Notte d’estate di Hermann Hesse è una splendida poesia che celebra la stagione estiva come il momento magico della vita, in cui la giovinezza delle emozioni e delle passioni esplode con tutto il suo ardore. Il tema della poesia è la memoria delle cose svanite con il crescere dell’età, dove a resistere sono i sogni, la memoria che fantastica nel passato alle ricerca dei piaceri perduti.
Una poesia in pieno stile dell’autore tedesco, in cui tutto diventa magia, in ogni senso s’immerge nel cosmo alla ricerca delle palpitazioni che possono sollecitare il principio del piacere. I versi di Hesse sono un inno alla bellezza della vita, che non ha timore di svelare la ricerca dei piaceri come inno all’esistenza. Non c’è mai oscurantismo nelle parole del genio tedesco, che in ogni sua opera cerca con grande “amore” di celebrare la vita.
Notte d’estate è una poesia che è stata tradotta da Maria Grazia Galli e fa parte della raccolta di poesie Le stagioni di Hermann Hesse, pubblicata in Italia da Ugo Guanda Editore.
Leggiamo questa meravigliosa poesia di Hermann Hesse per viverne le emozioni e carpirne il significato.
Notte d’estate di Hermann Hesse
O notte d’estate dal cupo ardore!
Seduzione di violini in tiepido giardino,
Morbidi e lievi archi di stelle cadenti
In cielo. La mia danzatrice ride.Rifuggo da ciò in segreto. I rami
Degli alberi in fiore mandano un pallido bagliore.
Ah! Così repentina fine trova il piacere,
Solo il desiderio d’ardere non cessa.Dove siete feste meravigliose
Delle notti estive della mia giovinezza?
Tutte le danze, pur se son lieto,
Scivolano così fredde, il meglio manca.O notte d’estate dal cupo ardore,
Lasciami dunque bere fino al fondo
La coppa del piacere di sogni ricolma,
Che finalmente si plachi la mia sete!
Quando l’estate riesce a dare linfa ai sogni del piacere
Notte d’estate è una poesia di Hermann Hesse che celebra l’estate come la stagione dei piaceri e delle passioni. Il poeta s’immerge nella magica natura estiva reclamando quelle emozioni finite troppo presto, senza riuscire a placare il desiderio di poterle vivere ancora, anche se ammette che tutto è finito.
Nella poesia si avverte il senso della perdita, “In cielo. La mia danzatrice ride”, ma il poeta sembra non voler rinunciare al piacere del vivere. Hermann Hesse fonde la sensualità del presente con la nostalgia del passato. L’atmosfera è incantata: una notte tiepida, violini in giardino, stelle cadenti, una danzatrice che ride. Eppure, dietro questa sensualità luminosa, si nasconde una malinconia profonda, il segno che la bellezza, pur viva, è destinata a svanire.
Ma, il poeta tedesco mostra la volontà di non voler rinunciare ai magici piaceri andati, la memoria, i sogni sono l’elemento per tenere vivo ciò che non esiste più, quell’invisibile filo che tiene legati per sempre i momenti più belli ed emozionanti della vita. Un filo che non va mai tagliato pena perdere l’amore per l’esistere che ha bisogno di poter sempre dissetare la propria voglia di piacere.
Versi pieni di passione, desiderio con un pizzico di malinconia
L’inizio della poesia ha il tono di un inno sensuale. Hermann Hesse evoca una notte colma di desiderio, in cui la musica e il cielo stellato partecipano alla festa dei sensi. La danzatrice, figura simbolica, rappresenta la gioia effimera, l’amore vissuto nel momento. Questa figura quasi mitologica vive ormai nel cielo, per evidenziare il senso della separazione fisica ma non esistenziale. È sempre presente seppur passata, andata.
Ad un certo punto nella seconda strofa il poeta ritrae la contrapposizione tra la fine del piacere vissuto e il desiderio di, malgrado ciò, volerlo poter rivivere per sempre.
Rifuggo da ciò in segreto. I rami
Degli alberi in fiore mandano un pallido bagliore.
Ah! Così repentina fine trova il piacere,
Solo il desiderio d’ardere non cessa.
Ciò che è bello e vivo diventa quasi insostenibile, proprio perché destinato a finire. Il piacere si consuma in fretta, mentre la sete di vivere, ovvero il desiderio, continua ad ardere senza freni. Una tensione eterna tra ciò che era e ciò che si vorrebbe rivivere. Una tensione che esprime, nella sua nostalgica mancanza, la voglia di non mollare mai. Il desiderio diventa l’elemento che tiene in vita, che permette di dare energia a quelle passioni che il tempo sembra voler portare via.
Non stiamo parlando di illusioni, ma di desideri veri, quelli fisici, quelli primordiali, quelli che danno vita ala piacere vero, terreno, istintivo, primordiale.
Nella terza strofa il poeta lascia spazio alla nostalgia per evidenziare la forte tensione che l’umano vive con lo scorrere del flusso della vita.
Dove siete feste meravigliose
Delle notti estive della mia giovinezza?
Tutte le danze, pur se son lieto,
Scivolano così fredde, il meglio manca.
La nostalgia prende inevitabilmente il sopravvento. Hermann Hesse rimpiange la pienezza emotiva della giovinezza, quando le notti sembravano infinite e le danze accendevano di gioia l’anima. Ora, anche nei momenti felici, sente una freddezza interiore, il tempo ha cambiato il suo modo di sentire.
Il tempo sembra erodere ogni cosa, scalfisce in modo definitivo i piaceri vissuti in giovinezza, rendendoli diversi, non più in grado di poter offrire le gioie donate negli anni più verdi. Tutto sembra essere cambiato rispetto a prima, ale “danze” manca quella vitalità che prima sapeva offrire. Il meglio è passato e nella percezione del presente tutto appare limitato. L’ardore sembra placarsi spento dal freddo fluire dell’età.
Nel finale della poesia il poeta però mostra tutta la sua resistenza all’implacabile perdita delle passioni.
O notte d’estate dal cupo ardore,
Lasciami dunque bere fino al fondo
La coppa del piacere di sogni ricolma,
Che finalmente si plachi la mia sete!
Hermann Hesse si appella alla magia della “Notte d’estate” per ritrovare lo slancio perduto. Malgrado la consapevolezza che la vita con il passare degli anni rende sempre più aridi, non smette di avere “sete” di gioia, di felicità, delle emozioni tipiche di quando si è più giovani. La passione non deve mai svanire e il piacere può mantenere la sue esistenza semplicemente non smettendo di sognare.
Le passioni devono essere per sempre
Desiderare, sognare è l’unica arma umana per resistere all’appiattimento emozionale che genera molte l’età. Le passioni non vanno dismesse in nome della maturità, perché questo segna inevitabilmente la fine del piacere. Il principio del piacere così tanto messo a dura prova da buona parte del mondo adulto, in realtà molte volte è la causa del malessere umano. Le conseguenze sono un perdurante cattiveria, conseguenza della frustrazione che genera la privaziopne della gioia.
Vivere significa gioire, essere felici, stare bene cos sé stessi e con gli altri. Il piacere opera come forza motrice della positività, donando quella magia delle notti d’estate che sono sinonimo di felicità.
La nostra società purtroppo associa il divertimento, le passioni, i sogni all’età giovanile, ma seguendo i versi di Hermann Hesse, bisogna saper reagire a questo antiquato modo di pensare. Il desiderio di poter ancor danzare sulle ali della gioia, di sognare ad occhi aperti non deve mai essere inibito. Anzi, è l’unica via d’uscita per rimanere “vivi”.
La “danzatrice” seppur in cielo deve continuare a stimolare il fuoco delle passioni. Queste non possono avere una scadenza e devono stimolare il,piacere di poter incontrare l’arte, l’amore, i sogni, la danza, il viaggio, la bellezza.
Col tempo le passioni cambiano volto, ma non il cuore. Un amore maturo può essere ancora più intenso. Un sogno coltivato a lungo può finalmente germogliare. Un desiderio artistico tenuto nascosto può finalmente esprimersi. Le passioni non muoiono: si trasformano in radici. Se da giovani erano fuoco che ardeva in superficie, con l’età diventano brace che scalda in profondità.
C’è una bellezza rara in chi, a qualsiasi età, continua ad accendersi per qualcosa: per una musica, una notte stellata, una poesia, una persona, un’idea. Sono le persone che hanno occhi giovani, anche se hanno visto molte stagioni passare. Hesse lo scrive tra le righe: anche se le feste della giovinezza sembrano lontane, l’anima non smette di danzare.
Portare avanti una passione, anche se piccola, anche se solo nostra, è un atto di libertà e fedeltà verso se stessi. È un modo per non lasciarsi rinchiudere nel tempo. È un modo per ricordarsi che siamo vivi, non solo perché respiriamo, ma perché ancora amiamo, ancora sogniamo, ancora cerchiamo.