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“Violenza Domestica”, la poesia di Eavan Boland

In "Violenza domestica" la poesia di Eavan Boland emerge come la società non può che essere la causa anche dei conflitti più intimi. Un lezione da imparare

Violenza domestica di Eavan Bolan è una poesia che riesce a raccontare la sofferenza di una donna costretta a subire l’abuso fisico e psicologico tra le mura domestiche. 

Una donna irlandese costretta a vivere la duplice condizione del conflitto sociale e della condizione femminile della sua terra, con quello più intimo della vita familiare.

Violenza domestica fa parte di Domestic Violence, una raccolta di poesie scritte da Eavan Bolan pubblicata nel 2007.  

Violenza Domestica di Eavan Boland

1.

Era inverno, lunare, umido. Al crepuscolo
Le piantine nel vaso grigio diventavano orfani della luna.
“Piacere di conoscerti, carne piacere tuo”
diceva l’insegna del macellaio nella vetrina del paese.
 
Tutto cambiò l’anno in cui ci sposammo.
E dopo ci trasferimmo in periferia.
Quanto eravamo giovani, quanto eravamo ignoranti, quanto eravamo vicini
pensavamo che l’unica storia vera fosse la nostra.
 
E c’era una coppia che litigava fino a notte fonda,
le loro voci alte, acute:
niente è mai del tutto
giusto nelle vite di coloro che si amano.
 
2.
 
In quella stagione improvvisamente la nostra isola
ha fatto emergere le sue vecchie ferite visibili a tutti.
Anche noi le vedemmo.
Rimanemmo lì a chiederci come
 
gli orizzonti di sale e le colline di Dublino,
i fiumi, le montagne, le paludi vichinghe
che pensavamo di conoscere
furono fatti rabbrividire
 
nel nostro antico televisore dodici per quindici
che li restituiva come lacrime grigie e sempre più grigie
e uccisioni, uccisioni, uccisioni,
e poi funerali al chiaro di luna:
 
niente di ciò che dicevamo
né allora né dopo,
diventò comprensibile
è tutto sbagliato nella vita di coloro che si odiano.
 
3.
 
E se ciò che restituisce la memoria è
solo questo – ricordare, non ricordare -.
se posso essere al sicuro nella
debole luce primaverile di quella cucina, allora
 
perché c’è un’altra cucina, la cui luce primaverile
sempre più scura e
una donna che sussurra a un uomo
e ancora e ancora cos’altro avremmo potuto fare? 

4.
 
Abbiamo fallito il nostro momento o il nostro momento ci ha fatto fallire.
I tempi erano speciali ma eravamo piccoli.
Perché scrivo questo
se non ci credo?
 
Abbiamo vissuto le nostre vite, siamo stati felici, siamo rimasti uniti.
I bambini sono nati e cresciuti qui
e se ne sono andati,
compresi i nostri.
 
Per quanto riguarda quella coppia, abbiamo mai
scoperto chi fossero
e volevamo scoprirlo?
Penso che lo sappiamo. Credo che l’abbiamo sempre saputo.

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Domestic Violence by Eavan Boland

1.

It was winter, lunar, wet. At dusk
Pewter seedlings became moonlight orphans.
Pleased to meet you meat to please you
said the butcher’s sign in the window in the village.

Everything changed the year that we got married.
And after that we moved out to the suburbs.
How young we were, how ignorant, how ready
to think the only history was our own.

And there was a couple who quarreled into the night,
Their voices high, sharp:
nothing is ever entirely
right in the lives of those who love each other.

2.

In that season suddenly our island
Broke out its old sores for all to see.
We saw them too.
We stood there wondering how

the salt horizons and the Dublin hills,
the rivers, table mountains, Viking marshes
we thought we knew
had been made to shiver

into our ancient twelve by fifteen television
which gave them back as gray and grayer tears
and killings, killings, killings,
then moonlight-colored funerals:

nothing we said
not then, not later,
fathomed what it is
is wrong in the lives of those who hate each other.

3.

And if the provenance of memory is
only that—remember, not atone—
and if I can be safe in
the weak spring light in that kitchen, then

why is there another kitchen, spring light
always darkening in it and
a woman whispering to a man
over and over what else could we have done?

4.

We failed our moment or our moment failed us.
The times were grand in size and we were small.
Why do I write that
when I don’t believe it?

We lived our lives, were happy, stayed as one.
Children were born and raised here
and are gone,
including ours.

As for that couple did we ever
find out who they were
and did we want to?
I think we know. I think we always knew.

(Fonte: poets.org)

Eavan Boland descrive il rapporto della violenza intima e sociale

Una poesia che racconta un prima e un dopo. E che crea un incontro profondo tra dentro e fuori.

Tempo e spazio permettono al lettore come in un film di poter seguire la sfera privata della protagonista e i fatti del conflitto nord irlandese.

Ciò che lega tutto purtroppo è l’assuefazione della violenza.

Come in ogni conflitto le ferite insorgono e la felicità svanisce. Tutto diventa violenza fisica e psicologica, Fino a quando la fuga da quella vita non piò che diventare l’unica via di salvezza.

In “Domestic Violence”  l’interno e l’esterno sembrano essere chiaramente separati, essendo ogni spazio confinato in una sezione numerata del testo.

Nella prima strofa si parla di una coppia che si trasferisce in periferia dove può sentire i vicini litigare.

Una coppia giovane che convive felice. Appena i due si sposano le cose cambiano. Si trasferiscono in periferia e il rapporto comincia a mutare. 

Nella strofa successiva, i media riportano notizie sui Troubles (il Conflitto Nord Irlandese).

Mentre le ultime due strofe meditano sul successo e sul fallimento, sia personale che collettivo.

Almeno in superficie, una disposizione così ordinata suggerisce una divisione simile in termini di spazio fisico, offrendo così una facile ritirata in un territorio protetto.

Tale territorio è la cucina, dove un’ironica interlocutrice riflette sul proprio anonimato e sulla propria emarginazione.

Un tempo luogo di reclusione e sottomissione, la cucina si trasforma in uno spazio meditativo che offre tregua, anche se solo per un po’, dai capricci della storia:

“se posso essere al sicuro nella / debole luce primaverile di quella cucina”.

Tuttavia, questa sensazione è mitigata dalla clausola condizionale e dalla frase incalzante che mette in primo piano l’aggettivo “debole”, creando così un senso di transitorietà e insicurezza.

L’effetto che ne deriva è quello di una fragile intimità all’indomani dei Troubles.

Il ritmo incalzante dei media metafora della sofferenza interiore

Violenza domestica chiarisce tuttavia che le dicotomie sicure sono rapidamente minate dalla presenza invadente dei media che riferiscono dei conflitti nel Nord del Paese e del loro inesorabile bilancio di morte.

Sebbene la menzione del conflitto sia testualmente confinata all’interno della seconda parte della poesia, il rombo lontano della violenza esterna irrompe nella sfera privata quando i paesaggi irlandesi vengono

“fatti rabbrividire / nella nostra antica televisione a dodici e quindici”.

Questa sezione si apre diluendo apparentemente l’impatto del conflitto

“In quella stagione all’improvviso la nostra isola / fece uscire le sue vecchie piaghe per tutti”.

Prosegue con un ritmo giambico costante

“gli orizzonti di sale e le colline di Dublino, / i fiumi, le montagne, le paludi vichinghe / che credevamo di conoscere”.

Nel frattempo, l’uso simmetrico del pronome possessivo (“la nostra isola”; “la nostra… televisione”), lungi dal trasmettere un senso di domesticità, tende ad abbattere le barriere tra vicino e lontano e a rafforzare l’associazione tra sociale e intimo.

Anche se il poema è ordinatamente diviso in quattro parti distinte, con lo scoppio dei Troubles tranquillamente confinato nella seconda sezione, la sovrapposizione di personale e politico vanifica qualsiasi tentativo di tracciare distinzioni nette.

Infatti, la terza sezione si conclude con una donna che pone al marito la semplice domanda retorica “cos’altro avremmo potuto fare?”.

Un chiaro promemoria di come i dilemmi personali e collettivi possano incontrarsi.

La poesia una testimonianza della società irlandese

In Violenza domestica si può cogliere la realtà irlandese in una relazione metaforica tra la vita di coppia di una donna e il conflitto sociale che purtroppo ha conosciuto l’Irlanda, soprattutto quella del Nord.

La poesia diventa il racconto di tutti i casi di violenza contro le donne. In Irlanda, la femminilità è stata a lungo associata alla reclusione, sia nella sfera domestica che  in quella sociale.

In Violenza domestica, Eavan Boland mostra come i conflitti possano invadere la sfera privata e contaminare l’unità familiare di marito e moglie.

L’associazione tra liti private e conflitti pubblici avviene in due modi. Il primo rappresenta la terra come un’estensione dell’unità familiare, mentre il secondo descrive le fazioni in guerra come una coppia in lotta.

Come ogni guerra combattuta su un terreno comune, il conflitto irlandese è visto come una lite familiare.

nel nostro antico televisore dodici per quindici
che li restituiva come lacrime grigie e sempre più grigie
e uccisioni, uccisioni, uccisioni,
e poi funerali al chiaro di luna:

Chi è Eavan Boland

Eavan Boland è nata a Dublino il 24 settembre 1944. Suo padre era un diplomatico e sua madre era una pittrice espressionista.

All’età di sei anni, Boland si trasferì con la famiglia a Londra, dove incontrò per la prima volta il sentimento anti-irlandese.

Successivamente è tornata a Dublino per la scuola e ha conseguito la laurea al Trinity College nel 1966. Ha studiato anche a Londra e New York.

Le raccolte di poesie di Boland includono A Poet’s Dublin (Carcanet Press, 2014); Una donna senza patria (WW Norton, 2014); Nuova raccolta di poesie (WW Norton, 2008); Un’origine come l’acqua: raccolta di poesie 1967–1987 (WW Norton, 1996); e A sua immagine (Arien House, 1980).

Oltre ai suoi libri di poesia, Boland è stata anche autrice della raccolta di saggi A Journey with Two Maps: Becoming a Woman Poet (W. W. Norton, 2011), che ha vinto il PEN Award 2012; Lezioni oggettive: La vita della donna e del poeta nel nostro tempo (WW Norton, 1995), un volume di prosa; e After Every War (Princeton, 2004), un’antologia di poetesse tedesche. Con Mark Strand, ha co-curato The Making of a Poem: A Norton Anthology of Poetic Forms (W. W. Norton, 2000).

In Italiano possiamo leggere Falene e altre poesie (Via del Vento, 1998), Tempo e violenza. Poesie scelte (Le lettere, 2010), Le Storiche (Le lettere, 2022)

Boland era professoressa di inglese alla Stanford University, dove dirigeva il programma di scrittura creativa. Ha vissuto in California con suo marito, lo scrittore Kevin Casey, ed è morta il 27 aprile 2020.

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