“Quando tornai al mare di una volta” (1970), la poesia di Sandro Penna sulla felicità in estate

1 Agosto 2025

In questa poesia, Sandro Penna racconta le sue estati con una delicatezza unica e tipica della sua penna. Scopri "Quando tornai al mare di una volta".

“Quando tornai al mare di una volta” (1970), la poesia di Sandro Penna sulla felicità in estate

In questa poesia Sandro Penna non descrive solo un paesaggio, ma un movimento interiore: il ritorno al mare è il tentativo di ritrovare un frammento di felicità passata, forse un’eco di giovinezza, di corpi, di incontri. Ma ciò che incontra è il vuoto: l’odore che lo accoglie non è promessa di vita, ma memoria svuotata.

 

“Quando tornai al mare di una volta” (1970) di Sandro Penna

Quando tornai al mare di una volta,
nella sera fra i caldi viali
ricercavo i compagni di allora…

Come un lupo impazzito odoravo
la calda ombra fra le case. L’odore
antico e vuoto mi cacciava all’ampia
spiaggia sul mare aperto. Lì trovavo
l’amarezza più chiara e la mia ombra
lunare ferma su l’antico odore.

 

L’immagine del poeta “come un lupo impazzito” è potente. Comunica chiaramente la ricerca spasmodica ricerca di un calore che il tempo ha divorato, “l’amarezza” che si trova a fronteggiare Penna. Eppure, anche in questa “amarezza”, resta la bellezza di un attimo contemplativo: la spiaggia aperta, il mare, l’ombra lunare.

È la poetica più classica di Sandro Penna: nulla è gridato, tutto è sospeso in una malinconia che non si sfoga, ma si deposita in poche parole essenziali come sul fondo di un fiume.

Il mare di Sandro Penna nei suoi passaggi chiave

“Quando tornai al mare di una volta, / nella sera fra i caldi viali”

Il primo verso pone subito il tema del ritorno. Quel “di una volta” è carico di nostalgia: non indica solo un luogo, ma un tempo perduto. La sera, con i suoi viali caldi, è un’immagine sensuale, che evoca odori e presenze che poi verranno richiamati in versi successivi.

È la sera delle estati, della libertà, dei corpi giovani: motivi ricorrenti nella poetica di Penna, poeta che ha sempre cercato nella vita il riflesso di una purezza sensuale.

“Ricercavo i compagni di allora…”

Qui la memoria si fa esplicita: i compagni non ci sono più, ma il desiderio di rivederli sopravvive. La sospensione dei puntini accentua l’incompiutezza: ciò che il poeta cerca non potrà trovarlo. In questa mancanza si sente il senso tragico della sua esistenza, segnata da amori giovanili mai pienamente posseduti, da un eros fragile, perseguitato dall’idea del tempo che consuma.

“Come un lupo impazzito odoravo / la calda ombra fra le case”

È il verso più fisico della poesia, che si lega al primo. Il lupo è simbolo di istinto, di fame. Penna, che nei suoi testi non nasconde mai il desiderio omoerotico, qui lo trasfigura in una corsa olfattiva: il bisogno di ritrovare, attraverso l’odore, una presenza carnale. Ma quell’odore, lo dirà poco dopo, è “antico e vuoto”: un fantasma, un nulla di fatto, un odore che si lega ai puntini.

“Lì trovavo / l’amarezza più chiara e la mia ombra / lunare ferma su l’antico odore”

La chiusa è una delle più malinconiche di Penna. L’ossimoro “amarezza più chiara” dice la contraddizione: il mare, simbolo di libertà e giovinezza, ora è solo specchio di una perdita.

L’ombra “lunare” è immobile: il poeta è presente fisicamente, ma la sua anima resta prigioniera di un tempo che non può tornare. L’odore che lo guidava non porta alla vita, ma a un’eco svuotata.

Sandro Penna: il poeta dell’innocenza perduta

Sandro Penna (1906-1977) è uno dei poeti più originali del Novecento italiano. La sua voce si riconosce subito: limpida, essenziale, lontana da ogni enfasi. Nei suoi versi, racconta la vita con uno sguardo che mescola sensualità e candore. Il suo universo è fatto di ragazzi, strade assolati, odori di mare, città di provincia. Ma dietro la grazia formale c’è sempre un’ombra: il tempo che distrugge, la solitudine che ritorna.

Penna visse ai margini: pochi mezzi, nessun inserimento nei circoli ufficiali, un’esistenza precaria, segnata da amori fugaci e dall’incapacità di adattarsi alle regole. Nei suoi versi non c’è mai compiacimento: c’è la nostalgia di un’innocenza che si consuma, la consapevolezza che ogni felicità è breve. “Quando tornai al mare di una volta è questo”: una ricerca impossibile, detta con la leggerezza di chi sa che la poesia non salva, ma almeno illumina la perdita.

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