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“Résumé” (1926), la cinica poesia di Dorothy Parker che racconta la vita

Una donna libera, cinica e resiliente racconta una vita libera, cinica e resiliente nella sua poesia più celebre. Ecco "Résumé", di Dorothy Parker.

Recitata da Angelina Jolie in “Ragazze interrotte” nel 1999, “Résumé” è forse la poesia più famosa di Dorothy Parker, grande scrittrice, poetessa e giornalista statunitense che ricordiamo in occasione dell’anniversario della sua scomparsa.

“Résumé” di Dorothy Parker

I rasoi fanno male,
i fiumi sono freddi,
l’acido lascia tracce,
le droghe danno i crampi,
le pistole sono illegali,
i cappi cedono,
il gas ha un odore nauseante…
Tanto vale vivere.

La poesia originale

Razors pain you;
Rivers are damp;
Acids stain you;
And drugs cause cramp.
Guns aren’t lawful;
Nooses give;
Gas smells awful;
You might as well live.

“Tanto vale vivere”

Con il suo stile acuto e tagliente, Dorothy Parker racconta, in questa sorprendente poesia, la resilienza della vita.

Lo fa in modo ironico, comunicando per paradossi. Infatti, leggendo “Résumé”, ci imbattiamo immediatamente in versi brevi ed essenziali che rimandano alla sfera del suicidio. Parker elenca con freddo distacco sette metodi per togliersi la vita, tutti posti in posizione enfatica, all’inizio del verso.

I rasoi, i fiumi, gli acidi, le droghe, le armi, i cappi, i gas. Mano a mano che leggiamo, immaginiamo un finale che arriva, affilato come una lama, all’ottavo verso: “you might as well live”.

“Tanto vale vivere”, insomma. L’io lirico di “Résumé” pensa al suicidio ma non trova, in fondo, una reale motivazione per farlo. Ogni metodo concepito per porre fine alla sua esistenza ha qualcosa che non va, una scomodità, qualcosa che procura fastidio.

Forse, ha più valore la vita. Magari, concentrando gli stessi sforzi posti sul suicidio sulla vita, essa acquista un sapore diverso. Tanto vale vivere, perché è vero che la vita a volte fa male, ma è un male necessario, che ha senso attraversare.

Dorothy Parker

Nata nel 1893 in una famiglia povera, l’autrice di “Résumé” perde la madre a cinque anni. Nonostante il padre sia ebreo e la matrigna protestante, Dorothy va a scuola in un istituto cattolico, luogo da cui viene espulsa quando definisce l’Immacolata Concezione una “combustione spontanea”.

Comincia a scrivere per “Vogue” nel 1914 e in seguito prende il posto di P. G. Wodehouse a “Vanity Fair”. Troppo esplicita nei suoi giudizi, nel 1920 viene licenziata. In segno di solidarietà si dimettono anche Robert Benchley e Robert E. Sherwood, due giornalisti che creano con Parker la famosa Tavola Rotonda all’Algonquin Hotel.

Quando viene fondato il “New Yorker” nel 1925, Parker e Benchley diventano collaboratori fissi. Da quel punto in poi Dot diventa famosa per i suoi poemetti ferocemente umoristici. Alcuni di essi sono spesso giocati sull’autoironia e sulla sistematica messa in ridicolo dei suoi affari di cuore, mentre altri sembrano fare l’elogio del suicidio, mai disgiunto da una buona dose di sarcasmo -come accade, in effetti, in “Résumé”-.

Nel 1934 Dot sposa Alan Campbell, un attore con ambizioni di sceneggiatore. Si stabiliscono a Hollywood. Insieme a Robert Carson la coppia si guadagna una nomination al Premio Oscar per la sceneggiatura del film È nata una stella (1937) di William A. Wellman. Dot e Campbell vivono una movimentata storia d’amore: divorziati nel 1947, si risposano nel 1950 e, tra alti e bassi, rimangono insieme senza mai lasciarsi fino alla morte di lui, avvenuta nel 1963.

Impegnata politicamente, Dorothy Parker non manca mai di mostrare le sue simpatie di sinistra, tanto da appoggiare la nascita della Lega antinazista a Hollywood. Come conseguenza di ciò, finisce sulla “lista nera” di Hollywood. Dal 1957 al 1962 Dorothy Parker scrive per Esquire recensioni librarie, sempre più irregolari e bizzarre per via del suo alcolismo. Un infarto cardiaco nel 1967 pone fine alla sua vita, il 7 giugno.

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