Il senso dell’estate e della vita in una breve ma intensa poesia di Patrizia Cavalli (2020)

20 Giugno 2025

Per dare il benvenuto all'estate, una breve, intensa poesia di Patrizia Cavalli tratta dalla raccolta "Vita meravigliosa".

Il senso dell'estate e della vita in una breve ma intensa poesia di Patrizia Cavalli (2020)

Sabato 21 giugno 2025 alle ore 04:42 con il solstizio d’estate diamo il benvenuto a una delle stagioni più amate: l’estate appunto. Per accoglierla, scopriamo una profonda poesia di Patrizia Cavalli pubblicata nel 2020.

La poesia di Patrizia Cavalli sull’estate

A me è maggio che mi rovina
e anche settembre, queste due sentinelle
dell’estate: promessa e nostalgia.

Significato e analisi della poesia

Sono tre versi asciutti e rapidi, che scorrono liberamente fino a un certo punto, dove una pausa interrompe il flusso di pensieri e chiarifica il senso dell’intera poesia.

Come fosse un epigramma, il componimento descrive con scioltezza uno spaccato di vita della poetessa ma anche uno stato d’animo che potrebbe accomunare tanti di noi.

Nel primo verso, l’autrice dichiara che è maggio che la rovina, e non è difficile intuire il perché. Maggio rappresenta la promessa dell’estate, il preludio di un periodo di luce, calore e spensieratezza. È il mese in cui la natura esplode in una varietà di colori, i giorni si allungano, e l’aria si riempie di profumi floreali.

C’è un senso di aspettativa nell’aria, un’anticipazione quasi elettrica di ciò che verrà. Tuttavia, questa promessa è anche carica di una tensione sottile: il desiderio e l’ansia per qualcosa che sta per accadere, accade, ed è già passata

Per la Cavalli, maggio è un mese di intensi contrasti emotivi. La sua “rovina” può essere interpretata come il tormento dell’attesa, della speranza ancora in sospeso, un momento in cui si sente il peso delle aspettative. Maggio è la promessa di un’estate perfetta, che, però, può portare con sé il rischio della delusione.

È un mese che, pur promettendo gioia, può mettere a nudo le fragilità dell’animo umano, esponendoci al rischio che le aspettative non siano del tutto soddisfatte.

Settembre, d’altro canto, porta con sé la nostalgia. È la sentinella che segna la fine dell’estate, il mese in cui il calore inizia a svanire, i giorni si accorciano e le foglie iniziano a cambiare colore, preannunciando l’arrivo dell’autunno. Settembre è carico di malinconia, un sentimento che emerge dal guardarsi indietro e vedere l’estate scivolare via. È il mese dei bilanci, delle riflessioni su ciò che è stato, dei rimpianti per le giornate che non torneranno più.

La nostalgia che accompagna settembre non è solo per l’estate che se ne va, ma anche per il tempo che passa inesorabilmente. Rappresenta la consapevolezza che ogni cosa ha un inizio e una fine, e che la bellezza dell’estate è fugace. Settembre è, quindi, un mese di transizione, un ponte tra la pienezza estiva e il declino autunnale, e con esso porta un senso di perdita che è profondamente umano.

L’estate, protagonista dei versi e metafora della vita autentica, è posta alla chiusura. Fino alla lettura del terzo verso, non capiamo cosa stia raccontando Patrizia Cavalli. Maggio e settembre, come “sentinelle”, aprono il primo e il secondo rigo, soggetti di frasi incisive, taglienti come una lama perché “rovinano”, logorano l’io lirico.

Il perché lo scopriamo dopo. Senza predicati verbali, poste in posizione enfatica ed isolata, ci sono le due apposizioni riferite ai due mesi dell’anno: maggio è promessa. Settembre è nostalgia. L’estate è la vita attorno cui si muove tutta una costellazione di azioni e minuti che non avrebbero senso senza questo sole vibrante e caloroso. Ciò che viene prima acquista senso perché promette, anticipa. Ciò che viene dopo acquista senso perché immalinconisce, con il ricordo.

Le Sentinelle dell’Anima

Patrizia Cavalli, con la sua sensibilità poetica, trasforma maggio e settembre in sentinelle, guardiani di un confine emotivo che trascende le stagioni stesse. Mentre maggio rappresenta l’impulso verso la vita, la spinta in avanti con la speranza di nuove esperienze, settembre ci riporta al reale, facendoci fare i conti con ciò che è stato e con ciò che non potrà essere più.

Le sentinelle, in questo senso, non sono solo guardiane dell’estate, ma anche delle nostre emozioni più intime, delle aspettative e dei rimpianti che ciascuno di noi porta dentro di sé.

La Cavalli esplora, attraverso questi mesi, il ciclo naturale delle emozioni: la speranza e la nostalgia, la gioia anticipata e la tristezza del ricordo. In un certo senso, maggio e settembre diventano simboli universali della condizione umana: il desiderio di ciò che è nuovo e il rimpianto di ciò che è passato.

Essi delimitano non solo l’estate, ma anche l’arco delle nostre esperienze emotive, rendendo questi due mesi particolarmente significativi per chiunque abbia vissuto l’intensità di un’attesa o la dolcezza amara di un addio.

I versi dell’autrice ci invitano a riflettere su come le stagioni della natura rispecchiano quelle dell’animo umano. Mentre maggio ci carica di aspettative e di un’energia quasi febbrile, settembre ci chiede di rallentare, di guardare indietro con tenerezza e, talvolta, con rimpianto.

È in questa alternanza di emozioni che si trova la bellezza della poesia di Patrizia Cavalli: un’ode alla fragilità umana, alla bellezza delle cose effimere, e alla consapevolezza che, tra promessa e nostalgia, viviamo il nostro essere nel mondo.

Vita meravigliosa

Questa poesia dedicata all’estate è tratta da “Vita meravigliosa“, ultima raccolta dell’autrice, pubblicata due anni prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2022.

Leggere i brevi testi che compongono la raccolta è emozionante. Cavalli vi compendia una vita di riflessioni, di cose pensate e trovate a volte per caso, a volte per fortuna, altre purtroppo, nel mezzo del frastagliato percorso di un’intera esistenza:

“Cosa non devo fare
per togliermi di torno
la mia nemica mente:
ostilità perenne
alla felice colpa di esser quel che sono,
il mio felice niente”.

Dalla copertina del libro

I temi toccati in “Vita meravigliosa” sono moltissimi, e sembrano costituire una summa poetica ma anche biologica di ciò che vuol dire essere viventi. L’amore, il lutto, la speranza, la nostalgia, l’attesa. I piccoli misteri quotidiani, quelli che non troveranno mai una soluzione insieme alle ovvietà a cui nessuno fa caso, di solito.

Patrizia Cavalli

Patrizia Cavalli è nata a Todi il 17 aprile 1947. La sua avventura nel mondo della poesia è cominciata con il trasferimento a Roma, avvenuto nel 1968. Nella capitale, infatti, la donna ha scritto le sue prime poesie e ha conosciuto Elsa Morante. Le due, divenute amiche, si sono frequentate parecchio e, come ha raccontato diverse volte Patrizia Cavalli, un giorno l’autrice de “La storia” e de “L’isola di Arturo” le ha chiesto: “Ma tu, insomma, che fai? ”.

Da quel momento, per Patrizia Cavalli è cominciato un incubo, terrorizzata all’idea che Morante potesse leggere e giudicare le sue poesie. Lei stessa, ha raccontato in un’intervista al Foglio di qualche anno fa di aver addirittura composto versi nuovi da sottoporre all’amica scrittrice:

“Per me è stato l’inferno. Ho cominciato a svicolare. Non andavo più a pranzo. Non mi facevo trovare, prendevo mille scuse, poi andavo a pranzo e lei subito: ma queste poesie? E io: le sto ricopiando. Ogni volta: e queste poesie? E io sempre: le sto ricopiando. E lei: e che ricopierai mai! Ma io non le stavo ricopiando, le stavo scrivendo! Perché non ero stupida e avevo capito che quello che avevo scritto era orribile, era quanto di meno potesse piacere a Elsa”.

Sappiamo che non è andata come si aspettava Patrizia Cavalli, e che Elsa Morante è stata la prima ad apprezzare le opere della giovane donna e la prima a infonderle il coraggio necessario per accettare e coltivare con cura la sua vocazione poetica.

© Riproduzione Riservata