“Il fiume”, “La rivière”, è una poesia di Jacques Prévert (1900-1977) che appartiene alla raccolta “La pluie et le beau temps” (1955). Sei versi che parlano di amore e di possesso, di un gesto che spezza la bellezza riflessa e che, oggi, ci lascia a bocca aperta perché, dietro quelle parole d’autore, nasconde il peso di una cultura che romanticizzava la gelosia. Un problema che “non è solo nostro” ma che, per capire, bisogna guardare da lontano.
Negli anni Cinquanta in Francia — come in Italia — la gelosia non era solo un sentimento privato: era legittimata da un sistema patriarcale. Il “delitto d’onore” non era un’invenzione letteraria, ma una realtà giuridica.
Il Codice Napoleonico
Nel 1804 nacque il Codice Napoleonico, una drammatica parentesi che in Francia venne superata solo 171 anni dopo, nel 1975. In questo norma era prevista un’attenuante per il marito che uccideva la moglie sorpresa in adulterio — ne “I vedovi” è stata la forza motrice della trama fino a prova contraria, per esempio —, e per oltre un secolo e mezzo alimentò l’idea che la gelosia fosse una passione “naturale”, quasi eroica.
In questo clima, la pietra scagliata da Prévert non è un gesto innocuo: è il simbolo di una mentalità che giustificava la violenza in nome dell’amore: una logica che Prévert, poeta anarchico e anticonformista, guarda con ironia amara, trasformando in immagine ciò che molti avrebbero chiamato “atto d’amore”.
Leggiamola insieme:
“Il fiume” (1955) di Jacques Prévert
(Francese)
Tes jeunes seins brillaient sous la lune
mais il a jeté
le caillou glacé
la froide pierre de la jalousie
sur le reflet
de ta beauté.(Italiano)
I tuoi giovani seni brillavano alla luna
ma lui ha buttato
il gelido sasso
la fredda pietra della gelosia
sul riflesso
della tua bellezza.
Idillio spezzato dal gelo del possesso
La poesia è una parabola sull’amore malato: inizia con la luce: “I tuoi giovani seni brillavano alla luna”, immagine delicata, naturale, femminile, che poi si nasconde dietro l’avversativa: “ma lui ha buttato / il gelido sasso”. Basta quel “ma” per far crollare l’idillio: il controllo maschile.
La pietra non ferisce il corpo, ma il riflesso, è vero, ma un riflesso è sempre l’immagine della persona amata.
Questo è il cuore del testo: la gelosia non distrugge la realtà, ma la sua immagine. Un atto simbolico, eppure carico di violenza: negare la libertà dell’altro, infrangere la bellezza che non si può possedere. Oggi diremmo che quella è una mentalità da incel…
“la fredda pietra della gelosia / sul riflesso / della tua bellezza”
Qui Prévert esplicita il senso: non è solo un gesto materiale, ma la metafora di un sentimento che annienta ciò che non può dominare. Colpire il riflesso significa colpire l’immagine, non la sostanza: è l’impotenza trasformata in aggressione.
Jacques Prévert e la sua idea di amore
Prévert fu il poeta della leggerezza e della ribellione, ma anche delle contraddizioni. Nei suoi versi l’amore è gioco e tenerezza, ma conosce incrinature: la noia, l’incomprensione, la violenza.
Pare che nella sua vita sentimentale non ci furono scandali, ma solo legami aperti e, infine un matrimonio tardivo e amicizie intellettuali. Era lontano dal modello patriarcale che dominava la Francia del tempo; e forse, proprio per questo, in poesie come “Il fiume”, ha provato a criticare uomini diversi da lui, abituati a dei comportamenti naturali.
Gelosia: un tabù infranto
In Francia, come in Italia, per decenni la gelosia maschile fu raccontata come prova d’amore. I romanzi, il cinema, persino i tribunali contribuirono a costruire il mito dell’uomo che uccide per amore. Prévert ne coglie l’assurdità: sei versi bastano per dire che la gelosia non è passione, ma gelo; non è cura, ma distruzione.
La pietra scagliata sul riflesso non è solo immagine poetica: è la sintesi di un sistema che riduceva la donna a proprietà, cancellando la sua luce se sfuggiva al controllo.
A oggi, in un’Italia che pullula di violenza di genere, non possiamo non riconoscere tra questi versi un’eco inquietante: il passaggio dall’idillio alla frattura, dal desiderio alla negazione. Prévert non giudica, non moralizza: mostra il gesto nudo, lasciandoci sentire il gelo che spezza l’acqua, permettendoci di riflettere, rabbrividire, capire.