“Nebbia” di Fernando Pessoa e il destino del Portogallo

10 Agosto 2025

"Nebbia", poesia postuma pubblicata in "Poesie esoteriche" di Fernando Pessoa parla del destino cupo del Portogallo dal punto di vista dell'autore.

“Nebbia” di Fernando Pessoa e il destino del Portogallo

In “Nebbia”, pubblicata postuma nella raccolta “Poesie esoteriche”, la sua riflessione non si posa solo sull’uomo, ma sull’intero destino collettivo di un Paese — il Portogallo — avvolto da una fitta coltre simbolica.

La nebbia protagonista dei versi, più che una condizione atmosferica è una condizione dell’anima. La patria è ridotta a un alone di senso perduto, una nazione che ha smarrito sé stessa, e che si aggira tra spettri, illusioni e decadenza.

Il Portogallo

Pessoa scrive nel primo dopoguerra, in un periodo di profondi smarrimenti. Il Portogallo aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale, anche se in forma limitata, schierandosi a fianco dell’Intesa nel 1916. L’esperienza bellica fu marginale sul piano militare, ma profondamente destabilizzante sul piano interno. Il Paese, già segnato da decenni di instabilità politica e dalla recente caduta della monarchia (1910), vide acuirsi le tensioni sociali e il disorientamento collettivo. L’identità nazionale sembrava sbriciolarsi, incapace di trovare un nuovo mito fondativo dopo il tramonto dell’impero coloniale.

In questo contesto, la nebbia si fa simbolo di una crisi storica e spirituale: la fine di un’epoca e l’incapacità di entrare pienamente in una nuova.

Non c’è re, non c’è legge, non c’è guerra né pace: tutto è sospeso, opaco, svuotato di significato. L’immagine del Portogallo come “bagliore senza luce e senza fiamma” richiama proprio questa condizione di languore e dissociazione. Gli spettri evocati nel testo sono quelli di un passato glorioso — l’età delle scoperte, dei naviganti, dei poemi epici — che continuano ad aleggiare, ma che non trovano più un corpo. Sono ombre senza sostanza, nostalgie che paralizzano anziché ispirare.

“Nebbia” è uno dei testi più cupi e profetici di Pessoa, e al contempo uno dei più limpidi nella sua disperazione; in fondo, racconta un lutto: quello di una nazione che ha perso il senso di sé. E lo fa con una voce profetica, quasi medianica, che cerca di trasmettere una consapevolezza più ampia.

“È l’Ora!”, esclama alla fine, quasi a scuotere l’anima collettiva, a invitarla a risvegliarsi per non essere il solo a occhi aperti.

“Nebbia” di Fernando Pessoa

(Portoghese)

Nem rei nem lei, nem paz nem guerra,
Define com perfil e ser
Este fulgor baço da terra
Que é Portugal a entristecer –
Brilho sem luz e sem arder,
Como o que o fogo-fatuo encerra.

Ninguem sabe que coisa quer.
Ninguem conhece que alma tem,
Nem o que é mal nem o que é bem.
(Que ancia distante perto chora?)
Tudo é incerto e derradeiro.
Tudo é disperso, nada é inteiro.
Ó Portugal, hoje és nevoeiro…

É a Hora!

(Italiano)

Né re né legge, né pace né guerra,
sono essere e profilo dell’opaco fulgore
della terra che è un intristito Portogallo –
bagliore senza luce e senza fiamma
come quello che avvolge il fuoco fatuo.

Nessuno sa che cosa vuole.
Nessuno sa quale anima possiede,
né cosa siano male o bene.
(Quale ansia lontana qui vicino piange?)
Tutto è incerto ed estremo.
Tutto è disperso, nulla è intero.
Oggi sei nebbia, o Portogallo…

È l’Ora!

Un addio spirituale al proprio Paese

La poesia esprime una radicale perdita di senso storico, morale e spirituale. Pessoa si estranea dal tempo storico, osserva il Portogallo come da lontano, quasi come se fosse un profeta — un Dio, parte della cosmogonia creata dal suo cervello — o uno spettro, capace di vedere sotto la superficie degli eventi.

Ciò che lo preoccupa è l’anima della sua terra, è disilluso da quel Paese che sa aver perso la sua essenza, la sua identità e centralità. Ora gli appare offuscato, inconsistente, come circondato dalla nebbia — per l’appunto.

In passato, il Portogallo era la patria degli esploratori, dei naviganti; adesso a Pessoa appare come un fuoco fatuo, illusione di splendore, luce falsa, segno della morte e della dispersione.

Non c’è più un re, non c’è legge, non c’è pace e non c’è guerra. Così dicono i primi versi: il Portogallo è sospeso nel nulla.

“Nessuno sa quale anima possiede”

È un verso cruciale per comprendere il senso esoterico della poesia. Pessoa, vicino a dottrine come la teosofia e l’occultismo, in questa poesia trascende e indica una condizione esistenziale: l’essere umano, come il Portogallo, non sa chi è, vive nella confusione morale e metafisica, in un mondo senza verità nette. Un paragone che umanizza il luogo e smarrisce il Portogallo.

“Tutto è disperso, nulla è intero”

L’essere collettivo è frammentato, ma dai frammenti crea un solo essere. Questa affermazione vale per il popolo, per la politica, per la cultura ed è l’antitesi della totalità armonica che Pessoa cercava in un’idea platonica del mondo. Il Portogallo non è più un tutto ma una somma di parti incompiute, che però spiega il suo essere animato.

“Oggi sei nebbia, o Portogallo…”

L’anafora conclusiva mette il Paese di fronte a se stesso. Non è un’accusa, ma una constatazione: il Portogallo è diventato nebbia, coperto dalla coltre del tempo e dello spazio. Disperso, triste.

Il poeta dell’interiorità frammentata

Fernando Pessoa (1888–1935) è tra i poeti più enigmatici e complessi del XX secolo. Nato a Lisbona, visse parte dell’infanzia in Sudafrica, dove apprese perfettamente l’inglese. La sua vita fu segnata da un’apparente quiete esteriore: impiegato in uffici, traduttore, solitario. Ma la sua interiorità era abitata da molte voci: i celebri eteronomi — personalità poetiche autonome come Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro — incarnavano aspetti diversi del suo pensiero.

“Poesie esoteriche” raccoglie testi che riflettono il lato più simbolico e spirituale di Pessoa. L’autore fu attratto da dottrine occulte, dall’astrologia, dalla massoneria, dalla filosofia platonica. L’interesse per il destino collettivo, per la decadenza delle civiltà, per il mito dell’eroe perduto attraversa gran parte della sua opera.

Pessoa fu anche l’autore di “Il messaggio” (Mensagem), unico libro pubblicato in vita, in cui idealizzava una rinascita spirituale del Portogallo. Ma “Nebbia” sembra dirci che quella rinascita è fallita. È il lato oscuro e disilluso della sua visione nazionale.

Il suono di una resa

“Nebbia” è una poesia breve, ma densa come un presagio. L’anima collettiva è smarrita, il destino sospeso, la luce non è che un’eco. Pessoa non ci offre soluzioni, ma ci regala l’immagine esatta della dissoluzione.

È un testo che parla a ogni nazione, a ogni epoca in cui i concetti si fanno vuoti e le parole non bastano più. Come ci avverte l’ultimo verso, non c’è più tempo: “È l’Ora!”

 

© Riproduzione Riservata