La fine dell’anno che si avvicina, si sa, porta con sé un bagaglio di riflessioni su come abbiamo trascorso questo tempo. Abbiamo fatto abbastanza? Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi? Abbiamo perso o ritrovato qualcuno?
I bilanci sono sempre numerosi e impegnativi. Ma troviamo mai il tempo di fermarci a riflettere non tanto su ciò che avremmo voluto, ma su ciò che effettivamente abbiamo? “Nella moltitudine” è una toccante poesia in cui la poetessa polacca Wisława Szymborska ci insegna a guardare alla vita e a ciò che siamo con consapevolezza e, soprattutto, gratitudine. Scopriamola insieme.
“Nella moltitudine” di Wisława Szymborska
Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi: di
ragno, gabbiano, topo campagnolo.
Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato
finché non si consuma.Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?La sorte, finora,
mi è stata benigna.Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
Il significato di questa poesia
Questa toccante poesia, che abbiamo letto nella traduzione curata da Pietro Marchesani, è tratta da una delle ultime raccolte concepite da Wisława Szymborska. Si intitola “Attimo”, è stata pubblicata in Polonia nel 2002 e si può trovare in Italia nell’edizione di Adelphi che racchiude, con testo a fronte in lingua originale, l’intera produzione dell’autrice: “La gioia di scrivere”.
La forma della poesia
Come di consueto, anche in questo componimento l’autrice polacca si serve del verso libero e di un linguaggio semplice e immediato per veicolare il suo potente messaggio.
Le quattordici strofe che compongono la poesia sono di estensione diseguale: a una prima terzina fanno seguito sei sestine, succedute da una quartina. I versi, poi, si diradano: distici e terzine si alternano fino a giungere alla chiusa finale, tre versi pregni di significato, che lasciano comprendere la straordinarietà di “Nella moltitudine”.
Essere grati per ciò che si ha
Il suo traduttore in lingua italiana, Pietro Marchesani, ha trovato una parola-chiave per definire la poetica di Wisława Szymborska: incanto. Leggere questo componimento ci lascia attoniti, pieni di spunti di riflessione su noi e sugli altri. Come saremmo, cosa saremmo se qualcosa nelle circostanze della nostra nascita fosse stato diverso?
Saremmo potuti nascere uomini, donne, o creature diverse. Avremmo potuto avere altri genitori, altre passioni, altre vite. Come siamo nati, non lo abbiamo scelto, né possiamo sapere come sarebbe stato se una delle infinite possibilità che ci hanno dato la vita fosse stata diversa.
Sappiamo per certo, però, che esistono persone e creature meno fortunate di noi. Con un linguaggio così immediato, Szymborska riesce a entrare dentro i misteri della vita, a creare un groviglio di sensazioni, di emozioni che altrimenti non riuscirebbero con agilità ad avere voce.
E chiude con un’enorme verità: siamo frutto di casi incontrollabili, di incontri e scontri in apparenza ininfluenti; non possiamo scegliere dove e da chi nasciamo. Possiamo scegliere, però, come vivere con ciò che siamo. Possiamo scegliere di essere grati per ciò che abbiamo.