“Tramonto” di Louise Glück è un componimento con un’immagine semplice: un contadino, un fuoco, il sole discende e scompare. Una poesia che si carica di senso universale, simbolico, ancestrale.
Nei versi della poetessa premio Nobel è la natura a parlare con un simbolismo carico di quella temporalità propria degli Antichi.
“Tramonto”, il segreto del sole e la raccolta
“Tramonto” figura in “Una vita di paese”. Questa raccolta, pubblicata da Louise Glück nel 1999, segna uno dei momenti più maturi della sua produzione. È qui che la poetessa americana, premio Nobel per la Letteratura nel 2020, si confronta con i temi che hanno sempre abitato la sua scrittura: la morte, la simbologia, il ciclo naturale che riflette il destino umano…
Nei suoi libri, Glück non indulge mai nella retorica. Al contrario, sceglie la precisione dell’immagine, la sobrietà del tono, per dire ciò che è essenziale: l’esperienza della perdita, la consapevolezza che tutto finisce. In “Tramonto”, la scena è minima: un uomo brucia foglie, mentre il sole cala. Ne è quasi lo specchio sulla Terra, e dentro questa cornice quotidiana si muove una riflessione che non riguarda solo la natura, bensì il senso stesso della vita e della sua conclusione.
“Tramonto” (1999) di Louise Glück
(Inglese)
At the same time as the sun’s setting,
a farm worker’s burning dead leaves.
It’s nothing, this fire.
It’s a small thing, controlled,
like a family run by a dictator.
Still, when it blazes up, the farm worker disappears;
from the road, he’s invisible.
Compared to the sun, all the fires here
are short-lived, amateurish—
they end when the leaves are gone.
Then the farm worker reappears, raking the ashes.
But the death is real.
As though the sun’s done what it came to do,
made the field grow, then
inspired the burning of earth.
So it can set now.
(Italiano)
Intanto che il sole tramonta
un contadino brucia foglie morte.
Non è niente, questo fuoco.
È una cosa piccola, controllata,
come una famiglia gestita da un dittatore.
Tuttavia, quando divampa, il contadino scompare;
dalla strada è invisibile.
A confronto del sole, qui tutti i fuochi
sono di breve durata, dilettanteschi —
finiscono quando non ci sono più foglie.
Poi il contadino ricompare, rastrella la cenere.
Ma la morte è reale.
Come se il sole avesse compiuto la sua missione,
avesse fatto crescere il campo, poi
ispirato l’incendio della terra.
Così ora può tramontare.
L’intenzione comunicativa: il fuoco e il tramonto come destino
Questa poesia vuole comunicare il contrasto tra ciò che appare controllabile e ciò che resta impossibile da fermare: il tempo, la vita.
Il fuoco acceso dal contadino sembra, all’inizio, un gesto ordinario, domestico, perfino rassicurante: è “piccolo”, “controllato”. Ma il pensiero della morte, evocato attraverso il bruciare delle foglie, sposta la prospettiva: il tramonto del sole diventa immagine cosmica di una fine necessaria, di un ciclo che nulla — neppure l’operosità umana — può arrestare.
Louise Glück ci mette davanti all’illusione del dominio: gli uomini possono bruciare foglie, che sono piccole e in loro potere, e possono anche ordinare i campi, ma tutto appare poca cosa — “dilettantesco” — se confrontato con la misura della natura e del tempo.
Il sole, nella sua discesa, è sovrano: è tanto quanto l’uomo sulle foglie; e le foglie, per il sole, siamo noi.
“La morte è reale”, dice il verso che più colpisce: asciutto come una lama. Abbatte l’illusione. È una verità che non consola, ma che va accettata con lucidità.
Alcuni passaggi della poesia “Tramonto”
“Non è niente, questo fuoco. / È una cosa piccola, controllata”
L’esordio suggerisce una scala ridotta: il fuoco è minimo, gestibile. Glück adotta il linguaggio della concretezza, lontano da ogni ornamento. In queste parole si avverte la poetica che l’ha resa unica: guardare l’ordinario per far emergere, senza enfasi, la sua ombra metafisica.
“Come una famiglia gestita da un dittatore”
Il paragone sorprende. Da un lato, conferma l’idea di controllo; dall’altro, introduce una tensione inquieta: ciò che sembra pacifico nasconde sempre una forza coercitiva. È un’immagine che riflette l’ossessione della poetessa per i rapporti di potere, anche nelle strutture più intime.
“A confronto del sole, qui tutti i fuochi / sono di breve durata, dilettanteschi”
Questa è la svolta: il piccolo falò del contadino è nulla rispetto al fuoco del sole. Gli aggettivi — “breve”, “dilettantesco” — umiliano l’azione umana, ridotta a gesto effimero. Louise Glück, come spesso accade nei suoi testi, ci costringe a fare i conti con la sproporzione tra il nostro fare e l’ordine dell’universo.
“Come se il sole avesse compiuto la sua missione”
La chiusura attribuisce al sole un’intenzionalità simbolica: ha fatto crescere i campi, ha dato vita, e ora può ritirarsi. È un’immagine che riecheggia antichi miti, ma Glück la riduce a un tono quasi prosaico, privo di enfasi. La bellezza sta proprio in questa semplicità: nessuna retorica, solo l’evidenza di un ciclo che si chiude.
Chi è Louise Glück
Louise Glück (1943-2023) è stata una delle voci più intense della poesia contemporanea.
Americana, premio Nobel per la Letteratura nel 2020, ha costruito la sua opera sulla sottrazione: versi limpidi, immagini quotidiane, un tono che mescola confessione e filosofia. Nei suoi libri, dalla Iris Selvatico a Una vita di paese, ha indagato il rapporto tra natura, tempo e identità, parlando della morte con una freddezza che non è cinismo, ma desiderio di verità.
Dietro la compostezza dei suoi testi c’è sempre un nucleo autobiografico: l’infanzia segnata da silenzi, i conflitti familiari, i disturbi alimentari che la accompagnarono per anni. Eppure, nulla di tutto questo diventa confessione diretta: tutto si trasforma in metafora, come accade in Tramonto, dove il contadino e il sole parlano, in realtà, di noi.