Un appunto di Wisława Szymborska è una poesia che rivela un messaggio di pura libertà: la possibilità di poter sbagliare. Anzi, l’incauto errore diventa espressione di bellezza, perché l’imperfezione è l’essenza stessa della vita.
È un testo che ribalta la nostra idea di perfezione. Con la sua lucidità gentile, Szymborska trasforma l’esistenza in una sequenza di piccoli gesti, attimi quotidiani, momenti che spesso ignoriamo. Il punto centrale è chiaro: vivere significa inciampare, perdersi, ricominciare, non sapere tutto.
Non perché siamo fragili, ma perché è proprio quell’incertezza a renderci umani. La vita non è un quadro ordinato: è un insieme di tentativi, intuizioni, ricordi incompleti, scintille che brillano e poi spariscono. La poetessa polacca invita ad accogliere tutto questo senza paura.
Un appunto fa parte della raccolta di poesie Attimo (Chwila) di Wisława Szymborska, nella traduzione di Pietro Marchesani e pubblicato a Milano da Scheiwiller, nel 2004.
Leggiamo questa meravigliosa poesia di Wisława Szymborska per condividere il messaggio universale,
Un appunto di Wisława Szymborska
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla nel vento;e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
Notatka, Wisława Szymborska (testo originale)
Życie – jedyny sposób,
żeby obrastać liśćmi,
łapać oddech na piasku,
wzlatywać na skrzydłach;być psem,
albo pogłaskać go po ciepłej sierści;odróżniać ból
od wszystkiego, co nim nie jest;mieścić się w wydarzeniach,
podziewać w widokach,
poszukiwać najmniejszej między omyłkami.Wyjątkowa okazja,
żeby przez chwilę pamiętać,
o czym się rozmawiało
przy zgaszonej lampie;i żeby raz przynajmniej
potknąć się o kamień,
zmoknąć na którymś deszczu,
zgubić klucze w trawie;
i wodzić wzrokiem za iskrą na wietrze;i bez ustanku czegoś ważnego
nie wiedzieć.
L’imperfezione è una dichiarazione d’esistenza
Un appunto è una poesia di Wisława Szymborska che invita a riconoscere che la vita non è fatta per essere ordinata o impeccabile. È un territorio in cui tutto accade in modo imprevedibile e spontaneo.
La Premio Nobel per la letteratura 1996 racconta un’esistenza fatta di piccoli gesti e momenti che sfuggono al controllo, un mosaico in cui l’errore non rappresenta un inciampo ma una traccia autentica della nostra presenza nel mondo.
La poetessa sottolinea che si vive davvero solo quando si accetta la possibilità di sbagliare, di perdersi, di non comprendere tutto. Ed è proprio in questa apertura alle imperfezioni che la vita rivela la sua verità più luminosa.
La vita è fatta di piccoli gesti che hanno enorme importanza
L’apertura della poesia presenta la vita come l’unico spazio possibile dell’esperienza. Quando Wisława Szymborska scrive che la vita è “il solo modo per coprirsi di foglie, prendere fiato sulla sabbia, sollevarsi sulle ali”, introduce una visione concreta e tangibile dell’esistenza.
Non un’idea filosofica ma un coinvolgimento fisico, fatto di contatto con il mondo naturale e con i suoi ritmi. Ogni immagine richiama un gesto semplice, primitivo, che riporta l’essere umano a una dimensione originaria di stupore.
L’invito a essere un cane o a carezzarlo sul suo pelo caldo aggiunge una nota di vicinanza affettiva. La vita non è soltanto un insieme di esperienze individuali, è anche la possibilità di entrare in relazione con un’altra creatura. In queste poche righe si percepisce l’attenzione affettuosa della poetessa per ciò che è vivo, qualunque forma abbia.
La vita è guardare oltre…il male
Quando Szymborska parla della capacità di distinguere il dolore da ciò che dolore non è, affronta il tema dell’apprendimento emotivo. La vita è il luogo dove si impara a riconoscere ciò che ferisce e ciò che invece accompagna. La distinzione non è immediata e non nasce da un ragionamento astratto. Si costruisce nel tempo, attraverso esperienze che segnano, lasciano tracce, richiedono ascolto. La poetessa invita a leggere questi momenti come parte indispensabile della conoscenza di sé.
Il passaggio in cui si parla di stare dentro gli eventi e dileguarsi nelle vedute introduce una dimensione di movimento continuo. La vita chiede presenza e al tempo stesso offre la possibilità di smarrirsi in ciò che si osserva. È in questo spazio fluido che emerge l’idea di cercare il più piccolo errore. La poetessa non invita a eliminarlo ma a riconoscerlo. L’errore diventa una traccia di autenticità, una conferma di partecipazione, un atto naturale della vita.
Il riferimento al ricordo improvviso di ciò che si è detto a luce spenta riporta l’attenzione sulla memoria e sulla sua delicatezza. Sono i momenti nascosti, quelli vissuti fuori dagli schemi, a tornare con maggiore forza. La poetessa suggerisce che esistono ricordi che non cerchiamo e che proprio per questo ci appartengono in modo più profondo.
Inciampare ed essere felici
Le immagini dell’inciampo, della pioggia, delle chiavi perdute nell’erba restituiscono una vita reale, fatta di disordine e sorpresa. Szymborska non sceglie grandi eventi per raccontare l’esistenza, ma preferisce ciò che accade ogni giorno. Sono esperienze imperfette eppure essenziali.
Il finale della poesia afferma che persistere nel non sapere qualcosa d’importante non è una mancanza, ma una condizione naturale. L’ignoranza su ciò che conta davvero diventa una forma di sincerità, un modo per accettare che la vita non ha risposte definitive, e va bene così.
L’imperfezione è la bellezza della vita
La poesia di Wisława Szymborska ricorda che l’essere umano non è stato creato per l’infallibilità. La società contemporanea però alimenta spesso l’idea opposta. Chiede lucidità costante, scelte perfette, certezze immediate. In questo contesto l’errore viene percepito come una colpa e lo smarrimento come una debolezza da nascondere. L’incertezza finisce per essere trattata come un limite da superare invece che come un tratto naturale della vita.
Un appunto ribalta questa logica. La poetessa mostra che l’esistenza più autentica nasce proprio nei punti in cui nulla è garantito. Ogni inciampo, ogni chiave perduta, ogni dubbio irresolto diventa parte di un cammino reale. La fragilità diventa un luogo di crescita e comprensione. L’imprevisto costringe a tornare presenti a se stessi e a ciò che si vive.
La poesia offre così una forma di libertà silenziosa. Accettare di non sapere tutto permette di ritrovare spazio interiore. Riconoscere il valore dell’imperfezione alleggerisce la pressione che la modernità esercita sugli individui. L’esistenza non deve essere perfetta per essere piena.
Wisława Szymborska ricorda che la vita non è un risultato da esporre ma una serie di attimi in cui ci si può perdere, sorprendere e ritrovare. È in questa semplice verità che la poesia trova la sua forza: riportare l’essere umano alla dimensione più reale e delicata della propria esperienza.
Oggi, allora, bisogna concedersi il lusso di questo “appunto”. Bisogna perdonare una dimenticanza, godersi un imprevisto, perché perdere “le chiavi nell’erba” è solo un altro modo meraviglioso di essere vivi.
