Una poesia di Fernando Pessoa svela che per amare la vita bisogna tornare a stupirsi

25 Agosto 2025

"Il mio sguardo è nitido come un girasole" è una poesia di Fernando Pessoa che invita a ritrovare lo sguardo puro di un bambino capace di meravigliarsi.

Una poesia di Fernando Pessoa svela che per amare la vita bisogna tornare a stupirsi

Il mio sguardo è nitido come un girasole. Con questa osservazione semplice e acuta, una poesia di Fernando Pessoa ci dona una riflessione di enorme valore esistenziale. Troppo spesso gli esseri umani passano la vita a farsi domande, a interpretare ogni dettaglio, dimenticando la cosa più importante: lasciarsi sorprendere dalle piccole meraviglie quotidiane.

Nei suoi versi, il poeta portoghese invita a una purezza nuova. È necessario guardare il mondo e la vita con lo sguardo di un bambino, capace di stupirsi senza il peso delle sovrastrutture che inaridiscono mente e anima. Questo poema è un atto d’amore verso se stessi e verso la realtà, la gioia di poter rinascere a ogni istante attraverso ciò che accade, ciò che vive e ciò che regala emozione.

Scritta nel 1914, Il mio sguardo è nitido come un girasole è il II poema della raccolta O Guardador de Rebanhos (Il Guardiano di greggi), composta da trentotto testi firmati da Pessoa con l’eteronimo di Alberto Caeiro.

Nella Lettera sulla genesi degli eteronimi (1935), Pessoa definisce Alberto Caeiro come colui che “insegna a disapprendere: ossia a disimparare, liberandosi della filosofia, della metafisica, frutti perniciosi del pensiero, che non hanno portato a nulla, in un momento in cui l’epoca dimostra il completo crollo di ogni certezza e verità.”

Un invito, dunque, ad affrontare la vita con maggiore semplicità, naturalezza e istinto. Tornare a guardare con occhi nuovi significa recuperare “lo stupore essenziale, che avrebbe un bambino se, nel nascere, si accorgesse che è nato davvero…”

Leggiamo questa stupenda poesia di Fernando Pessoa alias Alberto Caeiro, per scoprirne il prezioso messaggio.

Il mio sguardo è nitido come un girasole di Fernando Pessoa

Il mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me…
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero…
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novità del Mondo…

Credo al mondo come a una margherita,
perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
perché pensare è non capire…
Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
(pensare è un’infermità degli occhi)
ma per guardarlo ed essere in armonia con esso…

Io non ho filosofia: ho sensi.
Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
ma perché l’amo, e l’amo per questo
perché chi ama non sa mai quello che ama,
né sa perché ama, né cosa sia amare…

Amare è l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza è non pensare…

 

O meu olhar é nítido como um girassol. – Fernando Pessoa

O meu olhar é nítido como um girassol.
Tenho o costume de andar pelas estradas
Olhando para a direita e para a esquerda,
E de vez em quando olhando para trás…
E o que vejo a cada momento
É aquilo que nunca antes eu tinha visto,
E eu sei dar por isso muito bem…
Sei ter o pasmo essencial
Que tem uma criança se, ao nascer,
Reparasse que nascera deveras…
Sinto-me nascido a cada momento
Para a eterna novidade do Mundo…

Creio no Mundo como num malmequer,
Porque o vejo. Mas não penso nele
Porque pensar é não compreender…
O Mundo não se fez para pensarmos nele
(Pensar é estar doente dos olhos)
Mas para olharmos para ele e estarmos de acordo…

Eu não tenho filosofia: tenho sentidos…
Se falo na Natureza não é porque saiba o que ela é,
Mas porque a amo, e amo-a por isso,
Porque quem ama nunca sabe o que ama
Nem sabe porque ama, nem o que é amar…

Amar é a eterna inocência,
E a única inocência é não pensar…

Guardare e stupirsi, basta pensare. La poesia di Fernando Pessoa che ci invita a tornare bambini

Il mio sguardo è nitido come un girasole, sotto la voce limpida di Alberto Caeiro, non è solo un inno alla natura, ma una vera filosofia della semplicità. L’invito è chiaro: smettere di complicare la vita con troppi pensieri e recuperare la capacità di vedere e amare ciò che ci circonda nella sua nudità. In questo poema,

Caeiro rifiuta il bisogno di spiegare: al posto della filosofia sceglie i sensi, al posto del ragionamento sceglie la visione, al posto della ricerca di definizioni sceglie l’amore innocente.

Attraverso l’eteronimo Alberto Caeiro, Fernando Pessoa propone una vera e propria filosofia della semplicità, dove il mondo non va compreso, ma vissuto con la nitidezza di uno sguardo infantile.

Lo sguardo come rinascita continua

Il verso d’apertura, “Il mio sguardo è nitido come un girasole”, è molto più di una similitudine naturalistica. Il girasole rappresenta il fiore che non conosce ombra interiore, che si rivolge sempre alla luce, che non si interroga sul perché del proprio movimento. Assimilando il proprio sguardo al girasole, Caeiro rivendica una visione chiara, diretta, senza il filtro del pensiero riflessivo.

Nei versi successivi, “Ciò che vedo a ogni momento è ciò che non avevo mai visto prima”, si afferma una radicale novità dell’esistere. Non esistono esperienze già viste, perché ogni sguardo è un evento unico. Qui Pessoa capovolge la logica dell’abitudine: ciò che appare quotidiano, per chi sa guardare, diventa miracolo.

Quando scrive “Mi sento nascere a ogni momento per l’eterna novità del mondo”, la poesia assume un respiro quasi mistico: vivere significa rinascere continuamente, sottrarsi al peso della ripetizione, mantenere intatto lo stupore originario. È il segreto dell’infanzia che non si perde: la capacità di lasciarsi sorprendere da ciò che accade, senza smettere mai di meravigliarsi.

Il rifiuto del pensiero astratto

La seconda parte del poema è un manifesto anti-filosofico: “Credo al mondo come a una margherita, perché lo vedo. Ma non penso ad esso, perché pensare è non capire”.

Il mondo non ha bisogno di essere pensato, ma solo visto. Credere non significa aderire a un sistema, ma riconoscere l’evidenza del reale. La margherita è simbolo di questa immediatezza: basta guardarla per sapere che esiste, e in quel gesto la fede nella realtà è già completa.

Poi la frase che segna uno spartiacque: “Pensare è un’infermità degli occhi”. Pessoa denuncia con forza il vizio di voler ridurre il mondo a concetto. Pensare significa distogliere lo sguardo, costruire un velo che ci separa dall’immediatezza delle cose.

È un’accusa al razionalismo eccessivo della modernità: mentre cerchiamo spiegazioni, ci allontaniamo dal vivere. Il pensiero diventa allora una malattia dello sguardo, una deviazione che impedisce la trasparenza dell’essere

I sensi al posto della filosofia

Caeiro non vuole avere filosofia, ma sensi: “Io non ho filosofia: ho sensi.” È una dichiarazione che rovescia secoli di cultura occidentale. Non sono le idee a garantire la verità, ma i sensi: vedere, ascoltare, toccare, odorare, gustare. È attraverso di essi che il mondo si dona, non attraverso un sistema di concetti.

Se parla della Natura, confessa, non è perché ne conosca la definizione, ma perché la ama. E l’amore, dice, non può mai essere del tutto compreso: “Chi ama non sa mai quello che ama, né sa perché ama, né cosa sia amare…”. L’amore non appartiene alla sfera della spiegazione, ma dell’esperienza. È mistero, adesione, abbandono.

L’innocenza dell’amore

Il poema si chiude con un pensiero assoluto: “Amare è l’eterna innocenza, e l’unica innocenza è non pensare.”

Amare senza chiedersi perché, senza cercare di definire o possedere, significa custodire l’innocenza. Qui Pessoa individua la vera forma di purezza: non è la morale, non è l’assenza di colpa, ma la capacità di non contaminare l’amore con la pretesa di spiegarlo. L’amore rimane eterno proprio perché resta inspiegabile.

Tornare a stupirsi per amare, salvare la mente e l’anima

Il mio sguardo è nitido come un girasole è molto più di una poesia: è un invito a cambiare prospettiva, a tornare a guardare il mondo con occhi liberi dal peso delle interpretazioni. Pessoa, attraverso Alberto Caeiro, ci dice che la vita non va spiegata ma vissuta, non va posseduta ma amata, non va ridotta a pensiero ma accolta nello stupore.

Il poema di Pessoa non è, quindi,  solo una riflessione lirica, ma un atto di resistenza esistenziale. In un tempo che tende a spiegare tutto, a etichettare e razionalizzare ogni aspetto della vita, il poeta ci propone un gesto di liberazione: recuperare lo sguardo puro.

Fernando Pessoa ci mette in guardia: il pensiero eccessivo può diventare una malattia degli occhi, una nebbia che ci separa dalla realtà. Solo riscoprendo la semplicità dello sguardo possiamo salvare la mente dall’affanno e l’anima dall’aridità.

Significa imparare a disimparare: non rinnegare la ragione, ma restituirle il giusto posto, senza permetterle di soffocare la meraviglia. La vera innocenza non è infantilismo, ma capacità di custodire il mistero senza volerlo sciogliere a tutti i costi. Pessoa ci invita a riconoscere che la vita vale per ciò che ci offre nell’istante: un fiore, un cielo che cambia, un incontro inatteso.

Il messaggio finale della poesia di Fernando Pessoa è un invito a riconciliarsi con la semplicità: non inseguire continuamente spiegazioni, ma abitare il mondo con stupore e amore. Solo così si può rinascere davvero “a ogni momento”, come dice il poeta, perché ogni istante è nuovo se lo sguardo sa restare vivo.

In un’epoca che rischia di perdere l’anima nella complessità e nella fretta, Pessoa ci consegna la cura più antica e più attuale: guardare, amare, lasciarsi sorprendere. Tornare a stupirsi significa ritrovare la parte più autentica di noi: quella che sa rinascere ogni giorno, che non smette di sorprendersi davanti a un fiore, a un cielo, a un incontro.

È questo lo sguardo che salva: lo sguardo innocente, capace di meraviglia e di amore, come un girasole che non smette mai di rivolgersi alla luce.

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