Sei qui: Home » Società » Al Salone di Torino, si discute su come combattere le mafie attraverso cultura e informazione

Al Salone di Torino, si discute su come combattere le mafie attraverso cultura e informazione

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A TORINO - ''La mafia è un fiume carsico che attraversa tutta la nostra storia fino ai nostri giorni''. Sono parole di Claudio Camarca, curatore del ''Dizionario Enciclopedico delle mafie in Italia'' (Castelvecchi), presentato al Salone del Libro di Torino con il magistrato Raffaele Cantone, don Luigi Ciotti, che hanno partecipato alla scrittura dei lemmi, e con il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, che ha firmato la prefazione...
  Durante la presentazione del “Dizionario Enciclopedico delle mafie in Italia”, Claudio Camarca, Raffaele Cantone, don Luigi Ciotti e Giancarlo Caselli hanno denunciato scarsa attenzione al problema della criminalità organizzata da parte della politica e dei media
 
TORINO – “La mafia è un fiume carsico che attraversa tutta la nostra storia fino ai nostri giorni”. Sono parole di Claudio Camarca, curatore del “Dizionario Enciclopedico delle mafie in Italia” (Castelvecchi), presentato al Salone del Libro di Torino con il magistrato Raffaele Cantone, don Luigi Ciotti, che hanno partecipato alla scrittura dei lemmi, e con il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, che ha firmato la prefazione. 
 
FAR LUCE SU UNA REALTÀ SOTTERANEA – “Una realtà, quella mafiosa, che secondo il pensiero comune è tipica del meridione appartiene in verità a tutto il nostro Paese”, spiega Camarca. “Gran parte dei locali – ristoranti, sale da giochi – che aprono in questo periodo in tutta Italia sono finanziati tramite denaro liquido, da imprenditori ‘particolari’. Perché accade questo, viene da domandarsi, in un periodo di crisi, in cui le persone normalmente tendono a risparmiare? Questo ‘Dizionario’, sulla scia di altri che hanno scritto prima di noi, vuole fare luce su tale realtà sotterranea. Vorrei ricordare una frase di Borsellino che ho messo in epigrafe al libro: ‘Parlate della mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene’. Questo abbiamo voluto fare noi.”
 
L’ANTIMAFIA DELLA CULTURA – “Io voglio innanzitutto ricordare il nome di una persona che ha accompagnato quest’opera, anche se non ha potuto vederne la luce. Il giornalista Roberto Morrione, che ha fatto del servizio alla verità e all’interesse pubblico la sua missione”, esordisce il procuratore Caselli. “Morrione è stato colui che ha recuperato e portato a conoscenza un’intervista rilasciata da Borsellino a un giornalista francese, in cui il magistrato parlava di mafia e di ramificazioni della mafia la Nord, facendo nomi e cognomi. L’antimafia può assumere diversi volti” – prosegue Caselli: “c’è l’antimafia della repressione, compito delle forze dell’ordine e della magistratura, l’antimafia sociale, che è compito di tante organizzazioni, tra cui Libera, che coordina tutte le associazioni impegnate nell’uso sociale dei beni confiscati alla mafia. E poi c’è l’antimafia della cultura. Bisogna parlare delle mafie, per rendere l’opinione pubblica consapevole, compito che aspetta a tutte le agenzie di informazione, ai media. Ci sono però testimonianze di pessimo valore, in cui il male viene addirittura mitizzato”. Caselli parla anche del processo Andreotti, spiegando come la gestione di questo processo da parte di una politica trasversale e di tanta parte dei media sia stata un pessimo esempio di informazione. “Il popolo italiano è stato truffato: in molti sono convinti che il senatore sia stato assolto, che sia stato perseguitato da innocente. Questo è falso. La sentenza della Cassazione ha confermato la colpevolezza di Andreotti per i reati fino al 1980”. 
 
IL TEMA DELLE MAFIE È SCOMPARSO DALL’AGENDA POLITICA – Il problema dell’informazione, viene ripetuto da tutti a gran voce, è centrale nella lotta alla mafia. “Il tema delle mafie è scomparso dall’agenda politica”, denuncia Raffaele Cantone. “I temi economici hanno fatto dimenticare quelli della criminalità organizzata, come se la lotta alla mafia fosse estranea alla questione economica. In questo momento i maggiori processi contro la ‘ndrangheta sono a Torino e Milano”, dichiara il magistrato, per sottolineare la capillarità della diffusione delle organizzazioni mafiose nel nostro Paese. “Eppure il tema è scomparso, soprattutto dai media. I guru dell’informazione stanno dando un’immagine dell’interesse del popolo diversa da quella reale”, denuncia Cantone. E avverte: “La criminalità organizzato non sta facendo un passo indietro, sta solo cambiando volto. I grandi boss sono stati spesso sostituiti da ragazzini, ma questo non significa che la mafia sia stata sconfitta. Ormai è una macchina che può camminare anche senza l’autista. Non bisogna abbassare l’attenzione. Falcone e Borsellino dicevano che la lotta alla mafia si fa soprattutto grazie all’apporto della conoscenza: di mafia bisogna parlare ovunque, nelle associazioni , nelle scuole, nei libri”. E un’opera come il “Dizionario”, di indubbio valore scientifico ma altamente divulgativa, si propone appunto di fare chiarezza, di parlare di tutto ciò che riguarda la mafia in un modo che sia comprensibile a tutti, anche ai tanti ragazzi che vogliono conoscere.
 
LA MAFIE SI SCONFIGGONO CON GESTI ORDINARI E QUOTIDIANI – “Vuoto culturale, silenzio e rimozione ci hanno accompagnato per tanti anni”, denuncia don Ciotti prendendo a sua volta la parola. “È la cultura che dà la sveglia alle coscienze. Il diffuso analfabetismo etico è l’habitat naturale delle mafie. Abbiamo bisogno di un sapere profondo, di una conoscenza seria. Un Paese diventa mafioso quando non viene messo in evidenza il legame tra le mafie e le tante ‘zone grigie’, quando la legge è una maschera del privilegio. Abbiamo visto troppe leggi fatte ad personam in questi anni, siamo stanchi! Bisogna fare luce sulle collusioni tra le mafie e la società civile, la politica. E la politica deve fare la sua parte: la lotta alle mafie si fa a Roma, con le leggi giuste. Gli organi dell’informazione da parte loro devono impegnarsi a demitizzare il mondo della mafie, devono smetterla di presentarlo come un mondo separato da noi, contro cui non possiamo fare niente. Le mafie si sconfiggono non con atti straordinari, ma con la collaborazione quotidiana di tutti i cittadini, con gesti ordinari, con l’educazione civile, politica ed etica.”
 
18 maggio 2013
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
© Riproduzione Riservata