Sei qui: Home » Poesie » “Pioggia” (1894), la malinconica poesia di Kavafis che racconta il mondo fuori dalla finestra

“Pioggia” (1894), la malinconica poesia di Kavafis che racconta il mondo fuori dalla finestra

Trasforma il paesaggio, modifica il nostro umore. La amiamo, talvolta più, talvolta meno. In certi casi è benedetta. In altri non porta che disastri. “Pioggia” è un’armoniosa e malinconica poesia in cui Konstantinos Kavafis racconta la natura e l’umano con la consueta grazia d’altri tempi. Scopriamola insieme.

“Pioggia” di Konstantinos Kavafis

…………………
in un piccolo giardino
ci sono due alberi esili;
l’acqua ne fa
una parodia della campagna –
entrando fra i rami
che non hanno misteri;
innaffiando radici
dalla linfa malata;
correndo tra il fogliame
che legato con fili
pende dalle finestre
prosaico e malinconico;
e lavando piante malaticce
che un’attenta massaia
aveva disposto nei vasi
l’una accanto all’altra.

Pioggia, che i bambini
guardano divertiti
dentro una stanza calda,
e quanto più l’acqua aumenta
e quanto più cade fitta,
tanto più battono le mani saltando.
Pioggia, che i vecchi ascoltano
con cupa rassegnazione,
con tedio e insofferenza;
perché per istinto
hanno a sdegno le ombre
e la terra bagnata.

Pioggia, pioggia – la pioggia
continua a cadere a dirotto.
Ma ora non riesco più a vedere.
Tutta quest’acqua ha annebbiato il vetro della finestra.
Sulla sua superficie
scorrono, scivolano e si distendono
in un continuo saliscendi
gocce di pioggia sparse
sporcano
e appannano il vetro.
E ormai si vede appena
confusamente la strada
e nella brina acquosa s’intravedono
le carrozze e le case.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Pioggia”

“Pioggia” è un’estesa poesia di Konstantinos Kavafis. Lacunosa nella parte iniziale, è giunta sino a noi, purtroppo, incompleta. Possiamo ipotizzare, osservando l’inizio delle strofe successive, che il componimento cominciasse proprio con un’invocazione alla Pioggia, cercata, raccontata, personificata nella sua natura mutevole e affascinante.

Il componimento, che risale al 1894, si può trovare con testo a fronte greco all’interno della raccolta “Konstandinos P. Kavafis. Tutte le poesie”, edita nel 2019 da Donzelli Poesia con note critiche e traduzioni curate da Paola Maria Minucci.

Un quadro multiforme

Nelle tre strofe che compongono la poesia, Kavafis racconta il mondo visto con una lente appannata e malinconica: dapprima il focus è tutto sulla natura, su quel piccolo giardino che si estende oltre la finestra e che sa di “parodia della campagna”. Un microcosmo di esseri vegetali, alcuni spezzati, alcuni “malaticci”, altri malinconici e “prosaici”, sciacquato da un’acqua che scroscia, lavando via i segreti e i dolori.

Arriviamo alla seconda strofa con due immagini, in cui Kavafis associa bambini e vecchi, con un incrocio di sguardi contrastanti: i giovani guardano alla pioggia con desiderio e gioia, colmi di speranza.

La luce che brilla dentro i loro occhi e i loro cuori è troppo forte perché essa venga sopraffatta dalla malinconia della pioggia. Diverso è per gli anziani, descritti come afflitti da una “cupa rassegnazione”, oramai annoiati e indifferenti, ma anche intimoriti dall’ombra, perché in essa riconoscono la minaccia della fine.

Infine, si arriva all’io lirico, a chi osserva dentro una casa, da una finestra che si fa ostacolo ma anche filtro: l’acqua che cade a dirotto sulle cose impedisce una vista chiara. La pioggia, quindi, modifica anche il punto di vista dell’autore, che si sente insicuro e confuso nel descrivere ciò che vede. Il mondo si appanna oltre la finestra e la “brina acquosa”, e sembra che tutto si appanni con la pioggia, anche i pensieri.

Chi è Konstantinos Kavafis

Konstantinos Petrou Kavafis (1863-1933) è conosciuto come “il più antico dei poeti moderni”. Di origini greche, ma nato e cresciuto ad Alessandria d’Egitto, è uno degli autori che, più di tutti, si sono adoperati per creare un ponte fra la tradizione e l’innovazione. Della produzione poetica dell’autore di “Prima che il tempo li sciupasse”, che risente soprattutto nelle fasi iniziali dell’influenza simbolista, ci sono rimasti poco più di 150 frammenti, oggi raccolti nel volume “Kavafis”.

© Riproduzione Riservata