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“Nostalgia” (1916) di Giuseppe Ungaretti, la magia dei ricordi per sfuggire all’orrore del presente

Nella poesia "Nostalgia", Giuseppe Ungaretti rievoca il ricordo di un'alba parigina e di una giovane donna, per sfuggire agli orrori della guerra.

Nostalgia di Giuseppe Ungaretti è una poesia di enorme atmosfera che lascia spazio al ricordi, utili nei momenti difficili o bui per superare il disagio e la disperazione. Certo, i ricordi generano “nostalgia”, malinconia, fanno magari cadere qualche lacrima, ma, quello stato emotivo riesce a distrarre dal contesto buio in cui ci si ritrova.

Nostalgia fu scritta a Locvizza, il 28 settembre 1916, come indicato dalla stessa poesia, e fa parte della raccolta di poesie L’allegria di naufragi di Giuseppe Ungaretti, pubblicata per la rima volta nel 1919.

Il poeta scrive la poesia mentre è un giovane soldato impegnato nella Prima Guerra Mondiale per offrire il proprio contributo alla liberazione dell’Italia dalla dominazione austriaca. Il ricordo va ad una storia d’amore avuta con una giovane donna di nome Marthe Roux a Parigi.

Ma, leggiamo la poesia di Giuseppe Ungaretti per coglierne la profonda meraviglia dei versi.

Nostalgia di Giuseppe Ungaretti

Locvizza, il 28 settembre 1916

Quando
la notte è a svanire
poco prima di primavera
e di rado
qualcuno passa

Su Parigi s’addensa
un oscuro colore
di pianto

In un canto
di ponte
contemplo
l’illimitato silenzio
di una ragazza
tenue

Le nostre
malattie
si fondono

E come portati via
si rimane.

Il ricordo di un amore per sfuggire alle atrocità dell’esistenza

Nostalgia è una poesia di Giuseppe Ungaretti che attraverso i suoi versi ci fa vivere un ricordo come fosse una visione a cui assiste il poeta. Questi si trova in una trincea nel versante carsico in piena Prima Guerra Mondiale. Dopo una dura notte passata in trincea, il ricordo prende forma diventando come reale.

La nostalgia sembra impossessarsi dell’animo di Ungaretti. Da quella trincea nel settembre del 1916 il poeta vorrebbe fuggire via per non dover più sopportare le atrocità che la guerra purtroppo presenta agli occhi dei suoi protagonisti.

E per evadere da quel grigio mondo che lo circonda, il poeta dà spazio ai ricordi. Lui è là sdraiato come sull’orlo del precipizio, e a distrarlo dalla disperazione arriva l’immagine di un momento indelebile del suo passato.

Ungaretti vola con la mente alla fine 1912, quando si trasferì dalla sua città natale, Alessandria d’Egitto, a Parigi per seguire dei corsi al College de France e alla Sorbona.

Nella città francese conobbe artisti d’avanguardia come Apollinaire, Picasso, Braque, Modigliani, De Chirico, Léger. Frequentava il gruppo anche una giovanissima ragazza che diventò presto la “Musa” del poeta.

Giuseppe Ungaretti all’epoca aveva 24 anni e nella cerchia dei suoi nuovi amici “impegnati” c’era questa ragazza di sedici anni che si chiamava Marthe Roux, che si dilettava di pittura e frequentava con la sorella Louise la congrega della Closerie de Lilas, lo stesso caffè dove anni dopo sarà solito scrivere Ernest Hemingway.

L’immagine nostalgica di quel marzo del 1913

L’incontro con la ragazza, raccontato attraverso la poesia, risale invece, verosimilmente, poco prima che iniziasse la primavera del 1913, quindi a marzo di quell’anno.

Seguendo i versi della poesia, “la notte stava per svanire”, si intravedevano le prime luci dell’alba. Il poeta segna il passaggio tra la notte e il giorno quale metaforico momento di passaggio da un momento buio e l’arrivo della luce, la speranza di poter “tornare” ad una nuova vita.

Allo stesso tempo, nei versi iniziali si percepisce la fine del nebbioso inverno e l’arrivo di una nuova primavera. Certo, visto il momento della giornata di marzo, il cielo era ancora cupo, a causa della nebbia notturna parigina.

Tutto appariva grigio, sia il cielo che le acque del fiume su cui si rispecchiava il cielo. Vista l’ora le strade erano ancora vuote, la frenesia delle persone del giorno non aveva ancora preso il sopravvento. 

Il poeta si percepisce è con una giovane donna, un ragazza esile e taciturna, entrambi sono forse seduti o appartati in un angolo di un ponte sulla Senna.

Il ricordo di quella giovane figura femminile, così delicata e allo stesso tempo armonica, trasferisce ad Ungaretti la serenità che la guerra purtroppo gli ha portato via. “Il silenzio illimitato” di lei è pieno di significato, perché rivela la vicinanza e allo stesso tempo la mancanza di quella serenità che quel silenzio pieno di sentimenti gli donava.

Il ricordo della giovane donna per Ungaretti rappresenta l’evasione da tutto ciò che lo circonda. I due “innamorati si fondono insieme per sempre. Meravigliosi i versi finali:

E come portati via
si rimane.

Il loro rapporto malgrado la separazione continua a vivere nei pensieri di entrambi. Quella loro relazione, quella serata parigina sarà per sempre indelebile.

C’è da dire che di Martha erano innamorati sia Giuseppe Ungaretti che Guillaume Apollinaire, e diventò, per i due poeti amici, motivo di scontro. D’altronde, i due grandi poeti avevano un’affinità naturale, lo dimostra l’attrazione per la stessa ragazza.

Ricordiamo che dopo la guerra nel 1919 Ungaretti si sposò con Jeanne Dupoix che rimase al suo fianco fino alla morte nel 1958. Dopo un breve soggiorno a Parigi, Giuseppe Ungaretti e la sua Jeanne si trasferirono a Roma ed ebbero due figli Anna Maria e Antonietto.

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