Sei qui: Home » Poesie » Il senso dell’estate e della vita, l’intensa poesia di Patrizia Cavalli (2020)

Il senso dell’estate e della vita, l’intensa poesia di Patrizia Cavalli (2020)

Per dare il benvenuto all'estate, una breve, intensa poesia di Patrizia Cavalli tratta dalla raccolta "Vita meravigliosa".

Il 20 giugno diamo il benvenuto a una delle stagioni più amate: l’estate. Per celebrarla, scopriamo una profonda poesia di Patrizia Cavalli pubblicata nel 2020.

Vita meravigliosa, la summa poetica di Patrizia Cavalli

La poesia dedicata all’estate che stiamo per leggere è tratta da “Vita meravigliosa“, ultima raccolta dell’autrice, pubblicata due anni prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2022.

Leggere i brevi testi che compongono la raccolta è emozionante. Cavalli vi compendia una vita di riflessioni, di cose pensate e trovate a volte per caso, a volte per fortuna, altre purtroppo, nel mezzo del frastagliato percorso di un’intera esistenza:

“Cosa non devo fare
per togliermi di torno
la mia nemica mente:
ostilità perenne
alla felice colpa di esser quel che sono,
il mio felice niente”.

Dalla copertina del libro

I temi toccati in “Vita meravigliosa” sono moltissimi, e sembrano costituire una summa poetica ma anche biologica di ciò che vuol dire essere viventi. L’amore, il lutto, la speranza, la nostalgia, l’attesa. I piccoli misteri quotidiani, quelli che non troveranno mai una soluzione insieme alle ovvietà a cui nessuno fa caso, di solito.

La poesia di Patrizia Cavalli sull’estate

A me è maggio che mi rovina
e anche settembre, queste due sentinelle
dell’estate: promessa e nostalgia.

Cosa vuole dirci la poesia

Sono tre versi asciutti e rapidi, che scorrono liberamente fino a un certo punto, dove una pausa interrompe il flusso di pensieri e chiarifica il senso dell’intera poesia.

Come fosse un epigramma, il componimento descrive con scioltezza uno spaccato di vita della poetessa ma anche uno stato d’animo che potrebbe accomunare tanti di noi.

L’estate, protagonista dei versi e metafora della vita autentica, è posta alla chiusura. Fino alla lettura del terzo verso, non capiamo cosa stia raccontando Patrizia Cavalli. Maggio e settembre, come “sentinelle”, aprono il primo e il secondo rigo, soggetti di frasi incisive, taglienti come una lama perché “rovinano”, logorano l’io lirico.

Il perché lo scopriamo dopo. Senza predicati verbali, poste in posizione enfatica ed isolata, ci sono le due apposizioni riferite ai due mesi dell’anno: maggio è promessa. Settembre è nostalgia. L’estate è la vita attorno cui si muove tutta una costellazione di azioni e minuti che non avrebbero senso senza questo sole vibrante e caloroso. Ciò che viene prima acquista senso perché promette, anticipa. Ciò che viene dopo acquista senso perché immalinconisce, con il ricordo.

Patrizia Cavalli

Patrizia Cavalli è nata a Todi il 17 aprile 1947. La sua avventura nel mondo della poesia è cominciata con il trasferimento a Roma, avvenuto nel 1968. Nella capitale, infatti, la donna ha scritto le sue prime poesie e ha conosciuto Elsa Morante. Le due, divenute amiche, si sono frequentate parecchio e, come ha raccontato diverse volte Patrizia Cavalli, un giorno l’autrice de “La storia” e de “L’isola di Arturo” le ha chiesto: “Ma tu, insomma, che fai? ”.

Da quel momento, per Patrizia Cavalli è cominciato un incubo, terrorizzata all’idea che Morante potesse leggere e giudicare le sue poesie. Lei stessa, ha raccontato in un’intervista al Foglio di qualche anno fa di aver addirittura composto versi nuovi da sottoporre all’amica scrittrice:

“Per me è stato l’inferno. Ho cominciato a svicolare. Non andavo più a pranzo. Non mi facevo trovare, prendevo mille scuse, poi andavo a pranzo e lei subito: ma queste poesie? E io: le sto ricopiando. Ogni volta: e queste poesie? E io sempre: le sto ricopiando. E lei: e che ricopierai mai! Ma io non le stavo ricopiando, le stavo scrivendo! Perché non ero stupida e avevo capito che quello che avevo scritto era orribile, era quanto di meno potesse piacere a Elsa”.

Sappiamo che non è andata come si aspettava Patrizia Cavalli, e che Elsa Morante è stata la prima ad apprezzare le opere della giovane donna e la prima a infonderle il coraggio necessario per accettare e coltivare con cura la sua vocazione poetica.

© Riproduzione Riservata