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”Il piacere” di Gabriele D’Annunzio, il successo editoriale del più amato e odiato scrittore della letteratura italiana

Gabriele D'Annunzio, il più amato e odiato scrittore della letteratura italiana, animo poliedrico e lacerato, riuscì a divulgare in Italia lo spirito della modernità, lo spirito del decadentismo. Pur non rinunciando all'interesse iniziale...

Gabriele D’Annunzio, il più amato e odiato scrittore della letteratura italiana, animo poliedrico e lacerato, riuscì a divulgare in Italia lo spirito della modernità, lo spirito del decadentismo. Pur non rinunciando all’interesse iniziale verso la letteratura positivista e verista, come testimoniano le novelle di Terra Vergine o quelle de Il libro delle vergini, D’Annunzio pubblicò, dopo aver impiegato meno di un anno per la sua composizione, Il piacere, apparso nel 1889.

 

Immerso nel silenzio e nella tranquillità del Convento Michetti, a Francavilla al Mare, di proprietà del suo grande amico, il famoso pittore abruzzese Francesco Paolo Michetti, D’Annunzio dedicò alcuni mesi, dal luglio al gennaio, alla scrittura del suo capolavoro letterario. Abbandonate le vesti del giornalista e del cronista mondano, attento alla vita e agli interessi della classe nobile, D’Annunzio decise di occuparsi esclusivamente di letteratura.

 

Il piacere fu, molto probabilmente, il suo più grande successo editoriale: la sua fama oscurò tutte le sue altre opere, perfino La figlia di Iorio, Il trionfo della morte o Il fuoco. Il piacere, il primo romanzo di D’Annunzio, pubblicato quando il Vate aveva 26 anni, è diviso in 4 libri: con questo romanzo l’Italia conobbe un nuovo personaggio, un nuovo tipo di uomo, l”esteta. Andrea Sperelli, conte Fieschi-d’Ugenta, l’esteta protagonista del romanzo, è cresciuto col padre, che l’ha indirizzato all”arte e alla classicità, perché la bellezza è il valore cardine della vita perfetta. Sperelli, il giovane privato del normale rapporto materno, abita in un palazzo a Roma, Palazzo Zuccari, edificato a partire dagli ultimi anni del Cinquecento. Circondato da oggetti d”arte e da splendidi e preziosi complementi d’arredo, Andrea trascorre la sua vita partecipando a feste, banchetti, ritrovi, cene galanti, concerti.

 

La Roma del Piacere è la Roma umbertina, città gaudente, raffinata, lasciva, che si adatta bene al temperamento del protagonista. L’autore presenta ampi scorci cittadini, come Porta Pia e Trinità dei Monti, ed eleganti interni, come quelli di Palazzo Zuccari e di Palazzo Schifanoia, a Ferrara. Il romanzo, ambientato tra il 1885 e il 1887, serve a D’Annunzio per denunciare la profonda limitatezza e mediocrità della classe borghese, oltre che la crisi dei valori e degli ideali dell”aristocrazia. Andrea, tutto imbevuto di erudizione e di conoscenza artistica, fonda la sua vita su una massima paterna: egli crede che ”bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera d’arte”.

 

Nella vita di Andrea non c’è posto per sentimenti umani, per amori sinceri: seguendo ancora gli insegnamenti paterni, egli sa che ”bisogna sopra tutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove imaginazioni”, perché chi è libero dai rimpianti, tipici degli spiriti ”disoccupati”, saprà ”conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin nell’ebrezza”. La libertà è uno dei temi del romanzo: la libertà d”amare e di possedere, in campo amoroso, senza essere posseduto si riconoscono in Andrea, che si ritroverà da solo, all’inizio come alla fine del romanzo.

 

La scelta di Andrea di interrompere e di inseguire nuove relazioni sembrerebbe influenzata dalla volontà materna di riversare il suo amore non sul figlio, ma sul nuovo amante. Andrea crede di poter mantenere le redini di questa vita rivolta alla menzogna, ma egli viene sconfitto dal suo stesso cuore: egli crede d’essere un superuomo, ma è solamente il primo degli ”umiliati e offesi” (per citare Dostoevskij, ripreso da D’Annunzio nella stesura di Giovanni Episcopo, il suo secondo romanzo, apparso nel 1892) scaturiti dalla penna dell”Immaginifico. La vita illusoria, quasi sognata, vissuta da Andrea, si serve dei sensi, importanti per il godimento artistico e sensuale. L”esteta Sperelli, così come i suoi due fratelli, Dorian Gray e Jean Floressas Des Esseintes, è destinato ad essere sconfitto, perché il suo estetismo non conduce alla felicità. Il giovane esteta, tutto affascinato dalla bellezza, è diviso tra due donne: da una parte c’è Elena Muti, bella, seducente, tutta presa da passioni ferine e sessuali; dall”altra parte c’è Maria Ferres, una donna sposata, sensibile, colta, che si dedica con amore alla figlioletta.

 

Elena e Maria rappresentano l’oggetto del desiderio di Andrea: entrambe incarnano il desiderio più profondo del ragazzo, l”appagamento totale, che scaturirebbe dal possedere entrambe le due donne, così diverse, ma così importanti per soddisfare quel cuore dilaniato. Andrea è interessato all”erotismo prorompente di Elena, ma anche alla purezza d’animo di Maria, che crede d”essere amata davvero. Andrea vede in Maria quello che non ha ricevuto da sua madre, l’amore materno disinteressato. Elena e Maria sono contrapposte in maniera evidente, non solo per quanto riguarda il comportamento, ma hanno anche nomi particolarmente importanti: la prima ha il nome della mitica donna che causò la guerra di Troia, a causa del suo corpo statuario; la seconda ha lo stesso nome della madre di Cristo, che si reca sotto la croce piangendo e avendo pietà degli assassini del Figlio.

 

Nell’opera si riconoscono numerosi riferimenti alla letteratura, alla musica e all’arte. D’Annunzio mostra di conoscere l”arte giapponese, citando Katsushika Hokusai (autore della celebre Grande onda, una delle 36 vedute del Monte Fuj), quella francese, citando Jean Antonine Watteau, quella italiana, parlando dei Caracci e della Stanza di Eliodoro di Raffaello, e quella fiamminga, menzionando Rubens. Sono frequenti le citazioni letterarie: numerosi sono i riferimenti alla letteratura contemporanea all”autore (ad esempio, in diversi momenti D’Annunzio si ispira o cita i romanzi dei fratelli de Goncourt, le poesie baudelairiane dei Fleurs du mal, l”Initiation sentimentale di Péladan e, nel finale, la Salammbô di Flaubert), ma ancor più fitti e costanti sono le allusioni ai poeti e agli scrittori del passato, da Catullo a Petrarca, da Goethe a Shelley, da Dante a Byron, da Lorenzo il Magnifico al Dialogo delle bellezze delle donne di Agnolo Firenzuola.

 

Per quanto riguarda la musica, è essa uno dei protagonisti del romanzo: viene citata una Gavotta delle dame gialle, attribuita a Luigi Rameau, ovvero Jean Philippe Rameau, autore di numerose gavotte per clavicembalo e per orchestra; si fa spesso cenno a Bach, alla Toccata op.11 di Clementi, a Schumann e ai suoi Lieder, a un Offertorio di Haydn, al Te deum e al Don Giovanni di Mozart, oltre che al suo celebratissimo e incompiuto Requiem, ricordato per il Tuba mirum. A una composizione è affidato un ruolo importantissimo: la Sonata al chiaro di luna, la sonata per pianoforte, op.27 n.2 di Beethoven, ha la difficile funzione di far sbocciare l’amore tra Andrea ed Elena, in uno dei loro primissimi incontri, e di marcare l”atmosfera della passione. Tra cammei, vasi antichi, duelli mortali, arazzi, tele pregiate, corse a cavallo, concerti, si muove Andrea Sperelli, tutto teso a ristabilire il valore supremo della bellezza, che è stata surclassata dal profitto e dal capitalismo. Sotto il ”grigio diluvio democratico”, Andrea, con la sua vita inimitabile, irraggiungibile per chi non condivide il culto del bello, conferisce all’arte quella sua importanza imprescindibile. Sperelli è l’ ”ultimo discendente d’una razza intellettuale”, l’ultimo gentiluomo e artista, l’ultimo uomo libero dalla morale, e qui si scorge la futura influenza nietzschiana sull’opera di D’Annunzio, dalla prosa al teatro.

 

Il piacere, romanzo dalla sintassi prettamente paratattica, presenta una prosa artificiosa, musicale, roboante, ampollosa, quasi barocca, come gli autori che D’Annunzio recupera. Nel lessico si riconoscono termini latini, francesi, inglesi, greci, tedeschi. La vasta cultura di D’Annunzio e la sua grandissima abilità di scrittore trasportano il lettore in un mondo passato, vicino al declino, prossimo alla fine, quasi come le tele di Gustav Klimt che, con elementi preziosi, cercavano di nascondere il crollo dell”Impero austro-ungarico.

 

Fabrizio Simone

 

 

2 gennaio 2015

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