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“No, non tornare” (1980) di Alda Merini, il piacere della solitudine per non soffrire d’amore

Scopri la magia dei versi di "No, non tornare", poesia di Alda Merini sulla solitudine come strada per trovare la pace e la quiete.

No, non tornare di Alda Merini è una poesia che evidenzia l’esigenza di non voler incontrare la persona amata, desiderata, per evitare la sofferenza di una nuova storia d’amore. Non solo, mette in scena la voglia di voler stare in pace, dopo un periodo di grave malessere psicologico e fisico.

Molte volte la solitudine diventa il modo per non incontrare ciò che fa soffrire, una sorta di isola in cui rifugiarsi per potersi proteggere. La poetessa dei Navigli il dolore interiore l’ha conosciuto troppo bene e le parole di questo componimento lasciano un nodo in gola, proprio perché c’è una evidente richiesta di aiuto.

No, non tornare è una poesia tratta dalla raccolta Destinati a morire di Alda Merini pubblicata da Antonio Lalli nel 1980, che rappresenta il primo libro dopo l’inferno del manicomio.

Leggiamo questa splendida poesia di Alda Merini per viverne la profondità e l’emotività.

No, non tornare di Alda Merini

No, non tornare, avrei crudo sgomento
e mi toglieresti a questi dolci sogni
o forse troveresti che disfatta
è la mia carne e la mia croce viva,
non tornare a vedermi, sono in pace
con le sfere assolute dell’amore
e mi giaccio scoperta e solitaria
come una rosa sfatta nel sereno.

Un appello alla pace interiore e alla serenità

No, non tornare è una poesia di Alda Merini è una confessione intima di grande sensibilità. Un grido ad essere lasciata in pace, il passato ha lasciato segni estremi nella mente e nel corpo della poetessa, e il desiderio è quello di vivere un momento di salutare solitudine per evitare il ritorno del caos mentale.

Da un lato, c’è l’esigenza di non voler più soffrire e dall’altro c’è il desiderio di una donna di non volersi far “scoprire” in condizioni che potrebbero creare un sicuro disagio. La poetessa ci guida in un viaggio intimo e profondo dove le emozioni vanno sedate e la rassegnazione appare come l’unica via possibile per la salvezza.

Merini tira fuori in questa poesia tutta l’essenza dell’umana femminilità. Ci trasferisce l’immagine di una donna che continua ad amare, ma che sacrifica i propri sentimenti per il desiderio di non provare più dolore, sofferenza.

Evidentemente, i duri anni del manicomio sono evidenti in questi versi. In lei c’è la paura di dover tornare nell’inferno della malattia. C’è il timore di dover di nuovo varcare quel cancello e sprofondare in un abisso che non ha nessuna via d’uscita. Ma, lei la strada l”ha finalmente trovata e non può lasciarsi sviare dal “canto” di un amore che potrebbe creare di nuovo tormento. Troppo dolore ha dovuto subire questa donna e adesso vive un momento di pace che sembrava insperata.

No, non tornare lascia senza fiato per la sincerità di Merini e per una fin troppo lucida consapevolezza che la sua femminilità risente dei danni che le cure hanno inferto anche al suo corpo.

forse troveresti che disfatta
è la mia carne e la mia croce viva,
non tornare a vedermi

È chiaro che c’è una sorta di pudore anche nel doversi mostrare nelle condizioni in cui si vede, in cui la poetessa percepisce lo stato della sua fisicità. “La mia croce viva” offre il senso del martirio a cui è stata sottoposta.

Le parole di Merini sono davvero speciali per intensità e per significato. La poetessa milanese chiede quasi con preghiera, all’anonimo interlocutore, “non tornare a vedermi”, rassicurandolo allo stesso tempo dicendo di aver trovato pace e armonia grazie al senso più alto dell’amore, quello assoluto, universale.

Chiude la poesia con un’altro stupendo dipinto di parole. “E mi giaccio scoperta e solitaria, come una rosa sfatta nel sereno.” La poetessa si rivela nella sua più totale candida libertà, bella come una rosa. ma fragile e “ammaccata”, offrendo la sensazione di un abbandono, guidata soltanto da un incontrollato destino.

Come si fa a non considerare questa poesia pura magia. C’è bellezza in ogni parola, c’è equilibrio in ogni verso e c’è la grandezza della poesia, forma espressiva che custodisce i sentimenti e le emozioni più profondi dei suoi autori.

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