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Come affrontare i disturbi alimentari e superarli

Hellas Cena, responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica, ICS Maugeri analizza come i disturbi alimentari rappresentino una problematica importante nella società

Disturbi alimentari: una problematica di cui si parla poco ma estremamente attuale. Se la tempesta emotiva dei giorni del Covid aveva contribuito ad aggravare il già claudicante tunner anoressico-bulimico, la situazione attuale post-virus dimostra che l’incremento non ha riguardato solo le tre “sorelle” dei disturbi del comportamento alimentare: anoressia, bulimia e ingordigia incontrollata da binge eating, ma anche una crescente ondata di nuovi sintomi quali l’ossessione per il fitness, emblema della bigoressia, altrimenti detta “sindrome d’Adone”, o ancora dell’anoressia atletica, simbolo del male nascosto dei campioni.

Disturbi alimentari, intervista a Hellas Cena

«I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione possono considerarsi come le malattie del nuovo millennio» afferma Hellas Cena, già ProRettore alla Terza Missione dell’Università di Pavia, ora responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica, ICS Maugeri, Presidente ANSiSA e Consigliere scientifico CREA, per il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, lo dice di continuo. In questa intervista, chiarisce i perché.

Non tutti i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) sono noti e alcuni non ancora ben definiti. Quali sono i sintomi figli del nostro tempo?

Oltre ai Disturbi della Nutrizione dell’Alimentazione descritti nel DSM-5 (manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali, quinta edizione) come anoressia e bulimia, ci sono diverse sfumature di questi che riguardano da vicino non solo atleti e “sportivi”, ma anche in generale la popolazione, come l’ortoressia, (ossessione per il “mangiare sano”), la vigoressia , (dal latino “vigor”, forza), o bigoressia (dall’inglese “big”, grosso), cioè l’ossessione nei confronti dello stile di vita alimentare, caratterizzata dal desiderio di una corpo performante in “perfetta forma”. La bigoressia colpisce soprattutto i giovani tra i 15 e i 23 anni, spesso di sesso maschile, in particolar modo frequentatori di palestre e appassionati di body-building, generalmente assillati dall’esercizio fisico, da una esasperata ricerca dell’alimentazione perfetta, abbracciando, a seconda del contesto sportivo, diete a volte ipocaloriche, a volte iperproteiche o ipolipidiche, con abuso di integratori e inclini all’utilizzo di farmaci dopanti per stimolare l’ipertrofia e velocizzare il recupero muscolare, dannosi per la salute.

Altre nuove condotte problematiche legate al cibo e alla alimentazione?

Ha preso piede l’ortoressia. Una caratteristica di questo disturbo è rappresentata da una eccessiva attenzione a una alimentazione sana, che può sfociare in una maniacale selezione dei cibi perdendo di vista che una alimentazione, salutare e funzionale anche alla propria performance, è costituita dalla varietà della dieta. Coloro affetti da ortoressia tendono infatti a preparare il cibo non solo stando attenti che i contenuti nutrizionali non vengano persi durante la cottura, ma passando in rassegna ogni ingrediente riportato sulle etichette degli alimenti al fine di appurarne le proprietà. Non trattandosi però di una categoria riconosciuta nel DSM-5, bensì di un disturbo non altrimenti specificato, non è ancora chiaro se sia una manifestazione legata perlopiù alla sfera alimentare o l’espressione invece di un comportamento ossessivo compulsivo.

Qual è il male più grande (e nascosto) degli atleti legato ai disturbi alimentari?

Un’altra tendenza alimentare che colpisce atleti e sportivi è anche l’anoressia atletica. Quando l’interesse al peso degenera in fissazione si va incontro a questa altra forma di problematica, che può portare ad assumere condotte alimentari sbagliate e a sottoporsi a diete estenuanti, oltre che perenni. Gli sport predisponenti sono quelli in cui è enfatizzata la magrezza e nei quali in gioco non c’è solo la forza e la tecnica ma anzitutto l’apparenza. Le discipline “incriminate”, solo per citarne alcune, sono la ginnastica artistica, la danza e il ciclismo. Bisogna comunque precisare che, nei prossimi decenni, la diffusione di questi disturbi, benché rappresentino al momento un fenomeno emergente, potrebbe scomparire in nome di nuove forme di malessere.

Che cosa ne pensa degli infiniti profili Instagram di giovani-donne influenti e inspirational, perlopiù ex-anoressiche, oggi premiate body-builder, che partecipano e vincono gare in nome di una presunta guarigione?

Si tratta di ragazze che continuano, seppur in modo poco consapevole, a mantenere un disturbo del comportamento alimentare e una necessità generale di controllo sul proprio corpo, questa volta, però, non tramite il cibo, come nel passato, ma attraverso una metodica di compenso: l’iperattività fisica.

A partire dal 2020, in concomitanza con la crisi emergenziale Covid-19, la popolazione che soffre di disturbi alimentari è cambiata?

I DCA negli ultimi 19 mesi sono sicuramente aumentati e diventati una emergenza sanitaria all’interno della emergenza. L’isolamento sociale, il lockdown e la risposta all’ansia e alla depressione che la pandemia ha sicuramente esacerbato, se da una parte hanno peggiorato la situazione dei pazienti che già soffrivano di questi disordini, a causa dell’impossibilità di accedere alle cure, ai servizi territoriali o alla psicoterapia individuale, dall’altra hanno fatto emergere molti nuovi casi in associazione ad altri disturbi psichici e dell’umore. I più colpiti sono stati i bambini e gli adolescenti. Ma, mentre alcuni bimbi in sovrappeso o già affetti da obesità (l’Italia è il primo Paese in Europa per prevalenza di obesità infantile), hanno riportato un aumento delle abbuffate, altri hanno al contrario mostrato un peggioramento nei comportamenti alimentari in senso restrittivo.

Che ruolo giocano TikTok, Instagram, Facebook, Snapchat e chi più ne ha più ne metta nell’ambito dei disturbi alimentari?

Pensare che sia colpa dei social è riduttivo e facile. Non esistono strumenti buoni o cattivi, ma è il modo in cui vengono usati che fa la differenza. Eppure c’è chi ancora, riferendosi all’uso e abuso degli apparecchi digitali tra gli adolescenti, dice: “È colpa dei telefonini”. Sarebbe un po’ come affermare, che è colpa delle armi se ci sono i conflitti. Io penso invece che ci sia una lacuna più profonda determinata dal ruolo del giovane in questa società. La maggior parte dei ragazzini si sente sola perché fondamentalmente è sola. I ragazzi, a parte i momenti di socialità vissuti a scuola e in ambito sportivo, una volta tornati a casa trovano un nido vuoto nel quale i genitori non ci sono o perché a lavoro o perché affaccendati in altre attività. Purtroppo non viviamo una dimensione sociale di accoglienza, di conseguenza è normale che una rete, quale Internet, piuttosto la PlayStation, diventino un compagno di gioco e di vita. Il problema sorge quando la piazza virtuale si trasforma nell’unico polo aggregativo dove incontrarsi.

Sara Cariglia

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