di rinunciare al contatto. Siamo tutti d’accordo. Ma, il contatto mediato non sarà mai la soluzione. Ci potrà garantire l’opportunità di vederci, farci gli auguri, salutarci a distanza, ma in nessun modo può sostituire la magica atmosfera dello stare insieme natalizio.

Quindi, evitiamo di pensare ad una società interrotta, ad un Mondo interrotto quale modello per il futuro. Vivere, lavorare, festeggiare telematicamente impoverisce lo spirito e distrugge il senso di appartenenza di un Gruppo. Il grande sacrificio che tutti stiamo facendo deve diventare la reazione più forte ad un mondo totalmente mediato dalla tecnologia, ad un processo di relazioni senza con-tatto.

Il Natale 2020 diventi il simbolo del ritorno al tatto

Questo Natale deve diventare quindi una grande opportunità. Far nascere la resistenza degli uomini alla totale relazione tecnologica. Basta stare in casa, in famiglia, per accorgerci che non ci guardiamo più in faccia perché sempre attenti a ciò che accade sul nostro smartphone. Chi ci sta vicino sparisce, sostituito dal richiamo telematico. Assurdo, tutte le emozioni del contatto fisico sono irrimediabilmente messe a rischio, in cambio delle quattro capriole di byte del nostro telefonino. Si rischia di diventare degli assoluti, degli automi, in grado di riconoscere solo il richiamo di un Grande Fratello che non può diventare in nessun modo il padrone della nostra esistenza.

Quindi, sfruttiamo il grande sacrificio di quest’anno, per creare la più grande opportunità per la salvezza del genere umano. Prendere coscienza di quanto sia importante il contatto umano. Buon Natale!!!

Saro Trovato

© Riproduzione Riservata