Prima delusione di Guido Gozzano è una geniale poesia che mette in scena i sogni infranti, le false illusioni che molte volte donano la felicità e che quando incontrano la dura realtà finiscono inevitabilmente per creare un trauma e sgomento.
Una poesia di facile lettura, ma che dona una grande lezione di vita: tutto ciò in cui si crede molte volte non ha nessun riscontro nella realtà.
È vero, le finzioni possono allietare l’animo umano, ma bisogna essere pronti a gestirne l’inaspettata rivelazione, ad affrontare il fatto che ciò in cui si crede può anche non esistere, che sia semplicemente qualcosa che, anche se non è vera, reale, può essere utile per stabilire delle connessioni positive con la vita.
Prima delusione è una poesia che fa parte delle Poesie Sparse (XX secolo), che possiamo leggere nel libro Gozzano: Tutte le poesie, a cura di Giacinto Spagnoletti, Newton Compton Editori, 1993.
Leggiamo questa splendida poesia di Guido Gozzano per coglierne il significato.
Prima delusione di Guido Gozzano
La bionda bimba coi capelli al vento
correva per i viali del giardino
rossa nel volto, respirando a stento
per sfuggire al suo bruno fratellino.“Mamma!”: era giunta all’albero di pesco,
calpestandone i fiori scossi dal vento:
poi rise, del suo riso argenteo e fresco,
al fratellino giunto in quel momento.“Non mi prendesti!” disse e rise ancora
al fratellino un po’ mortificato;
e il sol, che traversava i rami allora,
baciò quel capo piccolo e dorato.“Fulvio, perché la bamboletta parla?
Dici che sia una bambina vera?”
“Chissà! Bisognerebbe un po’ osservarla,
guardarle il viso che pare di cera.”“Vai a prenderla: è dentro nella serra”
Il fratellino corse, e lei rimase
coll’occhio fisso all’ombre, che per terra
formava il sol nell’ultima sua fase.Tornò il fratello con la bamboletta:
“Guardala, Fulvio, a me par proprio viva,
se tiri quello spago parla, e, aspetta,
se la bacio e la lodo si ravviva.Sì, sì! Se io le parlo mi comprende,
se la rimbrotto subito s’attrista;
quando la bacio, il bacio lei mi rende
e poi, del resto, ridere l’ho vista”.L’accarezzava intanto, la bimbetta,
sui bei capelli morbidi e ricciuti,
ma ad una mossa falsa la pupetta
cadde e s’infranse in cocci assai minuti.Turbata in cuore da lacrime ardenti
la bimba curva cerca in mezzo ai cocci:
occhi di vetro, due piccoli denti
e le manine simili a due bocci.Le lacrime le scendon, sul visino,
su la parrucca che trattiene in mano;
cerca di consolarla il fratellino:
“Ti do il mio cerchio, e anche quel buffo nano”.Ma no: non è la bambola perduta
che fa piangere tanto la bambina:
vera, parlante, sempre l’ha creduta;
invece è sol di porcellana fina.Piange la bimba perché fu delusa.
L’aveva tanto amata come viva
e che la ricambiasse s’era illusa,
povera bimba! e l’illusion finiva.Il sole tramontava tutto fuoco,
da lungi si sentiva batter l’ore
ed in quel giorno destinato al gioco
pianse la bimba il primo suo dolore.
La vita ha bisogno delle illusioni. Ma quando finiscono si soffre
Prima delusione è un’originale poesia di Guido Gozzano che in modo esplicito evidenzia il potere che hanno le illusioni, le credenze, le finzioni e per certi versi anche il gioco per la natura umana. Per trovare gioia, felicità, servono le giuste risposte alla vita. Gli umani di tutte le epoche hanno sempre costruito miti, leggende, favole, racconti magici, persino religioni. E in questa poesia, di semplice e comprensibile lettura, è presente uno dei più grandi e importante paradigmi dell’umanità: la creazione delle credenze per sopravvivere al senso dell’esistenza.
La storia di questi due bambini, la sorella più grande e il fratellino più piccolo, cela uno dei concetti più studiati e ritenuti fondamentali dall’antropologia culturale e dalla sociologia: ovvero il concetto del mito e la sua importanza per la costruzione delle visioni del mondo che gli umani generano per garantire l’ordine sociale.
Quando s’infrange il mito o la credenza
Ma no: non è la bambola perduta
che fa piangere tanto la bambina:
vera, parlante, sempre l’ha creduta;
invece è sol di porcellana fina.
La bambina che piange quando la bambola va in frantumi non lo fa perché ha perso il suo giocattolo, ma perché ha perso qualcosa di più importante: l’amore che la piccola creatura di porcellana, restituiva alla bambina attraverso il momento ludico. Dal momento che la bambola cade e si fa in pezzi, è chiaro alla piccola che da quel momento quell’amore non ci sarà più.
Piange la bimba perché fu delusa.
L’aveva tanto amata come viva
e che la ricambiasse s’era illusa,
povera bimba! e l’illusion finiva.
La fine dell’illusione di una amorevole complicità era molto importante per la piccola umana. Nel momento in cui la bambola di porcellana esprime la sua finzione attraverso l’evidente frantumazione, l’illusione finisce e diventa evidente che tutto questo, malgrado non fosse reale, finisce di offrire i vantaggi che proponeva. Il soffrire deriva dalla presa di coscienza che finisce l’illusione.
Come afferma ampia letteratura antropologico-culturale i miti e le credenze sono fondamentali per il benessere individuale e sociale. Permettono alla società e all’individuo di dare risposte dove queste non sono così evidenti. Il senso religioso se ci pensiamo proprrio a questa tipologia di esigenza umana.
È naturale che un pensiero così profondo, pur nella massima considerazione per la bionda bambina protagonista della poesia, tocchi le sfere più misteriose dell’esistenza: la consapevolezza che le narrazioni create dagli esseri umani per sopravvivere all’assenza di risposte — sul senso della vita, sulla convivenza con gli altri, sull’accettazione di una realtà diversa da quella desiderata, sulla morte — nel momento in cui si incrinano o si spezzano, possano generare un’enorme sofferenza.
Capita alle storie d’amore che si pensava potessero resistere a qualsiasi cosa, capita quando un’amicizia finisce, capita quando si vive una delusione lavorativa, professionale, esistenziale. Capita quando si perde la fede, quando si inizia a credere che la vita finisca con la morte. Sono infinite le cause che possono mandare in frantumi le convinzioni umane, quando questo succede la delusione finisce per prendere il sopravvento.
La verità dei miti, delle credenze che si creano sembrano autoevidenti, perché esse integrano le esperienze personali all’interno di un insieme più ampio di concezioni relative al modo in cui funziona il mondo.
Man mano che si cresce le illusioni svaniscono
La fine della poesia rivela questa nostra interpretazione:
Il sole tramontava tutto fuoco,
da lungi si sentiva batter l’ore
ed in quel giorno destinato al gioco
pianse la bimba il primo suo dolore.
È evidente che con il passare del tempo, con l’avanzare dell’età, molte bambole di porcellana sono andate in frantumi. L’esperienza della bimba segna la sua “prima delusione”, ma nel momento in cui si vive questa esperienza si genera un “effetto domino” che farà cadere altre illusioni e speranze. La vita umana, giorno dopo giorno, inizia ad inaridirsi, le finzioni diventano verità e la vita si fa sempre più cruda, finisce per generare una continua sofferenza.
Il primo dolore che si scopre alla “prima delusione” finisce per generare insicurezza e per istinto di autodifesa si finisce per osservare la vita da un altro punto di vista, in cui la ricerca della verità inizia ad erodere terreno alle credenze. In nome di un spiegazione ad ogni cosa, si finisce per cadere nel deserto delle emozioni. L’animo umano finisce per incattivirsi ed ogni azione nei confronti di sé stessi e degli altri perde la gioia e la felicità del gioco, per lasciare spazio alla tristezza del reale.
La paura della delusione finisce per generare l’effetto contrario, perché per evitare la sofferenza che una credenza può generare, si finisce in nome della verità di vivere nel dubbio e nel sospetto. Bisognerebbe invece accettare che le bambole si frantumino, consapevoli che ci sarà sempre un’altra creatura che prenderà il suo posto.
Teniamo a sottolineare che Guido Gozzano è considerato uno dei più importanti poeti del primo Novecento. La sua poesia è rivoluzionaria, in quanto riesce, attraverso un’apparente imitazione, a superare e a capovolgere la tradizione letteraria del passato.
Non a caso Eugenio Montale afferma che, “Gozzano fu il primo dei poeti del Novecento che riuscisse ad attraversare D’Annunzio per approdare a un territorio suo”. Guido Gozzano riesce a fare propria la poetica di D’Annunzio, ma la rielabora in modo critico e personale, fino ad arrivare al punto di superarla e perfino capovolgerla. È evidente in questa poesia che i temi del poeta toccano la profondità esistenziale del genere umano, perlustrano quegli elementi dell’anima di difficile approdo.