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Soprintendenze e Prefetture, il nostro patrimonio culturale e artistico è in pericolo

Si è parlato di attacco alla Costituzione, di degrado artistico e culturale, di azioni inaccettabili e di voglia di giustizia, dopo l’annuncio del disegno di legge Madia. Secondo questo provvedimento, infatti, i Soprintendenti verranno “sottoordinati” ai Prefetti: alti...

Il disegno di legge Madia sulla riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato è, a detta di molti, davvero pericoloso. Questo provvedimento distruggerebbe infatti una struttura capillare di tutela, plasmata dalla realtà storica e culturale del nostro Paese, considerata da sempre un modello. Sono scesi in campo intellettuali e storici per difendere, a giusta ragione, il nostro patrimonio artistico e le leggi che lo salvaguardano.

 

MILANO – Si è parlato di attacco alla Costituzione, di degrado artistico e culturale, di azioni inaccettabili e di voglia di giustizia, dopo l’annuncio del disegno di legge Madia. Secondo questo provvedimento, infatti, i Soprintendenti verranno “sottoordinati” ai Prefetti: alti burocrati incompetenti in materia di beni culturali, che avrebbero così l’ultima parola su quella che è la maggiore ricchezza del nostro paese. Numerose le proteste di intellettuali che difendono l’azione delle Soprintendenze, le strutture molto specializzate che svolgono da sempre funzioni dirette di tutela, conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni culturali, ma anche di difesa del territorio dalla speculazione edilizia che ha ridotto l’Italia – e in particolare le zone costiere del paese – nelle condizioni a tutti note. Perfino il ministro Dario Franceschini ha lanciato un appello, firmato da diverse personalità di spicco della nostra cultura (figura, tra gli altri, anche l’ex ministro Massimo Bray), per chiedere al ministro di vigilare su eventuali violazioni dell’articolo 9 della Costituzione. Far sì che la soprintendenza diventi subordinata alla prefettura, potrebbe di fatto costituire una fattispecie perché si parli, appunto, di violazione dell’articolo.

 

L’ARTICOLO INCRIMINATO – E’ l’articolo 7 della nuova legge per la pubblica amministrazione ad essere da giorni nel mirino di intellettuali e storici dell’arte. Questo articolo infatti, in nome dell’efficienza e della celerità, ha stabilito un’evoluzione delle prefetture in “uffici territoriali dello Stato, quale punto di contatto unico tra amministrazione periferica dello Stato e cittadini” delegando al governo la “confluenza nell’Ufficio territoriale dello Stato di tutti gli uffici periferici delle amministrazioni civili dello Stato”. Facciamo chiarezza. “L’ufficio territoriale dello Stato” non è altro che la Prefettura, che, dopo la riforma, assumerà questa nuova denominazione e “ gli uffici periferici delle amministrazioni civili dello Stato” saranno le soprintendenze che dipenderanno, così, dai prefetti. Il suddetto articolo quindi sancisce che tutti gli uffici amministrativi dello Stato, comprese le soprintendenze dei Beni culturali, si riverseranno nelle Prefetture. Ne consegue che, essendo la soprintendenza un ‘ufficio periferico delle amministrazioni civili dello Stato’, tutte le soprintendenze potranno confluire nelle Prefetture, e quindi dipendere dai prefetti.

 
UNA SOLUZIONE INEFFICACE E PERICOLOSAMibact (il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) ha definito la nuova norma ‘uno strumento rozzo e pericoloso, rappresenta una risposta sbagliata ad una esigenza giusta e risulta inefficace per contrastare pratiche corruttive. In un campo tanto delicato, come quello della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico, è assolutamente necessaria una valutazione tecnica esplicita da parte degli uffici competenti, anche per ribadire l’esigenza di una loro responsabilizzazione in scelte così importanti per il patrimonio dell’intera comunità nazionale e mondiale”.

 
IL PARERE DEGLI INTELLETTUALI – Alcuni giuristi e intellettuali (da Dario Fo a Corrado Stajano, Salvatore Settis, Stefano Rodotà e molti altri) definiscono il disegno di legge come ‘il più grave attacco al sistema della tutela del paesaggio e del patrimonio culturale mai perpetrato da un governo della Repubblica’, definendolo addirittura come ‘attacco finale e definitivo’. Il rischio concreto potrebbe consistere, come evidenzia Montanari, nella subordinazione del soprintendente al prefetto, con tutto ciò che potrebbe conseguirne in termini di decisioni e competenze. Di fronte alla levata di scudi delle associazioni di tutela e dei sindacati, la Camera ha approvato un ordine del giorno che «impegna il Governo a prevedere che le funzioni dirette di tutela, conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni culturali rimangano di competenza esclusiva ed autonoma dell’amministrazione preposta alla tutela dei beni culturali»

 

ATTACCO ALL’ARTICOLO 9 – Se la proposta venisse seriamente vagliata e accettata, c’è chi parla già di attacco all’articolo 9 della Costituzione. Massimo Bray, già ministro dei Beni e della Attività culturali e turistiche e direttore dell’Enciclopedia Treccani, ha dichiarato “Se abbiamo ancora parte del nostro meraviglioso paesaggio e delle nostre incommensurabili bellezze artistiche lo dobbiamo a cinquecento anni di custodia, amore e passione degli italiani per la propria terra. Le soprintendenze hanno questo compito, difendere e tutelare un patrimonio immenso che la storia ci ha lasciato. Il disegno di legge Madia sulla riorganizzazione dell’amministrazione statale nasce con l’intento di semplificare e combattere le lungaggini della burocrazia ma non è così che nel mondo dei beni culturali si raggiunge l’obiettivo.”

 
LA RISPOSTA DI LEGAMBIENTELegambiente non usa mezzi termini definendo il silenzio assenso ‘una risposta sbagliata ai problemi, reali, di velocità della risposta della pubblica amministrazione e di presa di responsabilità da parte dei diversi Enti. I ritardi delle pubbliche amministrazioni nelle decisioni ambientali, a nostro avviso, sono imputabili non solo alla durata formale dei procedimenti, ma ad una inadeguata istruttoria che precede la conclusione del procedimento. Ci si concentra troppo sull’esito finale del procedimento, senza porre rimedio alla frammentazione delle competenze ambientali ripartite tra troppi enti distinti, non si tiene in debito conto la non adeguata formazione del personale pubblico – che spesso è carente anche quantitativamente – preposto ad assumere le decisioni, che deve districarsi in una legislazione tracimante, spesso contraddittoria e di difficilissima applicazione. In ultimo, esiste una incapacità da parte della pubblica amministrazione di coinvolgere il pubblico prima dell’avvio dei procedimenti decisionali a rilevanza ambientale, inserendo così il conflitto alla fine del procedimento. Per questa ragione proponiamo che il dibattito pubblico e la partecipazione dei cittadini assuma un ruolo fondamentale nelle decisioni della pubblica amministrazione per rendere le decisioni più trasparenti e più condivise”.

 
RESISTERE STRENUAMENTETomaso Montanari, in un suo articolo fa i conti con i problemi reali relativi alla tutela del patrimonio culturale e scrive “Le soprintendenze non funzionano? Si finanzino adeguatamente (rimediando finalmente al gigantesco taglio inflitto da Berlusconi, Tremonti e Bondi nel 2008). I soprintendenti non funzionano? Li si rimuova, con decisione e trasparenza. Ma con la confluenza nelle prefetture non si risolverà nessun problema, e di fatto le soprintendenze semplicemente spariranno: il che rende legittimi i dubbi di chi pensa che il problema non sia l’inefficienza delle soprintendenze, ma anzi la residuale, e spesso eroica, forza con la quale, nonostante tutto, si oppongono alle speculazioni che continuano ad affogarci nel cemento.”

 
29 luglio 2015

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