Ottobre (1934) di Vincenzo Cardarelli, poesia in cui la fine diventa vitale miracolo quotidiano

29 Settembre 2025

Scopri i versi di “Ottobre”, la poesia sulla maturità di Vincenzo Cardarelli in cui il declino della vita diventa una dolcissima agonia.

Ottobre (1934) di Vincenzo Cardarelli, poesia in cui la fine diventa vitale miracolo quotidiano

Ottobre di Vincenzo Cardarelli è una poesia che diventa il manifesto di una fase dell’esistenza umana, quando si arriva all’età matura e si finisce per accettare le proprie fragilità. Nella poesia non c’è nostalgia sterile né rimpianto, ma emerge una visione disincantata e serena della fine della vita, con un’evidente sentire di consolazione.

Il poeta, che ha sempre affidato alle stagioni il compito di raccontare la vita dell’uomo, in questi versi ritrova nell’autunno un’immagine fedele di sé: una stagione che ha già dato i suoi frutti, che si avvicina alla fine con malinconia eppure con una sorprendente dolcezza. Qui la morte non è più soltanto angoscia, ma diventa rivelazione, un miracolo che si rinnova ogni giorno sotto il “vecchio sole ottobrino”.

Ottobre fu scritta nel 1934  e fa parte della raccolta Opere complete (Milano, Meridiani Mondadori 1962). Il tema è quello ricorrente nelle poesie di Cardarelli, ovvero lo scorrere del tempo e il senso che la vita passa, è destinata a finire.

Leggiamo la poesia di Vincenzo Cardarelli per viverne l’atmosfera e comprenderne il significato.

Ottobre di Vincenzo Cardarelli

Un tempo, era d’estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all’autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.

Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest’aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulla vigne saccheggiate.

Sole d’autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell’anima.

Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t’inoltri
e sei lì per spirare.

E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch’è tutta una dolcissima agonia.

La dolce stagione della maturità

Ottobre è una poesia di Vincenzo Cardarelli che riesce a trasformare ’autunno in una metafora esistenziale. Non è più il tempo ardente della giovinezza, ma quello della maturità, in cui i frutti sono già stati raccolti e resta la consapevolezza del limite.

Eppure, proprio dentro questo crepuscolo, il poeta trova un miracolo inatteso. Ogni giorno che passa diventa dono, ogni raggio di sole un segno di bellezza fragile e irripetibile. L’autunno non è più soltanto malinconia, ma diventa una “dolcissima agonia”, capace di insegnare ad accettare il tempo senza paura.

La bellissima lezione sull’autunno della vita di Vincenzo Cardarelli

Il messaggio centrale di Ottobre è l’accettazione serena e la valorizzazione della maturità e del declino come fasi della vita dotate di una bellezza unica e struggente. Cardarelli non vive l’autunno (metafora della sua età avanzata) come una perdita o una fine dolorosa, ma come una stagione in cui trova una profonda corrispondenza con il proprio essere.

Vincenzo Cardarelli dona un insegnamento che va oltre la poesia e tocca la condizione universale dell’uomo, l’importanza d’imparare a riconoscere la bellezza nel tempo che declina. Il poeta, guardando l’autunno, non si limita a descrivere un paesaggio, ma compie un’operazione più profonda. Trasforma la stagione autunnale in una categoria dell’anima, in un luogo interiore dove ogni uomo, prima o poi, è chiamato a sostare.

Il “vecchio sole ottobrino”, fragile e superstite, diventa il simbolo di ciò che resta quando l’energia si attenua. È un sole che non abbaglia, non impone la sua forza, ma consola con la sua discreta presenza quotidiana. La sua luce è tanto più preziosa proprio perché destinata a spegnersi. Vincenzo Cardarelli invita a saper guardare oltre, a capire che il valore della vita non risiede nella durata o nella potenza, ma nell’intensità e nella capacità di dare senso anche all’istante più effimero.

La “dolcissima agonia” che conclude la poesia non è un ossimoro retorico, ma una verità esistenziale. L’agonia è il tempo del passaggio, il lento declinare, che è dolce perché porta con sé consapevolezza, memoria, gratitudine. In questo ossimoro si racchiude la lezione più attuale di Cardarelli: non fuggire la morte, ma integrarla nel ritmo della vita, riconoscendo che ogni fine contiene una sua rivelazione.

L’autunno della vita, dunque, non è solo malinconia. È un invito alla misura, alla sobrietà, alla capacità di cogliere il miracolo dell’ordinario. Così come il sole di ottobre torna ogni giorno a illuminare vigne ormai spoglie, anche l’uomo può scoprire che, nonostante la stanchezza e il tempo che avanza, resta sempre un motivo per stupirsi, per sorridere, per sentirsi vivi.

È chiaro che quando si era più giovani l’estate era il simbolo dell’esistenza, la stagione calda e festosa, tipica della gioventù. Un periodo in cui la lunghezza delle giornate illumina le anime che hanno voglia di vivere la vita con la massima energia. Adesso invece, con una maggiore maturità emerge ed è scontato nella natura umana un’idea della vita diversa.

A “ottobre” la bellezza di alcune cose è inattesa, come il sole che ha perso calore durante il mese precedente e la sua luce che mette in mostra la bellezza dei suoi colori. L’autunno inebria con i suoi profumi e i suoi colori e dà il via ad una stagione nuova, che va vissuta con la stessa identica felicità, anche se con un approccio diverso. Ottobre diventa il mese vitale in cui si prende coscienza del miracolo della vita. Solo con la maturità ci si rende conto di quanto le piccole cose siano davvero importanti. 29

Quando si è alla fine, tutto diventa più prezioso, ogni nuovo sole che nasce è un giorno in più di vita, un vero miracolo. Allo stesso tempo, si vive nella coscienza che tutto sia destinato a finire. Questo non può che condizionare anche l’esistenza. Da un lato, il dono della vita, dall’altra la disperazione della morte. La fine non è mai positiva, è amara, è triste. Ma, diventa più dolce se si riesce a valorizzare tutto ciò che si vive.

Vincenzo Cardarelli descrive questo stato d’animo come dolcissima agonia. Di fatto è la rappresentazione più concreta che racconta tutte le cose che finiscono: la vita, l’amicizia, l’amore, le relazioni, in genere.

L’ottobre poetico di Vincenzo Cardarelli riesce a donare un tocco di malinconica positività, anche quando le ombre iniziano ad allungarsi e la vita inizia a guardare verso il freddo inverno.

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